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La magnifica Birreria 35, cuore e casa per migliaia di comaschi: qualcosa si muove dietro la porta, ma per ora è un gran segreto

Qualcosa si muove, qualcosa succede in via Rovelli a Como ma tutto è avvolto dal massimo riserbo. Di certo c’è che per generazioni di comaschi, soprattutto della città ma non solo, vedere movimento dietro la porta della Birreria 35 è più di un tonfo al cuore. Tra quei tavoli migliaia di ragazzini sono cresciuti, diventati adulti e invecchiati. Hanno portato prima i loro amici, poi i figli, poi i nipoti. Una seconda casa, aperta fino a tardissimo dove la gran maestra di cerimonia era sempre e solo lei, Marianne Meijerink che sorniona ti accoglieva, ti coccolava e ti prendeva per i fondelli con tagli d’ironia sempre di gran classe. Difficile sentirsi clienti, era un’amica da cui andare a bere birra e mangiare fritti. Poi Marianne ci ha lasciati ai primi di settembre del 2017 e la porta del 35, aperta dall’inizio degli anni ’70, è rimasta inesorabilmente chiusa, con la grande insegna di metallo tra due lanterne ancora lì a ricordarci chi eravamo, cosa facevamo, amici e amori di una vita. E un bel groppone felice viene anche.

Ebbene ieri, venerdì 5 marzo, la serranda era a metà e quella porta si apriva e si chiudeva. Un ragazzo ne è uscito andando verso una rimessa vicina con del materiale in mano. Così ci affacciamo al portone a fianco ed ecco Paolo, il figlio di Marianne. “Cosa succede, Paolo?”. “Non dico niente”, col suo solito enorme sorriso che si sprigiona largo, grande, e arriva fino a quegli occhi che ricordano tanto mamma. Un muro gentile. Niente da fare, è comprensibilissima la riservatezza e insistere è scortese.

Il 35 non è solo il 35, è un anche un chiavistello: apre prepotente sulla memoria di quella città più comasca (tra bene e male, certo). Cioè meno Venezia e più paesotto, insomma casa tua. Così la speranza, chiusa scaramanticamente in un piccolo desiderio di cui dire poco, è che la Birreria torni così com’era o magari qualcosa di simile. Simile, perché i mitici tavoli del 35, quelli intarsiati da migliaia di clienti arrivati a scavare letteralmente dei buchi nonostante avessero lo spessore del legno industriale, tempo fa sono tornati a vivere al Crotto Piazzaga di Torno. Vedremo, magari stanno solo sgombrando il locale.

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21 Commenti

  1. La fine di un epoca. Tanti sono locali detti storici che tristemente chiudono. Un centro di incontro sociale che ha allietato il nostro tempo che oggi é troppo veloce e astratto. Purtroppo anche questo è il risultato della nostra evoluzione basata sull individualismo.

  2. Eh sì, i primi anni 70. Ero arrivato a Como, per lavoro, proveniente dalla mia amata Provincia di Pesaro. Avevo trovato una camera presso una nobile (d’animo) Signora, al civico 51 della Via Rovelli. Una sera passai davanti al 35 diretto verso il centro e vidi questo locale: entrai, mi accolse un viso sorridente su un alto e magro ragazzo, dinoccolato. “Ciao, sono Giorgio e tu il mio primo cliente!” Un locale speciale, cibo speciale come Giorgio, poi Marianne e poi, spesso commensale, il fratello di lui, Gabriele. Se parliamo di loro con tanto affetto, non sono morti: magari sono a fare provviste per la riapertura del locale. Chissà.

  3. Ho cisnosciuto il pub e anche la signora Marianne tramite i miei amici italiani io brasiliano e vivo a Como mi sono subito innamorato del pub e da grandissima e mitica Sig Marianne amore la prima vista troppo simpatica. Sono rimasto triste con la sua partenza per un altra dimensione chi se che non e andata su oer aprire altre birrerie per portare allegria alle persone? Warley

  4. Eccellente ,bel articolo!!! Emozionante immaginare una prox ri – apertura – sarebbe fantastico!!! Cosi cm furano fantastiche le serate in compagnia trascorse negl ‘anni 80/90…compreso nell ‘ 88 aver iniziato da Marianne il mio addio al nubilato con 6 amiche …bei ricordi che riaffiorano!!!

  5. I primi panini con mia madre. Le prime birre coi miei amici. Mio figlio che dice, la prima volta che l’ho portato, “Adesso SO dove portare i miei amici!”. Le rose e le bottiglie vuote per mettercele, le ho ancora. Ci abbiamo pure girato una scena di un corto, con Marianne comparsa…I kroepoek e gli anacardi, che solo lì diventavano ottimi. E il suo sorriso. Se riaprisse, tornerei. Anche solo per varcare di nuovo, una volta, quella porta.

  6. Grazie per le parole che hanno reso più intense le emozioni. Quella porticina la guardo molto spesso con la nostalgia di non esserci stata abbastanza. Che avrei potuto viverla di più. Ma ci sono stati i miei figli , figli degli anni 80 e posso aggiungere i loro ricordi ai miei.

  7. E quando si andava in bagno che si accendeva la radio con musica diversa da quella che c’era in sala! Con l’odore di fritto sui vestiti che siglava l’aver passato la serata da Lei ! Il tè al karcadé, i giochi d tavolo… Ma che te lo dico a fare…

  8. Se mai dovesse riaprire il locale non so se ci tornerei: troppi ricordi sono legati a quel luogo, troppe serate ho passato i quei tavoli. Penso che preferisco mantenere viva la memoria piuttosto che rischiare una delusione.

  9. serbo,e serbero’sempre,il ricordo di pranzi e serate al 35 quando Giorgio e Marianne l’avevano aperto:non so che succedera’,se sara’ la stessa cosa-e io sono troppo vecchio-ma sarebbe bello rivedere aperta quella porticina.

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