Contessa, quindi ci siamo? “Direi di sì, ma non mi chieda ancora la data precisa, direi però nel mese di maggio”. Dall’altro capo del telefono c’è Camilla Sossnovsky Parravicini, la contessa Sossnovsky Parravicini, personalità che non ama i riflettori “non metta una mia foto perché tengo alla mia privacy” eppure si può dire si sia inventata, con la sua famiglia, ormai alcuni decenni fa, uno dei fenomeni che oggi ha reso celebre nel mondo il Lago di Como e la Brianza, gli eventi e i matrimoni in villa.
Difficile trovare un comasco che non abbia partecipato almeno a un matrimonio o una festa nella cinquecentesca Villa Parravicino Sossnovsky a Erba o a Villa Revel Parravicini, dimora affacciata sul Lario a pochi metri da Villa Gallia. Il contatto non riguarda però il fenomeno dei wedding planner o di tutto l’indotto generato da party ed eventi (fiori, catering, personale, auto di lusso, motoscafi…) bensì il Buco del Piombo. Sì, proprio la grande grotta naturale che si trova sul territorio di Erba a quasi 700 metri sul livello del mare, chiusa da 13 anni per ragioni di sicurezza in seguito a uno smottamento che ha interessato la scala di accesso. Il Buco del Piombo è un sito privato, di proprietà della famiglia Sossnovsky “e anche della famiglia Masciadri, di Roberto Masciadri precisamente, è suo tutto il terreno sovrastante” tiene a precisare la contessa.
Perdoni una domanda sciocca, ma una famiglia nobile come la sua, cosa se ne fa di una simile sito naturalistico? Di una grotta nel Triangolo lariano?
Bella domanda, a volte me lo chiedo anch’io, visto gli investimenti che richiede e le problematiche connesse. Ma è della nostra famiglia dall’Ottocento, lo acquistarono dai Conti Turati. Poi, mi scusi non la chiami grotta, stiamo comunque parlando di un vero e proprio museo naturale all’aperto.
Perdoni ancora, non volevo sminuire il luogo. Confermo che si tratta di una località importante, noto con una fama che è andata ben oltre i confini del Lario e della Lombardia. Anche chi scrive ha vivo il ricordo di una visita da bambino, impugnando una torcia di cera…
Tantissime persone sono legate al Buco del Piombo, sa? Noi abbiamo preso la gestione diretta non da molto in realtà attraverso l’associazione Museo Buco del Piombo, che fa capo alle famiglie Sossnovsky e Masciardi. Questo dopo le problematiche con la precedente custodia, una causa che è durata trent’anni. Non voglio entrare nei particolari, ma diciamo che c’era chi faceva pagare un biglietto di ingresso senza averne diritto. Ma non mi ci faccia pensare adesso. L’importante è che ora si possa tornare a visitare. Magari dopo una bella passeggiata dall’Alpe del Vicerè in piano in tre quarti d’ora. O sempre da Albavilla, lasciando l’auto in località “Zoccolo” in una ventina di minuti, o direttamente da Erba e la zona di Villa Amalia, si arriva in un’ora seguendo le frecce “Buco del Piombo – Trattoria Alpina”. Ci sono almeno due percorsi, uno più dolce e uno per esperti. Importante andare sempre con abbigliamento adatto alla montagna, in particolare le calzature, soprattutto all’interno della grotta. Se possiamo riaprire la grotta dobbiamo ringraziare però la buona politica territoriale. Ad iniziare da Alessandro Fermi, assessore regionale e dall’assessore del Comune di Erba, Alessio Nava, assessore ai Parchi a Erba e l’ingegnere Anna Bargna del Comune di Erba. Cito loro tre, ce ne sarebbero anche altri dopo, ma credo che senza la volontà di queste tre persone la grotta non avrebbe più aperto.
Addirittura.
Si tratta di un sito difficile, in montagna. Le ordinanze di chiusura in materia di sicurezza erano stringenti. E’ stato investito molto e c’è stata anche la volontà politica di ridare al territorio di Erba una delle sue attrazioni naturali. Un vanto per la città. Di certo nessuno lo ha fatto per profitto. Anche con l’apertura saremo fortunati se si riusciranno a coprire i costi, ma credo che il territorio lariano avesse bisogno di avere nuovamente il Buco del Piombo, per non parlare dei ristoranti e della trattoria nella zona che potranno tornare a lavorare con continuità.
Quali sono i suoi primi ricordi della grotta?
Ero una bambina, poi nell’adolescenza, ho sempre amato la montagna. Poi anche gli ultimi anni prima della chiusura. Pensi che prima di Internet e di WhatsApp arrivavano visitatori fin dall’Australia. Con la tecnologia ora è tutto diverso, stiamo già chiudendo accordi anche con le guide, verrà rimesso online anche il sito internet, che peraltro abbiamo continuato a pagare anche quando il Buco del Piombo era chiuso affinché non se ne perdesse la memoria. Stiamo definendo con Fermi e Nava i dettagli anche per una cerimonia di apertura.
Vogliamo ricordare la causa della chiusura?
Durante il disgelo si era staccato dalla parete esterna un masso, caduto su una scala d’accesso. Si è trattato di un fenomeno naturale, ma scattò l’ordinanza dell’allora sindaco Marcella Tili ed è stato davvero un grande sforzo percorrere la procedura per riaprire. Se non avessi incontrato delle persone giuste e innamorate del territorio non ce l’avrei mai fatta. Adesso però vogliamo che il Buco del Piombo non chiuda più e diventi un sito anche di studio, oltre che di turismo da vicino e da lontano. E’ un impegno che mi sento di prendere, così come ogni giorno mi impegno per mantenere le altre proprietà di famiglia, le ville che diceva lei. Sono beni da valorizzare, da fare vivere e visitare e questo è il mio motto quotidiano. Ci devi mettere del tuo sicuramente, ma devi anche essere in grado di individuare le persone giuste per mantenere i siti. In questi anni anche una grotta come il Buco del Piombo ha rischiato di finire nel degrado assoluto.
Parla di vandalismi o altro?
Certo. Abbiamo dovuto sistemare il cancello non so quante volte, continuavano a fare saltare il lucchetto per entrare. Hanno divelto l’accesso al bunker. Arrivano con i flessibili a batteria e tagliano qualsiasi barriera, anche di metallo. Di certo non si tratta di persone che giungono da lontano da Erba e Albavilla, ma è così, il degrado attira degrado, anche per questo va riaperto. Vogliamo riprendere anche le collaborazioni con i musei e le Università. Con Lanfredo Castelletti, già responsabile dei Musei di Como. Ricorderà il lavoro del Museo Buco del Piombo, con il libro “Il Buco del Piombo, un Castello in una grotta”. Sono in contatto con l’Università dell’Insubria, dipartimento di Scienze, in particolare con i professori Alessandro Michetti e Andrea Pozzi, riporteremo le scuole a visitare a la grotta, dai più piccoli alle superiori di Erba, coinvolgendo gli studenti più grandi in progetti di alternanza studio e lavoro.
Manca insomma soltanto la data , ma nel Buco del Piombo sembra di esserci quasi già tornati.
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3 Commenti
Grazie per la bella notizia! E grazie alla contessa e a tutti gli altri, per aver permesso tutto ciò
Sono contenta che riapre il B.d.P. ma ricordare il gruppo speleologico di Erba che ha tanto amato e lottato per la grotta esplorandola e portandola a conoscenza di tutti. E ricordando anche il Presidente Marco Bomman? Grazie e buon lavoro
Fantastico, complimenti