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L’Osteria che ha fatto la storia è rinata nel borgo in provincia di Como, è già pienone: “Spirito antico, cucina vera fatta di tempo e compagnia”

Nei viottoli della parte alta di Erba si riaccendono le luci di un locale che per molti era più di un ristorante: un punto di ritrovo, un pezzo di storia del paese. L’Osteria Italia, in Piazza Carcano 7, torna a vivere grazie a Riccardo Sironi e Paolo Cavalleri, volti noti nel mondo della ristorazione, e allo chef Fabio Rigamonti, reduce da esperienze in cucine prestigiose come quella di Villa d’Este.

“Facciamo questo mestiere da più di quindici anni, in ambiti diversi – dal catering al brand ambassador per distillerie di grappa – racconta Sironi – era un annetto che ci guardavamo intorno per fare qualcosa insieme. Quando si è liberato il locale, proprio vicino al bar di Paolo, abbiamo capito che era l’occasione giusta“.

La chiusura della gestione precedente, lo scorso luglio, ha lasciato un vuoto nel cuore del borgo. “Osteria Italia era una realtà consolidata, amata dagli erbesi e non solo – spiega Riccardo – Noi abbiamo deciso di ripartire da lì, con continuità. Non vogliamo snaturarla, ma riportarla alla vita con il nostro tocco, frutto di anni di esperienza nel settore”.

“Un’osteria curata, calda, accogliente”

La filosofia è chiara fin da subito: mantenere lo spirito dell’osteria di paese, ma con una cura tecnica e una sensibilità moderna. “L’ambiente sarà quello di sempre, molto caldo, con tavoli in legno, pochi da due, e in alcuni casi condivisi – racconta Sironi – vogliamo tornare a un’idea autentica di ospitalità. Per noi fare ristorazione significa prima di tutto salutare chi entra, farlo sentire accolto. Al centro dell’attenzione non c’è solo l’oste, ma l’ospite”.

L’atmosfera conviviale non è un dettaglio, ma un manifesto: “Ci piacerebbe che qui si ritrovasse lo spirito delle vecchie osterie, dove ci si conosceva tutti e magari si finiva per sedersi allo stesso tavolo. Un luogo dove si mangia bene, si beve meglio e si sta in compagnia”.

“La nostra è una cucina curata”

L’offerta gastronomica riflette la stessa filosofia. “Siamo un po’ allergici ai nuovi termini come ‘contemporanea’, ‘moderna’, o peggio ancora ‘2.0’ – scherza Riccardo – noi vogliamo semplicemente fare cucina curata, fatta bene. Il pane, per esempio, lo prepara un panettiere di Erba. Il menu è ristretto: tre antipasti, tre primi, tre secondi. E cambierà ogni tre mesi, per seguire la stagionalità degli ingredienti”.

Tra i piatti simbolo, ci sono classici lombardi e italiani riletti con mano leggera e precisione tecnica. “Facciamo il carpione con la farina di riso, così è accessibile a tutti, anche ai celiaci. Lo serviamo con un impiattamento più moderno, ma il gusto è quello di sempre – spiega – il risotto ai finferli è il nostro piatto più rappresentativo: un risotto ai funghi come si faceva una volta, con un brodo di funghi vero, ottenuto da lunghe lavorazioni. È una cucina fatta di tempo, di fondo di cottura, di pazienza”.

“Vogliamo riportare in vita l’osteria vera”

La loro esperienza nel mondo dell’hotellerie e dei locali di alto livello emerge nella precisione dei dettagli. “Veniamo da realtà dove la cura è tutto – spiega Sironi – Porteremo quella professionalità anche qui, ma senza perdere la semplicità. Sarà un’osteria vera, curata, dove ci si sente a casa e dove ogni piatto ha una storia”.

Anche i vini saranno protagonisti: “Abbiamo più di 70 etichette, molte dalla nostra regione. È stata la parte più tosta: sistemare tutte le etichette e riorganizzare la cantina. Ma volevamo che ogni bottiglia fosse scelta con criterio, che raccontasse qualcosa del territorio”.

“Un’osteria che fa anche cocktail? Perché no”

Tra le novità più curiose della nuova Osteria Italia c’è la parte dedicata alla mixology, che nasce da una passione personale di Riccardo. “Faccio cocktail da quindici anni e ho ricevuto diversi riconoscimenti. Mi è venuto naturale portare anche questa parte qui – spiega – Non si tratta di voler fare il locale da aperitivi, ma di ampliare l’accoglienza: chi arriva prima degli amici può bersi qualcosa, accompagnato da qualche tapas o cicchetto. Abbiamo deciso di aprire dalle 18, proprio per offrire questa possibilità”.

Le proposte saranno semplici e legate al territorio: “Immagina un crostone tostato con la luganega cruda, un bicchiere di vino o un cocktail ben fatto, e poi la cena. È un modo per unire il meglio di due mondi: l’osteria di sempre e la modernità della mixology“.

“Abbiamo dato una rinfrescata, ma la porta è ancora verde”

Il legame con il passato resta forte anche nei dettagli. “Abbiamo imbiancato, dato una rinfrescata, rifatto i bagni per le normative attuali e aggiunto qualche macchinario in cucina per aiutare i cuochi – racconta Sironi – Ma i tavoli sono quelli di sempre, le sedie anche, e la porta è ancora verde. È rimasto lo spirito dell’Osteria Italia, solo con un vestito nuovo”.

“Una sfida per far rivivere Erba Vecchia”

Oltre alla ristorazione, c’è un obiettivo più grande: “Ci piacerebbe contribuire a far rivivere Erba Vecchia, che è un borgo bellissimo ma un po’ dimenticato – dice Riccardo con convinzione – Portare qui un locale curato, ma accessibile, in provincia di Como, è la nostra più grande soddisfazione”.

E i risultati non si sono fatti attendere. “Siamo sold out per il primo weekend – sorride Sironi – Siamo in pochi, io e Paolo gestiamo la sala, con una ragazza che ci dà una mano, e in cucina ci sono lo chef, un aiuto cuoco, ma ci crediamo tantissimo”.

Per ora l’obiettivo è semplice e concreto: “Vogliamo vedere se la nostra sfida viene raccolta. Questo primo periodo sarà un test fino al Natale, quando proporremo un menu classico con ravioli ai funghi e faraona arrosto. Poi, da gennaio, capiremo come proseguire”.

“Il nostro sogno? Che la gente torni a dire: ci vediamo all’Osteria Italia”

La nuova Osteria Italia è un ritorno alle origini con uno sguardo avanti: un luogo dove la tradizione lombarda incontra la sensibilità contemporanea, senza mai dimenticare da dove viene.
“Alla fine – conclude Riccardo Sironi – non vogliamo rivoluzionare nulla. Vogliamo solo che la gente torni a dire, come una volta: ‘Ci vediamo all’Osteria Italia’”.

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