Una premessa è assolutamente d’obbligo: nel discorso pronunciato oggi dal sindaco di Como, Mario Landriscina, la riconoscenza per i frutti di libertà e democrazia che portò il 25 Aprile è stata netta, chiara, senza possibilità di confusione. Altro tema, invece – cioè quello oggetto di questa piccola analisi – è il lessico specifico utilizzato dal primo cittadino. Un lessico che – pur esprimendo concetti di condivisione dei valori riportati alla luce dalla Resistenza – è chiaramente frutto di un pensiero e di una matrice culturale non di sinistra. Di centrodestra, se si volessero utilizzare le categorie – semplicistiche – del dibattito politico e sociale odierno. Vediamo perché.
Innanzitutto, il dato più evidente: nell’intero discorso non è presente nemmeno una volta il sostantivo “partigiani”. Compare in un’unica occasione l’aggettivo “partigiana”, in riferimento alla “guerra partigiana”, ma in un periodo che ricorda anche i soldati dell’esercito fascista (“Celebrare il 25 Aprile, oltre le barriere della diffidenza, significa ricordare per primi i protagonisti della guerra partigiana, senza dimenticare anche quei giovani morti tra le dune di El Alamein e nelle steppe gelate della Russia”).
Inoltre, nel testo la parola “Liberazione” appare soltanto per ricordare che oggi cade “il 73esimo anniversario della Liberazione”, mentre il termine “Resistenza” è citato solo in un riferimento a un discorso del presidente Mattarella (“L’attuale autorevole presidente della nostra Repubblica, Sergio Mattarella, parlando del valore della Resistenza, ha ribadito la necessità di perpetuarne la memoria”).
In sostanza, pur essendo sicuramente abbondanti i riferimenti generali ai meriti di chi nel 1945 contribuì alla fine del nazifascimo in Italia, i vocaboli “sacri” della sinistra e del centrosinistra – specialmente in occasione del 25 Aprile – sono distillati con una parsimonia assolutamente evidente.
Veniamo ora ai riferimenti culturali e politici portati da Mario Landriscina sul palco. Già detto di Sergio Mattarella, sono soltanto due gli altri nomi citati direttamente. E se compare un vero e proprio riferimento eterno dell’antifascismo (pratico, ai tempi, e intellettuale dopo) come Norberto Bobbio, l’altra personalità citata è quella di Indro Montanelli. Un grandissimo giornalista, ma certamente non un padre nobile della lotta di Liberazione.
Un altro passaggio importante per denotare la formazione non di sinistra di Landriscina è nella citazione di alcuni caduti comaschi per la libertà. Nel testo si legge: “Rivedo la terrazza sul lago intitolata a Teresio Olivelli a Tremezzo, morto in un campo di concentramento e proclamato beato. Ricordando lui, ricordo anche Giancarlo Puecher, Massenzio Masia, Adolfo Vacchi, Abbondio Martinelli, il Capitano Neri, Giuseppina Tuissi detta Gianna e il gigantesco Giorgio Perlasca”.
I più avvezzi alla storia degli ultimi giorni del fascismo (fascismo: altra parola che non compare mai nello scritto così come antifascismo, mentre c’è una volta “dittatura”) avranno già compreso come la scelta di citare Gianna e Neri – partigiani comunisti per cui le più accurate ricerche storiche indicano nella scomparsa e nella morte una volontà proprio della stessa parte politica – marca certamente un indirizzo: segnalare, ancorché brevemente, che nessuno – nemmeno i partigiani – nel ’45 fu immune da errori e tragedie.
In ultimo, tornando alla parola “fascismo” (o nazifascismo), essa come detto non compare mai. E, nel caso in cui il sindaco affronta il tema delle dittature liberticide, il concetto è allargato implicitamente anche a quelle comuniste: “…[i] costituenti che, pur di estrazione politica a volte profondamente diversa, riuscirono a trovare concreto equilibrio e altezza di contenuti per strutturare uno strumento di fatto adeguato (la Costituzione, ndr) per esorcizzare ogni futuro totalitarismo”.
Come già detto in premessa – e invitando caldamente a leggere il discorso integrale pubblicato di seguito – non si può affatto dire che Landriscina abbia sminuito il valore di quanto accaduto 73 anni fa e soprattutto il portato di quei fatti per un’Italia finalmente democratica e libera dalla dittatura. Ma certamente i capisaldi del discorso esulano in qualche modo da una certa “ortodossia di sinistra” della Festa della Liberazione, virando su un lessico e su un pensiero certamente più orientati a schemi propri del centro moderato o del centrodestra non oltranzista.
3 Commenti
Non sono passati ancora sufficienti decenni, per cominciare a rileggere la storia con neutrale e pacato distacco?
Per quanti decenni ancora, il 25 aprile continuerà ad essere celebrazione di memorie partigiane, anzichè universale data di transizione verso una nuova Italia, più libera e democratica – aldilà di radicali connotazioni di colore politico?
Ne deduco che voi invece vi aspettavate da Landriscina un discorso di estrema sinistra.
Ne deduce male.