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Il pane, i fiori, gli amici: mattina a Prestino, quartiere di popolo che sorride e lotta

L’autobus della linea 1 San Fermo si arrampica su via Gabriele d’Annunzio, carico di pensionati e stranieri diretti fuori Como. La fermata “Giotto” ossia “piazzale Giotto”, Prestino, è il limite della tariffa urbana, dove il mezzo arancione ci lascia, aprendo le porte con uno sbuffo. Prestino era un insediamento ai margini di Como già nell’Età del ferro.

Oggi, il reticolo di vie e case che conta circa 3mila abitanti rimane un “quartiere-appendice” del Comune di Como che, chiedi in giro, alcuni non esiteranno a definire “popolare” mentre altri chiameranno “dormitorio”.

Per Maddalena Dolce, che ha una tintoria su piazzale Giotto da ormai 18 anni, Prestino riserva molto agli occhi attenti. “Siamo un quartiere popolare, vero. Il luogo comune ci vorrebbe un posto di ragazzi ‘persi’ ma da Prestino è uscita anche la crema, dirigenti di banca e professionisti” spiega la donna, mentre la radio si combina con lo sbuffo di Vaporelle dal retrobottega dove la dipendente Guadalupe è al lavoro.

“Ci sono problemi, certo. Ma amo il mio quartiere, dove tutto è a disposizione, dove possiamo parcheggiare senza stress. E poi, semplicemente, la gente ti saluta per nome, si ferma. Impensabile a Como” continua la proprietaria. Dall’altra parte della piazzetta, Silvana, un’anziana signora uscita per delle commissioni, entra in un negozio di fiori in cerca di alcune piante da portare al cimitero. Cristina Rullo, la proprietaria, consiglia la cliente e le consegna due piccoli vasi di ortensie in due sacchetti separati: “Così sei più comoda”.

Una volta libera, Cristina con ironia, chiarisce: “Qui, non chiamerò mai un cliente per cognome e il “lei” non esiste. Alla fine qui siamo tutti dei poveri pazzi e ci aiutiamo l’uno con l’altro“. Tra profumo di fiori umidi, un caffè fatto alla macchinetta nel retrobottega e qualche aneddoto della fiorista, fa la sua comparsa Mario Di Gregorio, prestinaio trafelato che regge un’enorme michetta di pane siciliano per Cristina.

Semplice come il pane di Mario è la gentilezza di Sergio, dell’alimentari di fronte mentre saluta un ragazzo che ha appena saldato un conto lasciato dal padre qualche ora prima. La cortesia del “segnare” il conto è tradizione persa, ma non a Prestino: “Spesso consegno la spesa a casa a chi ha bisogno. Il mio è un alimentari di quartiere, di vicinato”.

Sarebbe poi difficile immaginare un quartiere senza una propria rivendita di giornali. Lungo la strada che digrada sotto il sole, Enzo spegne la macchina e di fretta, raccoglie due quotidiani e una guida tv preparati con cura da Luciano Cuteri, 62 anni, calabrese di Riace, ex muratore con la nostalgia dell’aria aperta.

“Qui ho dei clienti davvero speciali, degli amici – ci dice Luciano, 50 anni al Nord, mentre Enzo riparte – la bellezza di un quartiere piccolo come Prestino è che puoi contare sui tuoi vicini, sui tuoi amici”.

Al “Capriccio, il club degli scacchi e le mosse cinesi 

Il bar “Capriccio” di Prestino è un bar come molti. Caffè preparati di continuo.

La Gazzetta stropicciata sul bancone. Pacchetti di sigarette presi dall’espositore. Il bar però, gestito da un anno e mezzo da Chen, il proprietario cinese che a Prestino vive ormai da 20 anni e che del quartiere ama che “ci sia proprio tutto tutto e in un attimo sei a Como”, è sede di un informale quanto appassionato club di scacchi.

