Se ne parla almeno dal 2014. Nel 2022 arrivò una proposta di legge a prima firma del deputato Stefano Candiani (Lega), originario di Tradate con lo scopo di creare una Zona economica speciale (Zes) nelle zone della Lombardia che confinano con la Svizzera. Un testo identico venne poi presentato dalla Lega al Senato, a prima firma del capogruppo Massimiliano Romeo.
E da allora il silenzio. L’obiettivo era quello di creare appunto un’area del territorio italiano in cui rendere possibili delle deroghe alla legge nazionale, come per esempio particolari esenzioni fiscali o agevolazioni. Una scelta che doveva mirare a limitare un fenomeno negativo ovvero assistere alla fuga di sempre più persone e imprese verso la Svizzera, soprattutto per motivi di carattere economico e fiscale dovuti al vantaggioso regime fiscale di questo Paese.
Il silenzio in cui era sprofondata questa legge, vitale per zone come quella di Varese e Como, viene rotto grazie alla presa di posizione di un sindaco del varesotto, del Comune di Daverio che rilancia l’idea di creare una Zes e utilizzare parte dei ristorni.
“Dopo la legge di bilancio riguardante l’utilizzo di parte dei fondi destinati ai Comuni basati sui ristorni dei frontalieri, tutti quelli che non sono generati dalle attività produttive – così dice il sindaco Marco Colombo alla Prealpina – si potrebbe lavorare tecnicamente su alcuni specifici interventi e indirizzi d’uso. L’area che va dai confini e si espande per 20 km dagli stessi, che comprende diverse amministrazioni, dovrebbe essere equiparata ad una ZES”.
La Zona Economica Speciale (ZES) è una zona delimitata del territorio dello Stato nella quale l’esercizio di attività economiche e imprenditoriali da parte delle aziende già operative e di quelle che si insedieranno può beneficiare di speciali condizioni in termini economici, finanziari e amministrativi.
“La mia idea non è togliere questi fondi ai Comuni, ma permettere di utilizzarli per sostenere l’economia locale”, ha spiegato Colombo
Cosa fare in concreto? «Decontribuzione salariale, abbattimento degli oneri legati ai nuovi insediamenti produttivi, incentivi per la riqualificazione delle aree dismesse, azionare leve incentivanti sul credito d’imposta, per investimenti su attrezzature produttive», dice il sindaco.
Necessario a questo punto “coordinarsi e legiferare in merito, per produrre azioni concrete, facilitando la contro delocalizzazione, per permettere il rientro dall’estero di aziende produttive, che troverebbero vantaggioso operare in queste aree. Aree che altrimenti vedranno sempre più la fuga di operai specializzati, tecnici e professionisti, generando una desertificazione industriale, con peggioramento anche dell’aspetto sociale delle nostre comunità, che si trasformerebbero ancor più in paesi dormitorio”.