RADIO COMOZERO

Ascolta la radio
con un click!

Attualità

Il dolore di Celeste, la sarta del Palio e dei teatri: “Non lavoro da febbraio. Dove andranno i miei vestiti?”

I settori colpiti dalla crisi provocata dal Covid sono tanti, tantissimi, lo raccontiamo spesso sul nostro giornale.

Accanto alle tante voci che si sono levate forti in questi mesi per denunciare la drammatica situazione in cui si trovano, però, ce ne sono altrettante più silenti e nascoste che di tanto in tanto cercano di farsi sentire. Parliamo dei professionisti legati al settore degli eventi, un’intera categoria dimenticata che giovedì 22 ottobre, a Varese, è scesa in piazza per dimostrare che esiste e non vuole gettare la spugna.

Tra i tanti manifestanti c’era anche, con una delle sue creazioni sartoriali, la cernobbiese Celeste Costanza (al centro nella foto in alto), esperta sarta di costumi storici e teatrali.

Maslianico abito per la Quintana di Ascoli Piceno realizzato dalla costumista Celeste Costanza

“A Varese non sono potuta andare fisicamente ma ero presente con il mio vestito da Babbo Natale – spiega Costanza – è stato indossato da un amico, Gerardo Giove. Me lo aveva chiesto per il periodo di Natale, per i villaggi coi mercatini, ma è stato tutto annullato e quindi lo ha voluto indossare durante la manifestazione. Mi sento molto vicina a chi ha manifestato, io sono ferma dal 22 febbraio”.

Una testimonianza, quella di Celeste, che dimostra tutte le difficoltà del suo settore in questo momento. Difficoltà che sono iniziate nel mese di marzo, con l’emergenza sanitaria, e che hanno messo in ginocchio i lavoratori legati al settore degli eventi.

“Nel periodo post-Covid io non ho ricominciato a lavorare – continua – la mia attività è molto legata ai teatri che stanno facendo poco o nulla e comunque non noleggiano gli abiti. Le manifestazioni aiuterebbero ma ora non si possono fare, quindi anche da lì non ho alcun guadagno”.

“Se un anno posso arrivare a noleggiare fino a 300 vestiti in un mese, quest’anno invece sono a zero – aggiunge Celeste Io comunque sto in negozio fino alle 8 di sera, la gente che mi vede penserà che sto lavorando tantissimo e invece no. Sto facendo qualcosa di nuovo ma non ho più l’ispirazione in una situazione del genere, non ho lo spirito per poter creare nuovi abiti”.

Foto scattata prima dell’emergenza Covid

Oltre ai difficili mesi precedenti, i prossimi non si prospettano migliori.

“Stavo aspettando con ansia il mese di settembre ma poi mi sono disillusa – prosegue – ho poi atteso gli ordini per il Natale nella speranza che qualcosa potessi fare ma anche lì tutto annullato in ambito eventi, ora parlano persino di non fare il Carnevale italiano nel 2021. Cosa farò? Dove andranno i miei vestiti, le mie creature? E’ tutto grigio, non solo per me ma per tutto il settore”.

Più di 2000 abiti, accessori, macchinari, merceria in un negozio di 200 metri quadri (a Maslianico, ndr) – per cui Celeste paga anche un cospicuo affitto – che potrebbero rimanere senza casa nel breve periodo.

“C’è tutto un mondo dietro che le persone non vedono – conclude – per ora sto cercando di arrangiarmi facendo anche altro, ma non so per quanto. Purtroppo sono ferma e non ho entrate, se le cose continuano così non so come gestire un posto tanto grande e quindi penserò di cercare un altro negozio dove potermi sistemare”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
TAG ARTICOLO:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Potrebbe interessarti:

Videolab
Turismo