Un inizio anno con aria pulita come non si era mai vista, nemmeno nel 2021 quando si partì nel segno del lockdown con scuole e luoghi di lavoro chiusi. Giovedì le centraline ARPA hanno fatto registrare livelli di PM10 che difficilmente si raggiungono anche nelle giornate primaverili più ventilate: 9 mg/mc in Viale Marche a Milano, 8 a Lodi e a Como, 6 a Monza centro e a Bergamo, e a Lecco livelli talmente bassi da non essere nemmeno misurabili dagli strumenti.
Ma è stata l’intera decade, da inizio anno, a donare ai lombardi un’aria pulita a livelli del tutto inusuali. Non è un miracolo ma un effetto dell’inverno-che-non-c’è. Le temperature miti, infatti, hanno impedito la formazione del cuscinetto di aria fredda che ristagna alle basse quote e in cui ogni inverno, inesorabilmente da decenni, si accumulano gli inquinanti prodotti dall’attività di cittadini e imprese, insieme a quelli che derivano dagli allevamenti intensivi che costellano la bassa pianura.
Un’aria da respirare a pieni polmoni. Ma l’idillio è presto destinato a finire, perché le previsioni indicano un graduale ritorno alla normalità meteorologica già nei prossimi giorni. Inoltre, dal 15 gennaio potrebbero ripartire gli spandimenti dei liquami zootecnici nei campi, attività che da sola è in grado di dare una decisiva impennata al peggioramento della qualità dell’aria in tutta la regione, se si considera l’enormità del quantitativo di deiezioni prodotte dai milioni di bovini e suini allevati nelle stalle della Lombardia.
Nonostante la notizia molto positiva dell’aria pulita, però, le condizioni climatiche di queste settimane sono indice del cambiamento climatico in atto, che ha risvolti altrettanto preoccupanti per quanto riguarda gli effetti sulla siccità.
«Il buon dato di qualità dell’aria di questi giorni non ci deve far sottovalutare la gravità delle anomalie climatiche che stiamo attraversando, e che ci preoccupano fortemente per l’anno che sta iniziando – dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – Stiamo partendo malissimo, in montagna c’è pochissima neve e le scorte idriche sono al minimo, con i grandi laghi a un quarto della loro capacità di invaso (il Lario il 15 gennaio e a -1 sotto lo zero idrometrico, ndr), in assenza di precipitazioni rischiamo una siccità anche peggiore di quella del 2022. Se non moltiplichiamo gli sforzi per decarbonizzare l’economia, la Pianura Padana dovrà affrontare una situazione climatica sempre più difficile».
2 Commenti
Ma quale siccità!!! Con tutta l’acqua che c’è!!! Davanti ad Argegno c’è un muro d’acqua di 410 metri… che notizie sono che c’è siccità??? Provate a raccontarlo a chi acqua non me ha…
Ovviamente una buona notizia deve essere condita con un allarme
Ormai non più informazioni ma annunci di catastrofi ” la città trema, i cittadini hanno paura, ecc”. Trombettieri del nulla