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Il Papa e le unioni omosessuali. Don Roberto: “Troppe interviste, conferenze improvvisate, poesie. Mancano le ricette: ‘Il papa mangia così'”

“Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo. Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo sono coperti legalmente. Mi sono battuto per questo”.

Sono le parole pronunciate da Papa Francesco, era il maggio 2019, nell’intervista alla giornalista messicana Valentina Alazraki poi riportate nel documentario del regista americano Avgeny Afineevsky. E’ noto, hanno causato un putiferio. Tra l’esultanza dei progressisti, laici e cattolici, e viceversa l’indignazione dei meno rivoluzionari, fuori e dentro il Vaticano.

Ci sono poi stati tentativi di metter pezze, come la nota di chiarimento del segretario di Stato Pietro Paolin, di fatto una smentita. Ma ci sono anche stati vescovi che hanno ben accolto le parole del pontefice, è il caso di monsignor Heinrich Timmerevers, per citarne uno.

In tutto questo si inserisce don Roberto Pandolfi, parroco di Grandate, ben noto per riflessioni e pensieri che, piacciano o meno, non cercano la mediazione diplomatica ma vanno dirette al punto di vista che il sacerdote vuole offrire.

Così anche in questi giorni, Pandolfi non la prende larga, anzi.

Risale al 9 novembre l’ultimo contributo del sacerdote e si intitola “Confusione” (sotto la trovate integrale).

Scrive il parroco: “E una gran confusione regna tra i fedeli. Confusione perché mal si riescono a conciliare le prese di posizione molto drastiche, anche recenti, su determinate questioni e le aperture di segno totalmente opposto. Confusione perché non si riesce più a capire quale sia la dottrina cattolica da prendere in considerazione quando si tratta delle scelte morali. Confusione perché, alla fine, ognuno “dice la sua” e il cattolico normale a chi deve credere?”,

E dunque, non senza sarcaSmo, ecco la soluzione: “Un modo ci sarebbe per creare meno confusione: il Papa dovrebbe parlare solo attraverso documenti magisteriali, riservando esclusivamente ad essi la trattazione di tematiche estremamente delicate. E invece, da qualche decennio, stiamo assistendo ad una profluvie di interventi papali: interviste a giornalisti e cineasti, conferenze stampa improvvisate sugli aerei, libri, omelie durante le Messe feriali, opere teatrali, poesie… manca solo un bel libro di ricette (suggerisco anche il titolo: ” Il Papa mangia così”)”.

Il tema insomma, secondo Pandolfi, è la distinzione tra l’uomo, Jorge Mario Bergoglio, e il Papa, Francesco. Scrive: “Fare il Papa non è facile e credo che comporti una sorta di “spersonalizzazione”: l’uomo deve continuamente mettersi da parte per lasciare spazio al ruolo. Quando si è sempre sotto i riflettori bisogna pensare alle conseguenze pesanti che possono avere anche i piccoli gesti e le parole dette solo per dare aria ai denti. In questi decenni abbiamo assistito ad un progressivo avvicinamento della persona del Papa alle persone “normali” e questo è certamente positivo. Ma la positività finisce quando il Papa stesso diventa, nell’immaginario comune, uno dei tanti, uno che può dire e fare stupidaggini, perchè è un uomo come gli altri”.

QUI L’INTERVENTO INTEGRALE

Confusione

9 novembre 2020

E’ inutile negarlo: l’ultima intervista del Papa con argomento le persone omosessuali ha suscitato tanto scalpore e tanti interrogativi. Applausi sono venuti da certi settori “progressisti”, ecclesiali e non, forti critiche dai settori “conservatori”, un assordante silenzio da parte delle gerarchie ecclesiastiche.

E una gran confusione regna tra i fedeli. Confusione perchè mal si riescono a conciliare le prese di posizione molto drastiche, anche recenti, su determinate questioni e le aperture di segno totalmente opposto. Confusione perchè non si riesce più a capire quale sia la dottrina cattolica da prendere in considerazione quando si tratta delle scelte morali. Confusione perchè, alla fine, ognuno “dice la sua” e il cattolico normale a chi deve credere?

