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Lucini-Landriscina, lo sguardo e il rispetto. Nei due sindaci di fronte, l’eredità del 25 Aprile

Se alla cerimonia del 25 Aprile tenuta questa mattina ai giardini a lago si fossero tolti i politici e gli amministratori (di oggi e di ieri) – e forse in generale i nati prima degli anni ’70 del secolo scorso – non sarebbero rimaste molte altre persone da contare.

Perché è vero che il colpo d’occhio davanti al palco allestito a pochi passi dal Monumento alla Resistenza europea è stato tutto sommato buono, ma – al di là dei sentimenti di ognuno – la celebrazione di oggi è stata molto routinaria, senza sussulti, partecipata soprattutto da un popolo molto politico e para-politico. Segno dei tempi e soprattutto dell’andare del tempo, probabilmente, tanto che nemmeno potenziali spunti di cronaca contingente hanno animato il pubblico composto e attento.

D’altronde, che Fratelli d’Italia e la Lega Nord fossero destinati a disertare in blocco l’appuntamento con la Liberazione era abbastanza ovvio e le assenze hanno disinnescato subito possibili istinto di fischio (ma anche della doppia area civica Rapinese-Traglio nessuna presenza ufficiale); in generale, l’avvento del centrodestra a Palazzo Cernezzi non ha prodotto alcuna spinta uguale e contraria nella piazza radunata oggi; inoltre, il discorso del sindaco Mario Landriscina è stato buono, piuttosto sentito e applaudito dal pubblico senza alcuna remora percepibile (idem per l’intervento del rappresentante Anpi sul palco, Antonio Panzeri).

In 3 quarti d’ora, comunque, inclusivi di deposizione delle Corone al Monumento alla Resistenza europea e di concerto conclusivo della Banda di Monte Olimpino, il ricordo della cacciata del nazifascismo di 73 anni fa si è concluso.

In questo clima davvero lontano dalle passioni incendiarie di qualche anno/decennio fa, altri frammenti rimangono. Non banale, ad esempio, la partecipazione al ricordo del 25 Aprile di due giovanissimi consiglieri di Forza Italia, Luca Biondi ed Elena Canova, sul palco assieme a un ristretto gruppo di altri amministratori comunali (gli assessori Elena Negretti ed Amelia Locatelli, la presidente del consiglio Anna Veronelli, i consiglieri dem Patrizia Lissi, Stefano Fanetti e Gabriele Guarisco con la parlamentare Chiara Braga e il consigliere regionale Angelo Orsenigo, il Cinque Stelle Fabio Aleotti, l’ex senatore Luciano Forni).

Si potrebbero citare anche le presenze – quasi rassicuranti – di gigantesche figure delle cronache politiche e civili della città, di una purezza unica (anche aspramente ideologica, certo) quali – solo per citarne due – il “subcomandante” Donato Supino e l’angelo dei deboli, Luigino Nessi.

Eppure, anche in omaggio alla libertà riconquistata 73 anni fa, un’immagine più di altre è parsa simboleggiare il valore della democrazia nel suo significato più alto. Lo sguardo – virtuale ma nemmeno troppo – tra l’ex sindaco di Como Mario Lucini (come d’abitudine discretamente mescolato in fondo alla folla) e il suo successore, Mario Landriscina, durante il discorso principale.

Certamente non sarà la prima volta di due primi cittadini che, dopo alterne fortune politiche, si ritrovano il 25 Aprile uno di fronte all’altro. E magari “i due Mario” nemmeno si sono davvero guardati negli occhi durante la cerimonia. Eppure è bello pensarlo. Ed è comunque un dato di fatto che libertà e democrazia, oggi, siano anche rappresentate fisicamente, materialmente, da due sindaci lontanissimi per mille aspetti, figli di culture, appartenenze, storie e idee probabilmente diversissime tra loro, eppure uno davanti all’altro a testimoniare come la riconquista delle libertà fondamentali dell’uomo unisca storie e individui a una radice condivisa.

Forse, non è un caso, che – citando Norberto Bobbio – l’ultima frase di Landriscina sia stata questa: “Questa è la festa di tutta l’Italia. Senza il 25 Aprile, la storia non sarebbe la storia di un popolo libero”.

Cliccando qui, potete leggere il discorso integrale pronunciato questa mattina dal sindaco Mario Landriscina.

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5 Commenti

    1. Secondo lei, dunque, avrei fotografato Aleotti sul palco, l’ho poi citato per nome e qualifica nell’articolo ma poi mi sarei ingegnato volontariamente per oscurare la bandiera dei Cinque Stelle? Ok.
      Cordiali saluti.

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