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Il boom turistico del Lago di Como visto dalla metà oscura: “Turni alienanti, servizi carenti e alloggi impossibil”

Turismo, opportunità di lavoro per giovani e meno giovani, ma a quale prezzo? Le condizioni economiche e salariali proposte spesso non sono dignitose: turni spezzati, orario intermittente, salari bassi, mancanza di servizi, come quello del trasporto”. E’ più che mai caldo il tema sul Lago di Como e a puntare i riflettori non tanto sulle presenze, quanto sugli operatori è la Filcams Cgil territoriale. La Filcams è la Federazione Italiana Commercio Alberghi, Mense e Servizi, un sindacato di categoria della Cgil. Svolge un’attività di tutela sindacale dei lavoratori con la stipula dei contratti nazionali di lavoro, con assemblee sindacali, contrattazioni territoriali e aziendali, gestione dei fondi previdenziali e altre iniziative.

Elena Caldarelli e Fabrizio Cavalli

Fabrizio Cavalli, segretario generale della Filcams Cgil Como, con Erica Caldarelli, componente della segreteria, ha organizzato al Joshua Club di Albate un importante momento di riflessione sull’argomento. E’ intervenuta la professoressa Roberta Minazzi dell’Università dell’Insubria. L’ateneo comasco varesino da anni forma operatori turistici di alto livello, quindi il professor Gabriele Pasqui del Politecnico di Milano, la segretaria Nazionale della Filcams Monja Caiolo e a moderare il dibattito è stato Luigi Mastrodonato dell’Internazionale. Proprio Mastrodonato ha realizzato alla fine di maggio un reportage puntuale e perfino spietato sul fenomeno turismo del Lago di Como.

“Lo scorso anno abbiamo organizzato una tavola rotonda in Tremezzina con il sindaco Mauro Guerra, Giuseppe Rasella e Andrea Camesasca della Camera di Commercio di Como Lecco – ricorda Fabrizio Cavalli – In questo 2024, a livello nazionale ci sono diverse iniziative si parla tanto di spiagge. Noi abbiamo scelto di mettere il turismo sottosopra. Abbiamo pensato a qualcosa di diverso, di ascoltare chi studia il fenomeno, come dei docenti universitari. E mentre stavamo affinando gli argomenti è arrivato anche l’articolo di Mastrodonato e così abbiamo chiuso il cerchio”.

Quali sono le maggiori questioni aperte sul fronte degli operatori del turismo sul lago.
Il lavoro stagionale e con i turni spezzati – spiega Erica Caldarelli – è alienante, non permette di fare progetti di vita, di famiglia, di uscire una volta a cena. Abbiamo portato anche una testimonianza in materia di una giovane donna, ma ce ne potrebbero essere molte altre. A livello sindacale cerchiamo di fornire servizi e di sensibilizzare la gente su questi problemi. I numeri degli addetti del settore turistico impone riflessioni e correttivi immediati.

Avete studiato i numeri del fenomeno Lago di Como, quanti sono i lavoratori?
In provincia di Como – dice Fabrizio Cavalli – gli addetti oscillano tra i 31mila e i 32mila, ma la stagionalità è ancora dominante. Solo 2023 ci sono state 22mila attivazioni, oltre due terzi il totale dei lavoratori è stagionale, quindi con un contratto a termine. Tutto il manifatturiero ha fatto meno attivazioni del settore turistico. Se però guardiamo le trasformazioni da contratto a tempo determinato a indeterminato i dati si ribaltano tra manifatturiero e turistico, un segnale chiaro.

Ma la stagione turistica si è allungata negli anni, non abbiamo solo l’estate sul Lario.
Per un contratto di lavoro sarebbe necessario raggiungere sempre gli otto mesi in modo da attivare poi la disoccupazione arrivare all’anno e ripartire – spiega Fabrizio Cavalli – Sul Lago di Como ci stiamo avvicinando. L’ideale sarebbe una stagionalità marzo-novembre e oggi si parte da Pasqua e si arriva fine ottobre, non manca molto.

