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Mamma e figlio, da Roma a Como per lavorare: ma vivono in auto. Fondazione Scalabrini offre un appartamento (da stasera)

Un’auto parcheggiata da troppe ore a un distributore di benzina e dentro, due persone, un uomo e una donna ma la realtà è molto diversa da quello che può sembrare. Non una coppietta in cerca di intimità e nemmeno qualche losco scambio di droga: loro sono madre e figlio e quella macchina è la loro casa, i loro ricordi e le speranze per il futuro.

55 anni lei, poco più di 30 lui, vengono da Roma dove il ragazzo faceva lavoretti a termine nella grande distribuzione. Poi un giorno, finalmente, l’offerta di un posto fisso qui a Como e così caricano le loro cose in macchina, lasciano la casa in affitto in cui vivevano e partono.

Ma lo stipendio arriverà a fine mese e per trovare una nuova casa servono soldi subito. Così decidono di fermarsi lì, a due passi da un grande centro commerciale in cui la gente passa di fretta senza accorgersi di loro ma almeno ci sono i bagni ed è un posto caldo in cui la mamma può passare la giornata al riparo intanto che il figlio è al lavoro.

Ma quanto si può resistere così? Quante notti si possono trascorrere dormendo in una macchina con il riscaldamento rotto? Bisognerebbe provare a immaginarseli, quei due, che mettono da parte l’orgoglio di chi voleva farcela solo con le proprie forze ma scopre che non ce la fa e decide di chiedere aiuto. Così ieri sera mamma e figlio sono entrati nella caserma dei Carabinieri e si sono arresi. Troppo dura da soli, anche se tra pochi giorni arriveranno dei soldi.

E subito sono partite le telefonate che, dopo mille passaggi infruttuosi, nella notte sono arrivate fino alla Fondazione Scalabrini.

“Mi ha chiamato un’amica di un’associazione che si occupa di aiuto alle donne – racconta la presidente Francesca Paini – e ci siamo attivati subito ma purtroppo anche questa notte l’hanno dovuta trascorrere in macchina perché non sono riuscita a recuperare le chiavi di un appartamento libero che abbiamo a disposizione”. E stamattina il ragazzo voleva essere al lavoro presto, perché sono i primi giorni e vuole essere sicuro di non tardare neanche un minuto, troppo prezioso quel posto per fare errori, e così è tutto rinviato a stasera, quando finalmente potranno dormire al caldo in un letto e in una vera casa.

“È uno di quei casi in cui, in pochissimo tempo, potranno farcela con le loro forze – spiega Paini – serviva solo un aiuto iniziale, una piccola cosa”.

Una storia con un lieto fine che, però, lascia l’amaro in bocca, come racconta in un post che lei stessa ha pubblicato su Facebook: “In questi giorni ho la fissa della Costituzione: la Repubblica rimuove gli ostacoli che impediscono lo sviluppo della persona”. E Repubblica allora sono questa mamma e suo figlio, i Carabinieri che li hanno presi a cuore e non hanno smesso di telefonare finché qualcuno ha risposto, la Fondazione Scalabrini che ha aperto (letteralmente) le porte di un appartamento ma “penso invece che NO sia stato Repubblica l’ufficio pubblico che ha detto loro che non poteva aiutarli perché non sono residenti. Il welfare non è una lista di servizi. Il welfare è un patto sociale che dice che nessuno sarà lasciato solo se non ce la fa. E il prossimo che viene a dirmi ce il welfare deve essere pubblico può andare a dormire in auto … il welfare siamo noi”.

Una rabbia, la sua, che non è difficile comprendere: “La realtà è piena di buchi, lo sappiamo benissimo. Ma fa rabbia vedere che ci sono posti in cui si sceglie di non aiutare. È vero, il Comune non può decidere di pagare l’albergo a queste due persone, ha le mani legate. Ma penso che ognuno scelga dove legarsi le mani. Non è per niente facile neanche per noi aiutare, siamo pieni di debiti, ma lo facciamo”.

Perché alla fine, se ci si ferma un attimo a pensare, la realtà è che in quell’auto poteva esserci chiunque di noi: “Quella signora ha la mia età – dice Paini – e questo fa pensare quanto sottile sia il filo che separa me da lei. Come si fa a non tendere una mano?”

La Fondazione Scalabrini, lo ricordiamo, tra le tante iniziative a supporto di famiglie in difficoltà sta ultimando un appartamento presso l’ex-pastificio Castelli che metterà a disposizione in ricordo dei bambini che hanno perso la vita, qualche anno fa, nell’incendio di via Per San Fermo. La raccolta fondi è ferma a poco più di 100mila euro a fronte di un debito di circa 300mila, in parte destinati al nuovo appartamento e in parte a pagare le spese di sistemazione dei danni provocati da quel tragico rogo all’appartamento che il proprietario aveva dato in uso proprio alla Fondazione.

Per chi volesse aiutare o saperne di più: 031 33 70 535 – fondazionescalabrini.it

IBAN IT 12I 08430 10900 000 000 262878 

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