Quella dei frontalieri al contrario è una realtà che si sta sempre più affermando. In maniera lenta si sta infatti assistendo a un costante passaggio di lavoratori ticinesi in Italia, dove essendo il costo della vita meno caro, si riesce a vivere in maniera migliore (tutti i numeri del fenomeno). Ultimo elemento importante nel discorso, la campagna ”acquisti” avviata dal Comune di Varese per invitare frontalieri italiani e lavoratori svizzeri a vivere nella Città Giardino e da li poi andare oltre confine per lavoro (i particolari dell’iniziativa). Ma quest’ultima iniziativa ha subito scatenato la reazione della Lega dei Ticinesi conosciuta la campagna “Lavoro in Svizzera ma abito a Varese”.
Questa parte della riflessione di Lorenzo Quadri
“Probabilmente l’iniziativa nasce sull’onda delle votazioni nel parlamento italico sugli accordi sulla fiscalità dei frontalieri. Anche con il nuovo regime fiscale fare il frontaliere rimarrà estremamente interessante. Certo, ci sarà sempre l’handicap della trasferta giornaliera: ma i politicanti del Triciclo vogliono mitigarlo autorizzando il telelavoro dei permessi G. Quanto pensato a Varese ha come evidente retro pensiero che in Ticino si continueranno ad assumere frontalieri a tutto spiano (a scapito dei ticinesi). La campagna di Varese parla, evidentemente, anche a chi frontaliere non è. Ma magari ambisce a diventarlo.Per questo “target” il messaggio è: “venite a stare da noi, poi potrete fare i frontalieri: tanto in Ticino, anche con il nuovo regime fiscale, si continuerà ad assumerne a scapito dei lavoratori locali. E’ chiaro che, con paghe sempre più italianizzate causa invasione da sud ma costi della vita svizzeri, vivere in Ticino diventerà viepiù un lusso per pochi. Avanti di questo passo, se lo potrà permettere solo chi guadagna bene. Oppure chi è a carico dello Stato. Sempre più ticinesi emigrano in Svizzera interna per trovare un lavoro. Mentre chi il lavoro ce l’ha, sarà tentato dalle sirene d’oltreramina: lì potrà condurre una vita agiata con uno stipendio che qui costringe a tirare la cinghia. Potrà anche realizzare il sogno della casetta di proprietà, in Ticino ormai inarrivabile. Niente di strano, quindi, che un numero crescente di lavoratori ticinesi scelga di andare a vivere in Italia per ragioni di convenienza economica (non certo perché lì sia più bello). Tra emigrazione verso nord e verso sud, questo sfigatissimo Cantone è destinato a svuotarsi”.
2 Commenti
Non è certo il governo italiano a decidere i “costi della vita svizzeri”.
Se i politici svizzeri non sanno, o piuttosto non vogliono, difendere i loro concittadini dall’incremento dei costi della sanità e della prima casa (perché “profondamente e profumatamente lobbizzati” dai nuovi balivi: assicurazioni, banche ed industrie farmaceutiche) sono gli elettori svizzeri che devono protestare, e mandarli a casa alle prossime elezioni.
Se ci sono nell’organizzazione odierna della Svizzera dei perversi balivi, cinicamente ostili alle famiglie svizzere, trovino gli Svizzeri allora un nuovo Gugliemo Tell!
Perdona loro che non sanno quello che dicono…