Sulla vicenda della Casa della Giovane di Ponte Chiasso, già al centro anche del dibattito politico cittadino, oggi riceviamo e volentieri pubblichiamo l’intervento di Ludovica Guglielmetti, ex operatrice ed educatrice per un anno e 6 mesi in sostituzione maternità.
Si tratta di una lettera accorata, da cui traspaiono due elementi di fondo: il rammarico personale e profondo per la prospettiva della chiusura; e poi la sottolineatura dell’enorme ruolo sociale della Casa della Giovane.
Como, La Casa della Giovane rischia di chiudere, Lissi (Dem): “Colpa di Landriscina, ecco perché”
Di seguito, pubblichiamo integralmente la lettera di Ludovica Guglielmetti.
La Casa della giovane sita a Ponte Chiasso è una realtà attiva nel Comasco dagli anni ’50. Da sempre è al fianco delle donne in difficoltà, negli ultimi decenni si è concentrata sulle donne vittime di violenze sole o con bambini.
La realtà chiuderà i battenti il 31 ottobre lasciando a casa tutta l’équipe educativa e ricollocando le ospiti presenti in struttura.
I problemi sono molteplici:
1) in Italia, oggi, dove si contano decine di femminicidi al mese, chiudere una realtà che si occupa di donne vittime di violenze…beh…fa già ridere così…o meglio fa piangere;
2) ricollocare non sempre è semplice, non bisogna considerare solo la collocazione da un punto di vista logistico, bisogna considerare il vissuto traumatico che queste ragazze già portano con sé. Un ennesimo distacco dalle relazioni create all’interno della comunità educativa e dalla comunità locale, territorialmente parlando, sarà l’ennesimo trauma;
3) un équipe educativa formata da educatrici professionali si troverà senza lavoro;
4) la Casa della Giovane si trova all’interno di un edificio di proprietà del Comune, che ha emesso un bando al quale possono partecipare le realtà che hanno la struttura di proprietà o comunque in concessione per almeno 4anni, cosa che la Casa della giovane non ha per mancato rinnovo da parte del Comune stesso;
5) le nuove rette stabilite dal Comune non permettono la sostenibilità.
Si parla di una riduzione importante, che si avvicina al 50%.
Certo, qualcuno andrà avanti, altre realtà si prenderanno a carico le ragazze, ma in quale modo?! Come faranno a garantire i servizi e i bisogni con una cifra a dir poco irrisoria?
Giocare al ribasso. Questo è il concetto ed è esplicitato chiaramente nel bando, visibile a tutti sul sito del comune. Viene scritto esplicitamente che se qualche ente avrà la possibilità di offrire accoglienza a prezzi al di sotto della soglia espressa avrà la precedenza.Nel bando viene esplicitato inoltre che il Comune non è tenuto a visionare le strutture che prenderanno in carico i casi.
Una stalla sovraffollata e malconcia è meglio della strada, ma siamo sicuri che è questo quello che vogliamo?
2 Commenti
Condivido ogni parola! Il bando è stato boicottato dalla stragrande maggioranza delle comunità minori e mamma-bambino perché assurdo e inaccettabile sia dal punto di vista umano, che di “pure pretese” inattuabili (hanno persino chiesto una fideiussione, peccato che noi siamo i fornitori e il comune il il cliente…). Come CAV siamo solidali con la Casa della Giovane e con tutto il personale oltreché, ovviamente, con la Presidente e possiamo solo sperare per il bene delle tante ospiti e dei loro bambini e di tutte le persone che in questi anni di sono professionalmente impegnate in aiuto di tante situazioni di fragilità, che i rappresentanti del comune r siano folgorati da pensieri positivi e propositivi e che ritornino sui loro passi e decisioni!
Vergogna!! Pensando, Manon dando per scontato, che non abbiano un ritorno personale, questi dirigenti e assessori sono degli incompetenti! Vergogna! Toglietevi dalle poltrone a cui siete incollati! Fuori!!