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Le farmacie diventano un presidio contro la violenza sulle donne. “Un aiuto per le denunce”

Le farmacie diventano un presidio a tutela delle donne vittime di violenza grazie a un accordo siglato tra il Ministero per le Pari Opportunità, Federfarma, Assofarm e la Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani.

“Un ottimo punto di riferimento per le donne vittime di violenza che si trovano ancora più difficoltà in questo periodo di isolamento dovuto al Coronavirus, in cui le occasioni di uscita sono molto ridotte e denunciare diventa un’impresa rischiosa”, ha dichiarato Elisabetta Aldrovandi, Garante regionale per la tutela delle vittime di reato.

Il Protocollo siglato prevede, durante l’emergenza Coronavirus, l’intervento delle 20mila farmacie pubbliche e private, convenzionate con il SSN e presenti su tutto il territorio nazionale, nell’indirizzare le vittime di violenza domestica al numero di emergenza 1522 attivo 24 ore su 24. Nelle farmacie sono esposti locandine e materiale informativo per segnalare alle donne il percorso di uscita da situazioni di violenza domestica.

“Questo importante sostegno alle donne – ha aggiunto la Garante Aldrovandi – si potrebbe rafforzare permettendo alle farmacie di accogliere le segnalazioni, attraverso moduli prestampati a garanzia dell’anonimato, e di trasmetterle alle Forze dell’Ordine o ai Centri Antiviolenza più vicini. L’obiettivo è quello di dare alle vittime di violenza uno strumento più accessibile cui poter accedere, in un luogo protetto e diffuso sul territorio come le farmacie”.

“Un’idea pensata soprattutto per quelle donne che abitano distanti dalle grandi città, dai centri antiviolenza e che molto spesso non sanno a chi rivolgersi e come uscire da situazioni di pericolo. L’iniziativa, infine – ha concluso Elisabetta Aldrovandi – potrebbe continuare anche dopo l’emergenza Coronavirus ed essere ampliata ad altri luoghi di prossimità come edicole, supermercati, ecc capaci di diventare approdi vicini e sicuri di collegamento tra le vittime e le Forze dell’ordine o i Centri Antiviolenza”.

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