Legambiente guarda al dopo lockdown e scrive una lettera ai sindaci lombardi e al presidente di Anci, Mauro Guerra (foto sotto), sindaco di Tremezzina. E sulla scia degli effetti palesemente benefici sull’ambiente causa crollo di traffico e inquinamento di altra fonte, gli ambientalisti chiedono “soluzioni green e coraggiose per la mobilità, per garantire sicurezza dai contagi e ridurre inquinamento ed emissioni di gas serra”.
Vengono dunque elencate 5 misure concrete per ripensare la mobilità post COVID 19: “Mezzi pubblici sicuri con monitoraggi, distanze tra persone, tornelli, mascherine; più bici e nuove ciclabili in città, più sharing mobility, rottamazione auto e mobilità sostenibile. E poi smart working e vantaggi fiscali per aziende e lavoratori che scelgono il lavoro agile”.
“Per superare l’emergenza coronavirus e per far ripartire le città italiane e lombarde servono risposte e soluzioni eccezionali – è la premessa del documento – Per questo, cari Sindaci, non vi limitate all’ordinario, non restituiteci le vecchie città. Il vostro mestiere richiede visione di futuro, soluzioni inedite, capacità di guidare la comunità verso frontiere nuove. E oggi che tutti abbiamo sperimentato una condizione eccezionale, non c’è momento migliore per osare lo straordinario. Insieme ce la possiamo fare”.
“Per ricominciare a muoversi in sicurezza, non potrà essere tutto come prima – dice Barbara Meggetto, presidente Legambiente Lombardia – Le nostre città possono essere un fantastico banco di prova per dimostrare che si può cambiare il mondo in meglio, sperimentando le vie green verso nuovi modelli di sviluppo. È necessario quindi, per il benessere dei cittadini, mettere al centro della fase 2 un nuovo modello di mobilità sostenibile. Per far ciò è indispensabile un impegno da parte di tutti, cittadini, sindaci, società di trasporto e Regione, consapevoli che sono necessari provvedimenti che mettano al centro le città e i comuni, perché è da qui che bisogna prima di tutto ripartire”.
Le proposte di Legambiente:
1. Sicuri sui mezzi pubblici. Molte persone avranno paura a prendere bus e treni, tram e metro per timore del contagio. Per questo man mano che le città ricominceranno a muoversi, si dovranno programmare con attenzione le corse, garantire le distanze di sicurezza, bisognerà ripensare anche gli orari della città per evitare congestione e traffico nelle ore di punta.
Sarà fondamentale un continuo e attento monitoraggio, sia dei mezzi che delle stazioni, dove si dovranno introdurre controlli e tornelli per contingentare gli ingressi oltre a garantire una quotidiana sanificazione.
In Spagna il governo ha stabilito l’obbligo di mascherine sui mezzi pubblici e ha garantito la distribuzione di oltre 10 milioni da distribuire nelle stazioni principali. Per fare tutto questo ci vogliono risorse. In parte il governo ha risposto, ma è evidente che non basta perché le aziende pubbliche hanno bisogno di investimenti e già soffrono per la riduzione di introiti da biglietti dovuta a questi mesi di stop.
2. Più persone in bici e percorsi ciclabili nuovi. La bici è il mezzo che permette il migliore distanziamento: per cui è ora il momento di realizzare percorsi ciclabili temporanei (con segnaletica orizzontale e verticale) lungo gli assi prioritari e le tratte più frequentate, riservando lo spazio per poi dotarli di protezioni e passaggi esclusivi mirando a trasformarli nei mesi successivi in vere ciclabili.
È la soluzione che stanno praticando già diverse città del mondo: da Montpellier con una striscia di vernice e cordoli di protezione con conetti provvisori, a Berlino allargando le piste ciclabili con nuove strisce laterali. Stesse misure decise a Bogotà, a Vancouver, New York, Boston e Parigi. In Nuova Zelanda il Governo ha deciso di finanziare queste misure da parte dei Comuni. Questi interventi sono a costo quasi zero e le risorse per realizzare vere ciclabili ci sono: nella Legge di Bilancio 2020 sono stati stanziati 150 milioni di Euro per il co-finanziamento di percorsi ciclabili urbani.
Importante che i Comuni inizino a prepararsi, in modo da avere progetti seri da candidare e un piano da cui “si evinca la volontà di procedere allo sviluppo strategico della rete ciclabile urbana”, come sottolinea la Legge, in modo che nel 2021 possano partire i cantieri.
3. Rafforzare la sharing mobility. Le più efficienti alternative all’auto privata in città, per chi non vorrà prendere i mezzi pubblici, dovranno diventare tutti i mezzi in sharing: auto (meglio elettriche), bici, e-bike, scooter elettrici e monopattini. I Comuni dovranno stringere accordi con le imprese per avere più mezzi e in più quartieri, a costi molto più contenuti.
Serviranno risorse, ma il servizio potrà avere grande successo e in parte ripagarsi. In ogni caso saranno soldi ben spesi quelli per potenziare il servizio (con controllo, sanificazione e ridistribuzione dei mezzi nelle diverse ore e luoghi della città) perché avremo offerto mobilità sostenibile a buon mercato a milioni di cittadini.
4. Aiutare i cittadini a rottamare l’auto e scegliere la mobilità sostenibile. Qui i Sindaci devono farsi sentire anche con Regione Lombardia, perché le risorse ci sono! Cosa aspetta il Ministero dell’Ambiente a mettere a disposizione i fondi per “Programma Buoni di mobilità” previsti dal decreto Clima approvato a dicembre scorso? Sono previsti 75 milioni per il 2020 e 180 milioni di euro per le annualità successive.
Si tratta di 1.500 euro alle famiglie che rottamano una vecchia auto che non può più circolare (Euro3 o più inquinante) oppure 500 euro per un vecchio ciclomotore, per acquistare abbonamenti, e-bike e sharing mobility. Si potrebbe così subito dimezzare la spesa media per i trasporti per 250 mila famiglie italiane (3.500 euro all’anno secondo l’Istat).
5. Più smart working. Ai Sindaci Legambiente chiede di spingere sul lavoro agile per riorganizzare il lavoro dell’amministrazione pubblica e aiutare tutte le attività che scelgono di andare in questa direzione.
Serviranno risorse, ma soprattutto idee nuove e andrà coinvolta la Regione, ma esistono tutte le possibilità per premiare con vantaggi fiscali a livello nazionale o attraverso bandi e finanziamenti ad hoc a livello regionale, sia le aziende che i lavoratori che decideranno di puntare su soluzioni innovative di smart working e mobility management di comunità.
Ad esempio i vantaggi fiscali di cui oggi beneficiano le auto aziendali possono essere estesi anche a mezzi e investimenti organizzativi per il lavoro a distanza, ai mezzi pubblici, alla condivisione e alla mobilità elettrica o muscolare in tutte le sue forme.