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Il mistero della morte di Mattia Mingarelli, nuova richiesta di archiviazione. La famiglia: “No, troppe lacune senza spiegazioni accettabili”

La morte di Mattia Mingarelli è stata un fatto accidentale. Questa la conclusione cui è arrivata, per la seconda volta, la Procura della Repubblica di Sondrio che ha chiesto nuovamente l’archiviazione dopo che un’analoga richiesta era stata respinta, lo scorso gennaio, dal Gip Pietro Della Pona nella speranza di arrivare a una “una più coerente, univoca, convincente soluzione”, come si leggeva, nelle motivazioni.

Secondo la Procura, quindi, il trentenne di Albavilla, scomparso il 7 dicembre 2018 in Valmalenco e trovato morto nei boschi la vigilia di Natale, è stato semplicemente vittima di una tragica fatalità. Una ricostruzione che, però, non ha mai convinto i familiari di Mattia che oggi rispondono a questa seconda richiesta di archiviazione con una lettera nella quale ribadiscono che “troppe sono le lacune e le incongruenze che non hanno trovato una spiegazione accettabile”, si legge.

MATTIA MINGARELLI: TUTTA LA STORIA

Per questo motivo i genitori e le sorelle hanno incaricato i propri legali di opporsi a questa decisione della Procura “ribadendo che quello che ci aspettiamo è una risposta convincente, logica e coerente alla domanda che da ormai quasi tre anni ci ripetiamo: cosa è successo a Mattia? – scrivono – non siamo noi a dire che non può essere caduto da solo nel bosco, rimanendo lì per più di due settimane senza essere trovato da chi lo ha cercato anche in quel posto: sono gli atti di indagine, comunque ancora approfondibili, a parlare. Bisogna indagare ancora, non rinunciando a supporti tecnici oramai indispensabili”.

Ecco il testo integrale della lettera che abbiamo ricevuto dalla famiglia:

Abbiamo preso atto delle conclusioni cui, per la seconda volta, è pervenuto il Procuratore della Repubblica di Sondrio sull’esito che dovrebbe avere il procedimento iscritto per la morte di Mattia: l’archiviazione per essersi trattato di un fatto accidentale.

Non essendo condivisibili tali conclusioni, abbiamo affidato le opportune considerazioni tecniche all’opposizione proposta dai nostri difensori; vogliamo ribadire che troppe sono le lacune e le incongruenze che non hanno trovato una spiegazione accettabile. Lo scorso gennaio il G.I.P. aveva chiesto di condurre nuove indagini per raggiungere «una più coerente, univoca, convincente soluzione del caso».

Ci pare, purtroppo, che a questo risultato non si sia arrivati e che la strada indicata dal G.I.P. sia stata percorsa solo parzialmente, rinunciando, allo stato, ad approfondimenti di indagine indispensabili e secondo noi ancora esperibili. Speriamo di vedere accolte le nostre ragioni, ribadendo che quello che ci aspettiamo è una risposta convincente, logica e coerente alla domanda che da ormai quasi tre anni ci ripetiamo: cosa è successo a Mattia?

Non siamo noi a dire che non può essere caduto da solo nel bosco, rimanendo lì per più di due settimane senza essere trovato da chi lo ha cercato anche in quel posto: sono gli atti di indagine, comunque ancora approfondibili, a parlare.

Bisogna indagare ancora, non rinunciando a supporti tecnici oramai indispensabili.

Luca Mingarelli Monica Cavicchioli Elisa Mingarelli Chiara Mingarelli

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