Una lunga lettera di (garbata) protesta è stata spedita oggi da Fiab (Federazione italiana amici della bicicletta) ai vertici di Trenord e di Regione Lombardia dopo la decisione della società ferroviaria di stoppare il servizio di trasporto delle bici a partire dal 3 giugno scorso sui treni privi di spazi specificatamente dedicati alle due ruote.
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Un provvedimento arrivato a sorpresa e che si chiede venga ritirato anche in considerazione del sempre crescente utilizzo della bicicletta per gli spostamenti, a maggior ragione dopo l’impatto che l’emergenza Coronavirus ha avuto e sta avendo anche sulla mobilità.
“Riteniamo il divieto dannoso non solo per i lavoratori che usano la bicicletta come mezzo trasporto per recarsi al lavoro o come mezzo di lavoro, ma anche per il cicloturismo – si legge nella premessa alla missiva – Chiediamo che sia ritirato il divieto e che la problematica derivata da un aumento dell’uso della bicicletta sia risolta tramite modifiche dei vagoni e una migliore organizzazione delle rete ferroviaria, seguendo anche l’esempio delle altre Regioni Italiane”.
Indicate nella lettera anche alcune proposte concrete: Considerare le diverse esigenze in base alle tipologie di spostamento ed alla situazione specifica di ogni linea/treno; massimizzare e flessibilizzare il numero di posti bici sui treni; valutare con molta cautela l’ipotesi della prenotazione del posto bici; definire cicloparcheggi protetti nelle stazioni; puntare su informazione e comunicazione.
“Nell’immediato – sottolinea Fiab – è importante garantire che i possessori di abbonamento bici annuale lo possano utilizzare e che le biglietterie non rifiutino di emettere il supplemento bici, perché comunque le biciclette possono viaggiare sui treni dotati di appositi