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Forno Acsm, tutti i dubbi della Commissione: dalle conseguenze sull’ambiente ai rischi per Albate fino all’impatto viabilistico

La Commissione speciale voluta per esprimere un parere sul progetto della terza linea del termovalorizzatore, si è subito messa al lavoro. Primo atto l’invio di una corposa documentazione al sindaco Landriscina e all’assessore competetene Paolo Annoni, da parte dei consiglieri Pierangela Torresani, Vittorio Nessi e Fabio Aleotti.

Si tratta di un serie di considerazioni sull’impatto che la terza linea potrà avere sul territorio. Una serie di quesiti che dal Comune di Como hanno già preso la via di Regione Lombardia, l’unica che potrà poi autorizzare il nuovo impianto. Numerosi gli aspetti evidenziati con dovizia di particolari, grazie anche al lavoro svolto da numerose associazioni (Fridays For Future Como, Arci Como, Circolo Ambiente “Ilaria Alpi”, Circolo Legambiente “Angelo Vassallo” Como, Civitas, Comitato Assemblee Popolari, Europa Verde – Verdi di Como, ISDE – Associazione medici per l’ambiente, MoVimento 5 Stelle, Medicina Democratica, Sinistra Italiana Como, WWF Insubria, We For The Planet – student* unit* per il clima).

Ma ecco i dubbi su cui si chiede chiarezza: “Visto che il progetto prevede l’abbattimento dell’attuale impianto di trattamento (in disuso) della raccolta differenziata pare innanzitutto necessario approfondire la necessità o meno di una variante al Pgt visto che ciò costituisce un nuovo impianto di incenerimento”, si legge nella nota. Attenzione poi alla necessaria “valutazione di incidenza sulla Palude di Albate”. Fondamentale poi verificare la presenza di ulteriori aree di tutela naturalistica nell’ambito di almeno 6 chilometri. “Da approfondire le caratteristiche dei fanghi che si intendono incenerire. Si dovrà poi chiarire se si concorda con l’indirizzo indicato e attribuito alla Regione sull’ tilizzo agronomico dei fanghi di “buona qualità” come vengo definiti.”

Sono solo alcuni dei punti evidenziati. In aggiunta “con riferimento a un “potenziale ampliamento a breve” della rete di teleriscaldamento, cui verrebbe avviato il vapore prodotto in aggiunta dalle modifiche impiantistiche previste, bisognerà approfondire e chiarire questa iniziativa, lo stato progettuale e le tempistiche della stessa tenendo conto che il proponente considera quale impatto positivo la riduzione di fabbisogno termico da caldaie locali e le relative emissioni”.

L’analisi si sposta poi su aspetti più specifici del progetto tra cui ad esempio la necessità di informazioni dettagliate sulle “modalità per lo stoccaggio delle ceneri in attesa di disponibilità di idonei impianti di recupero del fosforo dalle stesse, oltre all’approfondimento della quantità attesa di polveri di abbattimento dal trattamento delle emissioni”.

In chiusura focus sull’ambiente per chiedere, tra i diversi punti, quali potranno essere le ricadute sulla presenza di inquinanti nell’aria oltre alla valutazione degli “aspetti di impatto sanitario mediante la redazione di una Valutazione di Impatto Sanitario”. In aggiunta viene evidenziata anche la necessità “di avere un’analisi sulla mobilità con particolare riferimento ai trasporti relativi al preesistente impianto di trattamento rifiuti in considerazione del fatto che lo stesso è appunto in disuso e quindi non è chiaro per quale motivo venga confrontato con il traffico connesso con il nuovo impianto”.

Da ricordare poi come nei giorni scorsi il consigliere Alessandro Rapinese abbia definito inutile la Commissione e preparato una mozione per dire no al progetto Acsm (qui i dettagli).

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4 Commenti

  1. Inutile girarci intorno: la realizzazione della terza linea del termovalorizzatore è gravata da un peccato originale difficile da superare. Nell’impianto non verranno trattati “solo” i fanghi dei comaschi. Dal forno si vorrebbero far passare i reflui di mezza Lombardia.
    Siamo di fronte a una gestione assolutamente imprenditoriale (e quindi privatistica) di quello che invece dovrebbe essere un servizio pubblico per l’intera comunità. Comunità che – è bene ricordarlo – invece pagherebbe in prima persona.
    Il progetto che si vuole realizzare alla Guzza non ha niente a che vedere con economia circolare e autosufficienza di territorio nel ciclo dell’acqua. Siamo quindi lontanissimi dalla reprimenda morale del “lo si faccia, ma non nel mio giardino”.
    Di misure compensative (e per chi ne avesse voglia, fatevi una cultura su come le utilities dell’idroelettrico risarciscono i territori oggetto di sfruttamento nel vicino Canton Ticino o in Trentino) non se ne parla nemmeno.
    A meno che non decidessimo che la borraccetta di alluminio regalata nelle scuole dal Comune di Como e loggata acsm, basti per respirare merda – nemmeno la nostra – h24.

  2. Bisognerebbe evitare che a dire l’ultima parola sui territori del Lario, debba essere Milano,
    città di pianura, che vive soprattutto di finanza e design, e non certo di turismo e bellezze paesaggistiche distribuite tra lago e prealpi.
    Anche dal solo punto di vista geografico, ogni decisione sulla questione termovalizzatore spetterebbe piuttosto a Como ed a Lecco.
    Sarebbe quindi augurabile che l’inceneritore ritornasse sotto il pieno controllo municipale, o, forse meglio, sotto un’autorità ambientale, da costituirsi ad hoc, ricomprendente tutti i comuni lariani.

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