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Gli stipendi in Svizzera: così l’inflazione si mangia gli aumenti. Lo studio completo settore per settore

Anche gli stipendi in Svizzera, per quanto sempre più ‘sostanziosi’ di quelli italiani e infatti ambiti da migliaia di frontalieri, fanno i conti – letteralmente – con l’erosione dell’inflazione. A segnalarlo, con uno studio pubblicato il 25 aprile scorso che trovate integrale cliccando qui, l’Ufficio federale di statistica della Confederazione che sottolinea come i salari nominali siano da un lato cresciuti in media dell’1,7% (maggior incremento dal 2009) ma nello stesso tempo, però, a causa di rincari pari al 2,1% e legati principalmente all’aumento dei prezzi dell’elettricità, del gas e degli affitti, i salari reali siano scesi dello 0,4%. Insomma, questo il dato da tenere a mente: a fronte degli aumenti nominali degli stipendi, ciò che conta è se siano riusciti o meno a superare o almeno a pareggiare la percentuale dell’inflazione ‘mangia soldi’ calcolata al 2,1%. Tra l’altro, l’Ufficio rimarca come questo sia il terzo anno di fila in cui il fenomeno dell’erosione degli stipendi reali si verifica: nel 2022 le retribuzioni reali erano scese addirittura dell’1,9%, una contrazione che non si era mai vista dai tempi della Seconda guerra mondiale (1942: -4,5%).

Aumento nominale del 2,1% nel settore secondario
Nel complesso, l’aumento dei salari nominali è stato leggermente inferiore all’aumento del rincaro medio annuo registrato nel 2023 (+2,1%). Nel settore industriale, i salari nominali sono aumentati in media del 2,1%, realizzando un incremento più marcato rispetto all’economia nel suo complesso (+1,7%). I rami economici del settore secondario hanno presentato una forte dispersione dell’evoluzione dei salari, compresa fra il +2,9 e il -0,4%.

Gli aumenti nominali più consistenti sono stati registrati nei rami seguenti: «Metallurgia; fabbricazione di prodotti in metallo» (+2,9%); «Fabbricazione di prodotti di elettronica, ottica, orologi e fabbricazione di apparecchiature elettriche» (+2,8%) e «Fabbricazione di macchinari, apparecchiature e di mezzi di trasporto» (+2,6%). All’altra estremità della scala si riscontrano invece aumenti salariali più moderati, ad esempio quello del ramo «Fabbricazione di coke; industria chimica e farmaceutica» (+0,9%) o addirittura un calo salariale per il ramo «Altre attività manifatturiere; riparazione e installazione» (-0,4%).

Aumento nominale dell’1,6% nel settore terziario
Rispetto al settore industriale, quello dei servizi ha registrato una progressione dei salari nominali leggermente meno marcata (+1,6% in media). Come nel settore secondario, anche nel terziario vi sono state considerevoli variazioni delle evoluzioni salariali tra un settore di attività e l’altro: il commercio al dettaglio ha seguito l’aumento generale dei salari nominali (+1,7%), mentre gli aumenti maggiori sono stati registrati nei rami «Editoria; audiovisivi e attività radiotelevisive; telecomunicazioni» (+2,2%), «Commercio e riparazione di autoveicoli e motocicli» (+2,5%) e «Amministrazione pubblica» (+3,6%). I salari nominali sono invece rimasti relativamente stabili nel ramo «Sanità e assistenza sociale» (+0,1%), mentre sono leggermente calati nel ramo «Attività professionali, scientifiche e tecniche» (-0,6%).

Calo dei salari reali dello 0,4%
Nel 2023, in sostanza, l’Ufficio federale di Statistica rimarca che “a causa del mantenimento di un elevato livello di inflazione (+2,1%), il potere d’acquisto dei salari è diminuito in media dello 0,4%. L’andamento dei salari reali nel 2023 si è situato all’interno dell’ampio intervallo che intercorre tra il -2,7% e il +1,5%, sottolineando la diversità delle dinamiche salariali che caratterizzano ciascun ramo economico. Nel 2023, il potere d’acquisto dei salari è rimasto stabile nel settore secondario (+0,0% in media), mentre è diminuito per la terza volta consecutiva nel settore terziario (-0,5% nel 2023, -1,8% nel 2022 e -0,7% nel 2021)”.

Crescita dei salari nominali leggermente superiore per le donne
Nel 2023 e per tutti i rami economici, i salari delle donne sono aumentati in media dell’1,8% (valore nominale), mentre quelli degli uomini sono cresciuti dell’1,7%.

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