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Infoche, Infodove, Infopoint. Il misterioso sportello turistico. (Quasi) Nessuno sa dove sia

Ogni giorno un comasco si sveglia e sa che dovrà dare indicazioni a un turista. E lo fa, anche se vorrebbe solo cambiare marciapiedi perché ha fretta, perché l’inglese non è mai stata la sua materia preferita (qui l’imbarazzante reportage), perché anche lui, tra traverse e svolte, spesso fa casino.

Ma una domanda lo tormenta: perché i turisti a Como si perdono ancora? E’ insito nel loro essere o abbiamo sbagliato qualcosa? Non si parla di quelli che arrivano su pullman climatizzati con tanto di guida (dal Grand Tour al Gran Turismo, insomma) ma quelli che amano viaggiare da soli, cartina alla mano.

Come si orientano? C’è Google, c’è Gmaps, accidenti! Sì ma no: basta fermarsi qualche minuto all’angolo di una qualsiasi strada del centro per essere fermati da un turista affamato di indicazioni. Evidentemente si cerca ancora il contatto umano.

L’Infopoint
Prima regola di sopravvivenza del turista fai da te: procurarsi una mappa. E dove? All’Infopoint, naturalmente.

Se arrivi alla stazione San Giovanni è facile, ma solo fino alle 17, perché poi l’ufficio chiude lasciandoti in balìa di te stesso. Se invece arrivi a Como Lago devi dimostrare fin da subito di sapertela cavare: qui l’Infopoint non c’è, devi trovartelo da solo. Esattamente come chi sceglie di arrivare in città in auto. E come lo trovi?

Chiara Taiana, finta turista, cerca (invano) indicazioni sull’InfoPoint Turistico

 

POVERO, DIMENTICATO INFOPOINT: QUI TUTTA LA VICENDA

Il passante
E’ una risorsa primaria: se scegli bene la tua vittima, in pochi minuti avrai ottenuto le indicazioni che cercavi, un dettagliato itinerario cittadino e anche l’indirizzo di un B&B. Ma l’Infopoint per i comaschi resta un mistero. Fingendomi una turista ho fermato 10 persone e nessuno ha saputo indicarmelo (solo sfortuna?).

C’è chi ha usato il classico escamotage del “non sono di qui”, chi ha ammesso di non saperlo, chi era più informato sulla genesi che sull’effettiva collocazione (“l’hanno appena spostato dal Broletto ma non saprei dirle dove”) e chi, infine, mi ha presa sottobraccio dicendo: “E’ complicato. Faccio prima ad accompagnarla che a spiegarglielo”. Così arriviamo in via Albertolli.

Il totem
Oggetto semi-divino che, in assenza di mappa, rappresenta l’unico contatto tra turista e segreti della città. Bella grafica, collocazioni vedo-non vedo e qualche limite oggettivo agli occhi di un turista disperso.

Ad esempio, perché i percorsi tematici galleggiano nel vuoto senza punti di riferimento, invitanti e comprensibili come il groviglio di linee della metropolitana di Londra? E perché il primo totem che cita la funicolare è quello davanti alla funicolare? E perché su quello ai Giardini a lago non sono segnalati i bagni pubblici (chiusi, ma riapriranno dai), ma neppure Villa Olmo? E soprattutto, riuscirà il progettista Sergio Beretta a convincermi che ha ragione lui?

Il risultato
Siamo una città per turisti svegli ma necessariamente muniti di mappa. Fategliela trovare.

L’articolo che avete appena letto è stato pubblicato su ComoZero settimanale, in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città: qui la mappa dei totem.

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2 Commenti

  1. Bene, ora che “l’assessora” che ha creato questo disastro se ne è andata, che l’esposto alla corte dei conti è stato fatto, riportiamo l’infopoint sotto al Broletto e dedichiamoci ad altro….

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