Quali lavoratori hanno le peggiori condizioni contrattuali, quelli dei ristoranti, degli alberghi o delle case vacanze?
Per i ristoranti è difficile generalizzare, diciamo che storicamente c’è del grigio tra i collaboratori di un ristorante. Il fenomeno più evidente oggi è invece quello degli alberghi e possiamo dire che si sia creato un divario positivo tra piccoli e grandi. I piccoli albergatori sono diventati attentissimi al personale, parliamo di personale qualificato ovviamente. L’imprenditore teme di perderlo e lo mette in sicurezza a livello contrattuale. Il grande albergo, invece, sa che può contare su un turnover garantito anche dal suo nome, così ha quasi tutti lavoratori stagionali. Ciascun datore di lavoro deve però fare i conti con la grave carenza di servizi del territorio.

In che senso?
Non ci sono alloggi per i lavoratori nelle località turistiche, i mezzi pubblici sono carenti, bus in ritardo, battelli obsoleti. Pensate a chi lavora con i turni spezzati, non è vita. Arrivo da una settimana a Rimini, c’è il sistema Metromare tra Rimini e Riccione con passaggi ogni quarto d’ora a tutte le ore. A Como è un disastro lo sappiamo, non ci sono parcheggi e non si investe sui mezzi pubblici. Si deve poi intervenire sul welfare per le famiglie dei lavoratori. L’anno scorso il sindaco Guerra spiegò che in Tremezzina hanno dovuto potenziare i centri estivi per le coppie di lavoratori nel settore turistico. Chi non ha i nonni o altri aiuti come fa a gestire gli orari dei bambini.

Non avete risposto sulle case vacanze?
Stanno trasformando il territorio. L’altro giorno il sindaco di Varenna ha detto che lui è stato eletto per avere cura dei cittadini e non per gestire dei turisti che credono di essere a Disneyland. Il paese si è svuotato, ogni appartamento viene messo a reddito, ma così il paese muore, basta guardare anche il centro storico di una città come Como e chi vive di turismo dovrebbe iniziare a restituire al territorio un po’ di quello che guadagna.

Esiste qualche esempio virtuoso in Italia di chi ha affrontato questo problema?
Il Trentino è sicuramente un modello positivo. Hanno messo un tetto alle prenotazioni e delle regole severissime sulle seconde case.

Quale sarà il prossimo step dopo questo incontro con i docenti universitari?
Crediamo che il collegamento con chi studia in modo scientifico il settore sia un punto di partenza importante. Ci piacerebbe che questa collaborazione con i docenti proseguisse venisse utilizzata sia per dei tavoli formativi sia per momenti di discussione sul piano politico del territorio.

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4 Commenti

  1. “Il Trentino è sicuramente un modello positivo. Hanno messo un tetto alle prenotazioni e delle regole severissime sulle seconde case.”…

    Ma dove?? Ma le verificate certe affermazioni? Da cittadino trentino e con attività turistica in proprio questa frase è una fesseria. L’overtourism colpisce qualsiasi centro turistico, in Alto Garda è un cataclisma tra affitti alle stelle e personale insufficiente.
    Il tetto alle prenotazioni non è mai esistito. MAI. Qualche comune, ma quelli piccolissimi, ha deciso di obbligare alla residenza sull’acquisto di un immobile ma sappiamo benissimo che anche con questa regola, passato qualche controllo nel primo anno, l’appartamento finisce su Air B&B.
    Quanto ai trasporti, si provi a trovare un autobus che dalle valli scende verso i poli turistici di mattina all 6…

    Verificare meglio le affermazioni.

  2. Il boom è iniziato dopo il covid.
    Ho visto i nostri villaggi vuoti dimenticati dal turismo.
    Ora abbiamo acquisito un nuovo modello che chiamo..
    Benvenuto A casa mia….
    Certo ed è grazie a migliaia di proprietari di seconde case che si sono esposti con il loro impegno, stanno dando visibilità del lago ad nuova ad un ampia categoria di turisti che provengono da ogni parte del Mondo.
    Non occorre trasformare ma necessitiamo di servizi.primis i collegamenti che devono garantire da aprile a ottobre trasporti via lago e via strada tutto il territorio suddividendo zone e itinerari in modo coerente.
    Auguri amici buon lavoro

  3. “Il grande albergo, invece, sa che può contare su un turnover garantito anche dal suo nome, così ha quasi tutti lavoratori stagionali.” Aggiungerei, a questa dichiarazione, che il grande albergo solitamente si permette di non pagare le ore lavorative straordinarie ai suoi dipendenti

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