Un modo ci sarebbe per creare meno confusione: il Papa dovrebbe parlare solo attraverso documenti magisteriali, riservando esclusivamente ad essi la trattazione di tematiche estremamente delicate. E invece, da qualche decennio, stiamo assistendo ad una profluvie di interventi papali: interviste a giornalisti e cineasti, conferenze stampa improvvisate sugli aerei, libri, omelie durante le Messe feriali, opere teatrali, poesie… manca solo un bel libro di ricette (suggerisco anche il titolo: ” Il Papa mangia così”).

Oggettivamente in una tale mole di interventi non è facile distinguere quelli nei quali il Papa espone le sue opinioni personali (valide come quelle di chiunque altro) e quelli in cui parla a nome della Chiesa intera. Ma poi: il Papa può permettersi di esprimere opinioni personali, sapendo che queste verrebbero certamente interpretate come opinione della Chiesa?

Fare il Papa non è facile e credo che comporti una sorta di “spersonalizzazione”: l’uomo deve continuamente mettersi da parte per lasciare spazio al ruolo. Quando si è sempre sotto i riflettori bisogna pensare alle conseguenze pesanti che possono avere anche i piccoli gesti e le parole dette solo per dare aria ai denti. In questi decenni abbiamo assistito ad un progressivo avvicinamento della persona del Papa alle persone “normali” e questo è certamente positivo. Ma la positività finisce quando il Papa stesso diventa, nell’immaginario comune, uno dei tanti, uno che può dire e fare stupidaggini, perchè è un uomo come gli altri. Quando una siffatta concezione si trasferisce sul piano dottrinale è grave. E ogni volta dovremmo impegnarci a fondo solo per stabilire se, in questa o quella occasione, il Papa ha parlato da Papa o da uomo qualunque.

Ci son già tante cose a cui pensare che almeno questa il Papa di turno potrebbe risparmiarcela! E, comunque, un po’ di monastico silenzio non guasterebbe.

don Roberto

 

 

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6 Commenti

  1. Ieri in un programma televisivo di cui non ricordo il nome, il giornalista Floris indicava in Papa Francesco il più grande, se non l’unico, rivoluzionario di questo periodo storico e per questo motivo esaltato dai laici e dai cattolici progressisti e denigrato dai laici e dai cattolici conservatori. È giusto ed è normale che chi non si riconosce in questo messaggio, ponga velate critiche. Bisogna riconoscere che Papa Francesco non si rifugia nel dogma dell’Infallibilità papale.
    Don Roberto va però oltre. Critica non solo la gestione progressista e le aperture di Papa Francesco su temi morali, economici e sociali. Don Roberto critica la gestione della comunicazione. In questa critica, di fatto, inserisce tutti i Papi post-conciliari, da Papa Giovanni a Papa Benedetto, che hanno utilizzato i media televisivi e i giornali per comunicare con i fedeli. Papa Giovanni Paolo, per esempio, ha usato la sua immagine televisiva in modo così inflazionato che il rapporto tra lui e i fedeli è diventato quasi esclusivo lasciando vescovi e diaconi in un ruolo meno fondamentale. Questo rapporto ha creato una linea diretta tra il Papa e le associazioni cattoliche. Comunione e Liberazione e l’Opus Dei sono diventati il simbolo di questa nuova importanza che è stata data alla comunicazione tra Papa e i “laici devoti” e per questo grazie a lui hanno avuto un ruolo politico fondamentale nella Chiesa. Papa Francesco questo ruolo lo sta ridimensionando dando maggiore spazio alle gerarchie.
    E ha ragione. È necessario che la Chiesa dia molto più peso ai diaconi ed escluda dalla gestione politica i “laici devoti”. Loro sì che fanno danni immediatamente percepibili da tutti i fedeli e soprattutto dai tantissimi ex-fedeli. E su questo Papa Francesco mi sembra che stia operando: più spazio alla gerarchia! Più spazio a Don Roberto anche se non la pensa come Lui!

  2. Invece voi continuate imperterriti a emarginare i diversi così in chiesa resterete voi preti e qualche novantenne. Aprite le porte e la mente. Non abbiate paura. Come ha fatto fin Roberto Malgesini.

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