La premessa è necessaria: in questo caso, Maria Cristina Forgione, si è espressa da legale prima ancora che da presidente della storica Associazione Carducci. Distinzione che separa due piani formali, anche se inevitabilmente il punto di vista espresso accosta due ruoli nell’ormai infinita battaglia tra Comune di Como e sodalizio cittadino per l’utilizzo degli spazi nello stabile di viale Cavallotti.
Precisato, dunque, che nelle parole che seguono è l’avvocato che si esprime, era quasi inevitabile che arrivasse una replica all’annuncio dato dal sindaco di Como Alessandro Rapinese durante lo scorso consiglio comunale, in cui è stato reso noto che Palazzo Cernezzi ha consegnato al Conservatorio di Como gli spazi da cui si accede dal civico 5 dell’immobile (il 7 continua a essere utilizzato dall’associazione per le attività nell’ala di competenza).
Tornando alla presa di posizione, Forgione parla senza messi termini di “illegittimità della concessione in comodato dell’immobile comunale al Conservatorio”.
“Finora ho taciuto perché la Carducci doveva soccombere al Conservatorio – spiega l’avvocato – Tutti contro la Carducci perché non lasciva i locali al Conservatorio: i giornali, i comitati, ex Presidenti, addirittura una petizione di illustri sconosciuti. Ci siamo scandalizzati per il Politeama, per le scuole, i ciliegi, il circo. Per questa procedura no. Perché? Perché per i cittadini comschi ci sono due pesi e due misure. Ma la legge e’ una”.
Sul fronte tecnico, Forgione spiega che “l’immobile di proprietà comunale è stato concesso in comodato al Conservatorio in assenza di qualsiasi procedura ad evidenza pubblica o comparativa, senza previo avviso e senza criteri oggettivi di selezione. Non è stato interpellato il legittimo possessore. La concessione è avvenuta a canone zero, con previsione quale unica controprestazione dell’esecuzione di lavori di ristrutturazione dell’immobile. Lo avrebbe potuto fare anche la Carducci e qualsiasi altro ente”.
Poi, sempre sul filo degli aspetti legali, viene rimarcato che “tale modalità di affidamento è manifestamente illegittima. Secondo il consolidato orientamento della giurisprudenza amministrativa, la concessione di beni pubblici, anche a titolo gratuito, non può avvenire mediante assegnazione diretta, laddove l’utilizzo del bene comporti l’attribuzione di un’utilità economicamente valutabile e l’esclusione di altri potenziali interessati. La ristrutturazione dell’immobile da parte del concessionario costituisce infatti una controprestazione patrimoniale indiretta, idonea a configurare un vantaggio selettivo, e non elimina né attenua l’obbligo di procedura comparativa”. Passaggi estremamente dettagliati e specifici, che ovviamente riportiamo senza poterci addentrare oltre.
Ad ogni modo, Forgione prosegue: “L’Amministrazione comunale, rinunciando a qualsiasi forma di confronto tra proposte alternative, ha impedito ad altri soggetti – tra cui l’Associazione Carducci, storicamente insediata e operante nell’immobile – di avanzare progetti eventualmente più vantaggiosi sotto il profilo economico, funzionale o culturale, determinando così una violazione dei principi di trasparenza, imparzialità, parità di trattamento e buon andamento dell’azione amministrativa ex art. 97 Cost”.
E ancora: “Né può ritenersi sufficiente, ai fini dell’assegnazione diretta, il generico richiamo alla natura culturale del Conservatorio o alla finalità pubblicistica dell’attività svolta, in quanto l’interesse pubblico non può essere presunto, ma deve essere specificamente motivato, soprattutto quando la scelta comporta la concessione esclusiva di un bene pubblico e la contestuale estromissione di altro soggetto legittimamente operante. La concessione in esame risulta pertanto affetta da violazione dei principi di evidenza pubblica, eccesso di potere per difetto di istruttoria e di motivazione, nonché da possibile sviamento, avendo l’Amministrazione utilizzato lo strumento del comodato per attribuire un vantaggio patrimoniale rilevante in assenza di gara e di adeguata giustificazione”.
Questa dunque la poszione dell’avvocato, in un testo che termina con i primi passi già mossi ma anche con un interrogativo sospeso: “Sono già stati avvertiti l’Anac e la Corte dei Conti. Nessun consigliere comunale lo ha denunciato. Perché?”.