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La Svizzera a caccia di infermieri comaschi: da Cantù 1.100 firme e una petizione per l’indennità di confine

Tra le numerose difficoltà del sistema sanitario lombardo, l’emoraggia di personale medico e infermieristico, attratto dalle sirene svizzere, dove i compensi sono molto più alti (ne parlavamo qui: “Svizzera a caccia degli infermieri italiani. Troppo allettanti stipendi da 3500 a 8000 mila euro, contro i 1.400”), rappresenta una ferita aperta. Ecco allora che si cerca in qualche modo di correre ai ripari. In tale ottica si pone la petizione, corredata da più di mille firme, con la quale si chiede a Regione Lombardia di istituire una “indennità di confine”, ovvero una somma aggiutiva allo stipendio, che invogli il personale italiano a rimanere a presidio degli ospedali regionali.

E così questa mattina la Uil Fpl Lario e Brianza ha conseganto 1.100 firme – all’ospedale Sant’Antonio Abate di Cantù – direttamente nelle mani del presidente di Regione Lombardia Alessandro Fermi.  Le firme sono state raccolte tra i lavoratori del territorio per chiedere appunto “l’istituzione della cosiddetta indennità di confine soprattutto per far fronte all’emergenza relativa al personale sanitario. Il sindacato ha fatto presente a Fermi la forte emergenza del personale sanitario a seguito delle informazioni dei media svizzeri che evidenziano la carenza di 7mila unità, tra infermieri e personale sanitario della Confederazione Elvetica”, scrive la Uil.

Abbiamo il timore – hanno inoltre spiegato dall sindacato – che la percentuale più alta la potrebbero prendere proprio dai nostri territori. La Uil fpl Lario e Brianza chiede alla Regione Lombardia un grande impegno nel bloccare o almeno, limitare l’emorragia di personale sanitario verso la Svizzera”.

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Un commento

  1. Non so se con il mio pensiero saranno d’accordo tutti, non pretendo tanto, ma lo esprimo lo stesso:

    non serve coinvolgere TUTTI-TUTTI-TUTTI-gli-infermieri ad incentivi e aumenti senza precedenti e non in linea con il stipendio medio nazionale per trattenerli in Italia!
    L’ Italia e la zona comasca non dovrebbe trattenere una intera categoria di lavoratori. Non ci deve essere “ricatto” o li paghi di più o vanno in Svizzera!

    Ogni ospedale è un’ azienda, in ogni azienda si sa chi vale e chi magari ha un “punteggio di lavoro più basso”, si sa chi incentivare per non lasciare il lavoro e chi invece se si dimettesse non sarebbe un problema…gli infermieri potrebbero venire dal resto d’ Italia se a uno stipendio “adeguato” e non maggiorato all’ estremo solo perché siamo sul confine!

    Se certi infermieri preferiscono andare in Svizzera io non la chiamerei “emorragia”, ma “trasfusione” con un ricambio di professionisti venuti da fuori, ovviamente iscritti all’ albo dei professionisti, con colloqui mirati, iscritti dagli ordini professionali che salvaguarderebbero bene e comunque l’attività svolta nel territorio.

    Io non tratterei nessuno! Non giocherei al rialzo tra Italia e Svizzera!
    …ma se pagasse la Uil…cambierebbe il discorso…

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