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Como, muri e manifesti diventano arte contro la violenza sulle donne: la mostra Indicibile di Alle Bonicalzi

Servono, e ne servirebbero molte di più, di mostre così. Di quelle che ti sorprendono come una doccia gelata, capaci di stupire quando crediamo di aver già visto tutto, di non essere noi quelli che si fermano alle apparenze senza farsi troppe domande.

Vedere l’invisibile e dire l’indicibile, si potrebbe riassumere così il piccolo capolavoro che è l’ultima mostra “Indicibile II – Sulla bocca di tutti e tutte” della fotografa comasca Alle Bonicalzi che da ieri ha invaso gli spazi pubblicitari e gli angoli della città, omaggio (bello e straziante) alla Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne che si celebra il 25 novembre.

Cinquantotto fotografie appese ovunque come manifesti pubblicitari – dal centro storico alla tangenziale, da Garzola a Camerlata fino alla via per Cernobbio – su tutti i muri, i cartelli, i cavalcavia ma nessuno le ha viste perché non esistono. “O meglio, esistono perché sono foto vere in spazi veri ma uniti digitalmente – spiega Alle – ma il solo fatto che io le veda, anche solo online, e che mi facciano riflettere le rende reali”.

Un progetto nato l’anno scorso con la prima serie di 12 scatti “Indicibile – Il coraggio di rompere il silenzio” presentata in due mostre-lampo al Teatro Sociale e al Teatro San Teodoro che quest’anno, causa lockdown, rischiava di non vedere la luce: “Il mio sogno sarebbe stato quello di tappezzare davvero la città e avevo già un mezzo progetto tra Como e Milano ma senza soldi, senza permessi e soprattutto senza pubblico non sarei mai riuscita a realizzarlo”, racconta.

Da qui l’idea di fotografare gli spazi della città e riempirli “virtualmente” con il suo volto in bianco e nero maltrattato, strappato, accartocciato, bruciato, metafora perfetta per raccontare la violenza che si può nascondere dietro un’apparente normalità: “Ho usato un mio autoritratto perché avrei fatto fatica a fare quello che ho fatto al volto di un’altra persona – spiega – all’inizio è stato difficile ma poi, man mano che distruggevo quell’immagine mi sono accorta che ci prendevo gusto, che mi venivano in mente mille altri modi per ‘fare del male’. E ho pensato che forse la dinamica nella violenza contro le donne è la stessa, ed è agghiacciante. Per questo il passaggio successivo è stato prendermene cura stampandole sulla fragilissima carta dei manifesti pubblicitari e stampigliando a mano le scritte”.

Le immagini, visibili sul sito dell’artista, grazie a un cursore trasformano angoli della città a noi familiari in un potentissimo pugno allo stomaco e raccontano quello che davvero è indicibile. Non la violenza contro le donne e la paura che molte ancora hanno di chiedere aiuto. Troppo facile autoassolversi così, solo perché la mano che picchia non è la nostra, e non è colpa nostra se lei non ha avuto il coraggio di scappare. Perché il vero cortocircuito è quello di chi vede ma tace o, peggio ancora, “l’indicibile è l’indignazione di fronte al silenzio mortifero di un’intera società che osa chiedere conto alle vittime invece che ai carnefici”, conclude Alle.

I commenti facili sotto gli articoli (se non gli articoli stessi), i video condivisi nelle chat, i “ma lei voleva lasciarlo” e i “se una va lì sa già come va a finire”. Cronaca di questi giorni, e di sempre, che una mostra che non esiste ma che c’è ha il potere di sbattere in faccia a chi riuscirà a vederla.

QUI TROVATE LA MOSTRA COMPLETA 

INDICIBILE II – Sulla bocca di tutti e tutte

Mostra fotografica di Alle Bonicalzi

Visibile su allebonicalzi.com

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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