Si aggrava la crisi nel settore dell’alta moda italiana. Il Gruppo Aeffe, holding che controlla marchi iconici come Moschino e Alberta Ferretti, ha avviato una nuova e preoccupante procedura di licenziamento collettivo che mette a rischio il posto di 221 dipendenti, un numero significativo su un totale di 540 lavoratori.
L’impatto di questa manovra è particolarmente sentito nel cuore economico della moda: Milano. La città si trova in prima linea ad affrontare le conseguenze di questa crisi strutturale, che tocca direttamente le sedi operative e strategiche del gruppo in Lombardia.
Milano, cuore della crisi: sedi e funzioni strategiche
La procedura non definisce ancora la ripartizione esatta dei tagli tra le sedi di Milano (via San Gregorio e via Donizetti) e quella di San Giovanni in Marignano (Rimini), ma la tensione è altissima nel capoluogo lombardo.
Nelle sedi milanesi, centri nevralgici per le attività creative, commerciali e per gli showroom del gruppo, sono attualmente impiegati circa 120 dipendenti.
Nonostante le uscite incentivate già registrate tra marzo e giugno 2025, i lavoratori rimasti continuano a preparare campagne vendita ed eventi in un clima di crescente incertezza, come evidenziato dalle rappresentanze sindacali. La crisi del Gruppo Aeffe a Milano non è solo un problema occupazionale, ma rappresenta un campanello d’allarme per l’intera filiera del Made in Italy nella regione.
Ricavi in caduta libera: i numeri che confermano la crisi
A spingere il Gruppo Aeffe verso il secondo round di licenziamenti in meno di un anno sono i dati finanziari impietosi. Il bilancio semestrale 2025 mostra ricavi fermi a circa 100 milioni di euro, segnando un ulteriore calo del -27,8% rispetto al 2024. Questo dato si somma al -21% con cui si era già chiuso l’anno precedente, confermando la natura strutturale di una crisi che perdura da circa due anni.
L’intervento del Governo e il tavolo decisivo a gennaio
Di fronte alla gravità della situazione e per la salvaguardia dei posti di lavoro in settori chiave come la moda a Milano, la Filctem CGIL ha richiesto e ottenuto l’attivazione di un doppio tavolo di crisi presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) e il Ministero del Lavoro.
Nei primi incontri del 1° e 2 dicembre, i Ministeri hanno mostrato disponibilità a esplorare soluzioni alternative ai licenziamenti, tra cui:
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Ammortizzatori sociali in deroga.
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Supporto nella ricerca di partner industriali.
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Nuovi investimenti, eventualmente tramite il Fondo di Salvaguardia.
I Sindacati: “Priorità salvare i posti di lavoro”
Le sigle sindacali, pur accogliendo l’apertura governativa, incalzano l’azienda per una maggiore assunzione di responsabilità, chiedendo di “evitare licenziamenti a ridosso delle festività natalizie” e ribadendo la necessità di salvare due marchi simbolo del Made in Italy.
La scadenza cruciale è fissata per il 21 gennaio al tavolo del Mimit. In quell’occasione, l’azienda dovrà presentare un piano concreto di risanamento e rilancio che apra a percorsi negoziali per garantire le massime tutele, sia per chi resterà sia per chi sarà coinvolto in eventuali uscite.
La posta in gioco è alta: la difesa dei 221 lavoratori e la protezione di un pezzo della storia della moda italiana, con un’attenzione critica alle ripercussioni occupazionali e strategiche che la crisi sta avendo sul polo di Milano e sulla Lombardia.