Quando arriviamo, infatti, troviamo Luca Minotti ed Ermanno Albizzati, separati da una scacchiera e da 40 anni d’età, che se le danno di santa ragione. “Abbiamo cominciato per caso e poi abbiamo coinvolto tanti giovani, così levano la testa dal telefono” racconta Ermanno, con un movimento del dito su un touchscreen inesistente.

“Gli scacchi insegnano disciplina e forza mentale” continua Luca, ex kickboxer, con un cappello rosso dei New York Yankees. Chen, il padrone di casa, pare poi essere un avversario temibile, raccontano i due scacchisti: “Conosce delle mosse incredibili che lasciano senza fiato”.

Gli gnomi nel bosco, la scuola ne parco e quella voglia di avventura: l’istituto comprensivo Como-Prestino-Breccia

Quando arriviamo alla scuola “Aldo Moro” di Prestino, siamo alla ricerca della nutrita collezione di nani da giardino che dovrebbe trovare posto nel parco dell’istituto e che si è addirittura meritata una voce sulla pagina Wikipedia di Prestino.

Un cartello che legge “Gnomolandia” è però l’unica traccia rimasta dei piccoli ometti barbuti. “Sono stati messi via diversi anni fa” ci spiega Flavia Malinverno, insegnante di inglese, che incrociamo in cortile e che percepisce la nostra delusione. “Chiediamo dentro” continua, invitandoci all’interno della scuola dai corridoi tappezzati da cartelloni colorati e disegni. Flavia chiede a due bidelli di rintracciare gli gnomi.

“Questa scuola è un vero e proprio paradiso verde per i ragazzi. Qui un tempo era una zona molto popolosa ma gli abitanti sono progressivamente invecchiati e molti dei nostri alunni vengono alla Moro perché hanno i nonni che vivono a Prestino” ci spiega la professoressa. Nel frattempo, degli gnomi, creazione del professore Ernesto Solari negli anni ‘80, nessuna traccia. In compenso, troviamo Simona Convenga, dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo Como-Prestino-Breccia che ci accoglie nel suo ufficio.

“Vogliamo trasformare questa scuola in una sorta di ‘edificio di vetro’, trasparente e in grado di tessere relazioni con il territorio, con le realtà sociali e aggregative del quartiere anche per prepararci all’espansione demografica che si presenterà nei prossimi anni – spiega la dirigente, che presiede un istituto di più di mille alunni – questo è un quartiere di passaggio, certo, ma con nuovi ingressi si aprono anche nuove sfide”.

Per far fronte ai cambiamenti futuri, l’Istituto Comprensivo conta su numerose iniziative: “Siamo già parte della rete ‘Scuole nel parco’ e contiamo molto sull’educazione ambientale e naturalistica, sulla cultura della legalità e della democrazia anche grazie al Consiglio comunale dei ragazzi. E poi, per il futuro vogliamo che la nostra scuola si adatti ai bisogni reali del bambino, inteso non come un’idea astratta, pedagogica”.

Salutiamo la direttrice e seguiamo Flavia dalla sua 2A: una ventina di ragazzi che, infilate le giacche, ci accompagnano in un tour del parco della scuola. “La vocazione ambientale dell’istituto è molto forte. Durante uno dei venerdì di sciopero per l’ambiente dei Fridays for Future i ragazzi hanno pulito tutto il parco della scuola” ci spiega la professoressa ai cui ragazzi chiediamo come è vivere il quartiere, mentre andiamo per i declivi erbosi.

“E’ un bel posto – ammette Chiara, 12 anni – ovunque vai ti senti a casa”. Per Luca, la bellezza di Prestino sta nella facilità con cui si fa amicizia. Quando chiediamo di esprimere un desiderio, qualcuno abbozza: “Un centro commerciale”. Michael subito risponde: “No, ce ne sono già troppi”. Beatrice, 12 anni e parlantina svelta, allora trova la risposta ai bisogni di un quartiere che molte volte ha poco da offrire ai più giovani: “Allora serve un centro avventure!”.

L’articolo che avete appena letto è stato pubblicato su ComoZero settimanale, in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città: qui la mappa dei totem.

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