Arrivano infine le parole del vescovo di Como, il cardinale Oscar Cantoni, dopo giorni di forti prese di posizione – da un lato e dall’altro – seguite all’editoriale di don Giusto Della Valle, parroco di Rebbio e Camerlata: Don Giusto: “Como città disumana. L’intolleranza si fa strada nei quartieri. E facciamo fatica a identificarci con chi ci governa”.
Il vescovo offre un intervento denso, intenso e decisamente preciso. Lo pubblichiamo integralmente:
Nel prendere atto di quanto i media hanno riportato nei giorni scorsi relativamente alle valutazioni sulla città di Como da parte di don Giusto Della Valle, responsabile della Comunità pastorale di Rebbio e Camerlata, e alla replica del Sindaco di Como, esprimo un caloroso invito a una profonda pacificazione, alla rimozione di ogni ostacolo e di ogni espressione verbale che impedisce o scoraggia la costruzione di una Città di tutti, di una casa comune dove abitano solidarietà e legalità, dove si sperimenta un’autentica convivialità delle differenze, nel pieno rispetto della dignità di ogni persona e dell’intera Comunità.
Confermo, come ho dichiarato il 21 settembre 2024 all’assemblea sinodale del Vicariato di Rebbio, il riconoscimento a don Giusto Della Valle del suo servizio pastorale, di squisita tonalità evangelica, caratterizzato da uno specifico impegno a favore delle persone più fragili ed emarginate. Un impegno che realizza anche una funzione di supplenza rispetto a un’urgenza sociale il cui peso, viceversa, ricadrebbe interamente sulla società civile e sulle istituzioni dello Stato.
Contestualmente, proprio in questo giorno, in cui ricorre l’anniversario dell’uccisione di don Roberto Malgesini, mite apostolo dei poveri, riconosco le molteplici, diversificate, preziose espressioni di condivisione fraterna, di partecipazione alle fatiche della vita di molte persone, di autentica umanità, tutt’ora presenti nella città di Como, che si esprimono sia nella Comunità ecclesiale che nella Comunità civile.
Ritengo, come peraltro ho sottolineato nei miei nove messaggi alla Città, in occasione della festività di Sant’Abbondio, che sempre deve essere percorsa la via del dialogo, del confronto, anche critico, tra cittadini e istituzioni, nel pieno rispetto di ogni persona e della Comunità, evitando sterili polarizzazioni.
Ritengo altresì che da parte delle istituzioni debba essere incoraggiata e favorita la partecipazione e il coinvolgimento pieno dei cittadini alla costruzione di una città giusta, solidale e prospera, nel pieno rispetto della legalità e dell’ambiente.
Occorre per questo coltivare e promuovere i valori che reggono la democrazia, a sostegno della vita pubblica, e insisto nel chiedere un pensare e un agire politico che siano di alto profilo morale e culturale, per essere di riferimento e stimolo per le nuove generazioni. Nel recente messaggio per Sant’Abbondio 2025 dal titolo: “Camminare insieme” ho tra l’altro ricordato: “La democrazia vive di atteggiamenti e regole, formali e sostanziali, poste a tutela del bene di tutti e che sottraggono ogni potere al rischio di abuso”. Solo grandi idee e forti ideali possono davvero spingere, in questo momento, a intraprendere i passi necessari per cambiare una rotta rovinosa.
Come Pastore di questa Chiesa, invito tutti a considerare che la fede cristiana ci sostiene nell’attendere in pienezza il Regno di Dio, ma ci chiama anche ad assumere fin da subito il compito e la responsabilità di abitare e trasformare il mondo. E per questo siamo chiamati a non limitarci ad una gestione dell’esistente, ma a desiderare un cambiamento profondo, a proporre una alternativa di modello sociale, che trova un importante riferimento nello straordinario articolo 3 della nostra Costituzione repubblicana: “… E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
E ancora suggerisco di guardare alla scelta sinodale della nostra Chiesa, perché capace di investire in tutte quelle forme organizzative che promuovono la dimensione comunitaria, lasciando spazi e tempi alla creatività, alla cura delle relazioni, alla narrazione dei vissuti, all’incontro e al dialogo con il mondo e con la cultura di oggi.
Il cammino sinodale è prezioso in sé, come stile, come espressione di corresponsabilità, come scelta di coraggio e di sguardo al futuro. È l’espressione di un popolo in cammino che prova a fidarsi dello Spirito di Dio. Un popolo che non sa dove lo Spirito lo sta conducendo, ma che si lascia portare perché il nuovo che sopraggiunge, inatteso, rapido e inedito, non sia considerato né una minaccia, né un ostacolo, ma piuttosto il luogo in cui bisogna, di tempo in tempo, re-imparare ad annunciare e praticare il Vangelo.
E infine, desidero inserire questa richiesta di profonda pacificazione nel Cammino Giubilare di questo Anno Santo, che ci invita ad essere “pellegrini di speranza”, a fare della speranza non certo l’approdo consolatorio e passivo di un’illusione, ma il nucleo vitale di una passione radicale, per ripensare e ricostruire nell’oggi una prospettiva di libertà e di uguaglianza che trova il suo fondamento nella fraternità. La speranza di ritrovare luoghi, spazi, Comunità capaci di ridare solide motivazioni all’impegno civile, sociale e politico, promuovendo la solidarietà, l’amicizia sociale, l’ecologia integrale, accogliendo la bellezza e la ricchezza di un nuovo umanesimo.
Possa questo mio invito essere accolto per evitare una indebita e non costruttiva contrapposizione tra Comunità cristiana e Istituzioni, comunale e provinciale, in vista di un superiore bene comune che sta profondamente al cuore della Comunità cristiana e delle Istituzioni civili del nostro territorio.
Oscar card. CANTONI
Vescovo di Como
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