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Frontalieri, le richieste: correzione dell’assegno unico e la nascita di un Osservatorio nazionale

Integrazione dell’assegno unico universale anche per le famiglie dei frontalieri, accordi omogenei sulla previdenza, il telelavoro e il sistema sanitario e un Osservatorio Nazionale. Sono queste le richieste del sindacato nazionale riunito a fine ottobre a Riccione sul tema del frontalierato. Sono oltre 90mila i lavoratori frontalieri residenti in Italia che ogni giorno si recano in Svizzera, la maggioranza di questi uomini e donne vive in provincia di Como. La questione dei frontalieri è però anche un tema nazionale. I dieci consigli sindacali interregionali, enti bilaterali riconosciuti dalla CES (confederazione europea dei sindacati), costituiti dalle 19 organizzazioni sindacali italiani ed estere sulle frontiere dell’Italia con i nove stati confinanti e limitrofi hanno organizzato un primo convegno internazionale per chiedere l’avvio di un confronto a tutto campo sulle politiche del lavoro frontaliero e transfrontaliero. Il punto di partenza sarà la costituzione del tavolo interministeriale con sindacati confederali italiani e Governo e recepito nella legge 13 giugno n° 83/2023 approvata in via definitiva a luglio di quest’anno.
La prima richiesta riguarda l’istituzione di un “Osservatorio Nazionale” del mercato del lavoro transfrontaliero – sono già presenti alcuni esempi in Europa – che ogni anno possa fotografare la situazione con particolare riferimento al monitoraggio del fenomeno e agli ostacoli alla mobilità dei lavoratori.

Un tema come detto di dimensione europea. Nel vecchio continente riguarda un milione e mezzo di lavoratori (120mila residenti in Italia), oltre a chi si reca in Svizzera ci sono infatti 6.500 frontalieri che dal ponente ligure vanno a lavorare in Francia o nel Principato di Monaco, 7.700 emiliani che lavorano a San Marino e infine gli oltre 10mila frontalieri che da Croazia, Slovenia e in parte minore da Svizzera, Francia, San Marino ed Austria vengono a lavorare in Italia.

“Non è più rinviabile il riconoscimento esplicito in tutte le convenzioni fiscali che il Governo sottoscrive con i Paesi di confine o limitrofi o di emendare in questo senso quelle già esistenti il caso specifico dei lavoratori frontalieri, introdurre una norma ad hoc che ne regoli la tassazione sul reddito in virtù della loro specifica condizione, oggi mancante, come accade per esempio nelle convenzioni bilaterali contro le doppie imposizioni sottoscritte con Croazia e Slovenia” sottolineano in una nota i responsabili nazionali Giuseppe Augurusa (Cgil), Marco Contessa (Cisl) e Raimondo Pancrazio (Uil).

Viene definita poi urgente la correzione che riguarda l’assegno unico e universale, riconoscendo anche l’eventuale integrazione dovuta ai frontalieri. Viene auspicato poi un Accordo Quadro europeo sul telelavoro transfrontaliero, entrato in vigore il 1° luglio 2023 per i Paesi aderenti, che consente di mantenere invariata la legislazione se il telelavoro rimane sotto il 50%. Il terzo punto riguarda il sistema sanitario universale che prevede un prelievo dal 3 al 6 per cento sui salari netti delle lavoratrici e lavoratori frontalieri “con la paradossale conseguenza di riprendersi ciò che faticosamente abbiamo ottenuto con la sottoscrizione del Memorandum d’intesa nel 2020 sul nuovo accordo relativo all’imposizione fiscale dei frontalieri” scrivono i sindacati. “E’ utile armonizzare il trattamento fiscale delle prestazioni previdenziali di tutti i frontalieri, estendendo l’aliquota del 5% prevista per i nostri ex lavoratori frontalieri attivi in Svizzera o nel Principato di Monaco anche agli ex frontalieri che hanno svolto l’attività lavorativa nella Repubblica di San Marino” concludono.

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