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Lombardia, sì unanime all’indennità di confine per infermieri e medici contro la fuga in Svizzera

Il consiglio regionale lombardo ha approvato oggi una mozione presentata trasversalmente dai gruppi politici sull’indennità di confine (o di attrattività) per medici, infermieri e tutte le professioni sanitarie. Obiettivo: bloccare o almeno arginare la fuga verso la Svizzera dei lavoratori. Il documento chiede che il presidente Attilio Fontana e la giunta intervengano direttamente sul governo di Roma per “aumentare il riparto del fondo nazionale sanitario destinato alle Regioni di confine, affinché siano previste maggiori indennità per il personale impiegato nelle aree di confine, logisticamente difficilmente raggiungibili e nelle quali vi sia carenza di personale”. Nella mozione viene anche chiesto che “si giunga rapidamente al rinnovo contrattuale per il comparto sanità”.

All’origine del documento, i dati diffusi dall’Ordine delle professioni infermieristiche di Como e Varese secondo cui “il 90% delle persone impiegate nella sanità passate oltreconfine tra il 2020 e il 2022 (in Svizzera lo stipendio è circa il triplo) sono infermieri, e circa la metà proviene dalla provincia di Como”. Un dato, che “corrisponde a più del doppio rispetto alla media degli anni precedenti”.
Solo nel 2021, tra l’altro, secondo i dati dell’Asst Lariana, sono stati ben 283 i dipendenti che hanno abbandonato volontariamente la pressione. Di questi, oltre un centinaio ha passato il confine e scelto di diventare frontalieri.

Negli ultimi due anni, inoltre, oltre 150 persone tra i dipendenti della sanità pubblica, nelle province di Como e Lecco, si sono licenziate e si sono impiegate nella Confederazione elvetica. A questo proposito, la mozione rimarca che “nel settore sociosaniario del Canton Ticino, che occupa in totale quasi 16mila dipendenti, 4.300 sono i frontalieri e di questi il 70% si compone di italiani, per la maggior parte lombardi”. Da segnalare che per Forza Italia e Pd, le dichiarazioni di voto sono giunte rispettivamente dai consiglieri comaschi Sergio Gaddi e Angelo Orsenigo.

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4 Commenti

  1. Non saranno quelle 100 euro (lorde?) in più in busta paga a fermare l’esodo, bisogna iniziare a pensare a cifre non inferiori alle 500 euro nette mensili, non c’è da girarci molto intorno.

    Ma oltre alla pecunia bisognerebbe agire anche sull’ alleggerire il carico di lavoro dei sanitari attuando un serio piano assunzioni che porti a una diluizione dei turni e alla diminuzione delle ore di lavoro.

    Tutto il resto sono vane chiacchiere che mascherano la volontà di mantenere lo status quo, o banalmente indifferenza.

  2. Andrebbe abbassata la pressione fiscale soprattutto sugli stipendi ma non solo per quelle figure che altrimenti andrebbero in Svizzera a lavorare e non solo per le fasce di confine. lo dico da frontaliere.

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