Il Ticino ha deciso, i negozi potranno prevedere aperture supplementari e orari più lunghi. Una scelta che potrebbe ovviamente avere effetti anche sullo shopping dei comaschi attratti oltreconfine da questa iniziativa. Nei giorni passati è infatti arrivato il sì del Gran Consiglio alla modifica della legge sull’apertura degli esercizi commerciali che si traduce nell’estensione delle aperture domenicali (da tre a quattro) e dell’orario fino alle 19 nelle feste infrasettimanali non parificate alla domenica (e le domeniche che procedono il Natale). Sarà anche possibile incrementare il numero dei negozi che possono richiedere deroghe nelle località turistiche (da 200 a 400 metri quadrati di estensione). Un pacchetto di proposte che dunque ripropone la sfida sul confine tra commercianti svizzeri e comaschi. Già in passato questa contrapposizione si è manifestata in diverse occasioni. A partire, ad esempio, dall’invito ai comaschi ad andare a comprare a Chiasso quando, in epoca Covid nel febbraio 2022, in Italia erano entrate in vigore norme stringenti, a partire dal green pass obbligatorio per accedere agli esercizi commerciali mentre in Svizzera bastava solo la mascherina. Insomma da sempre i commercianti su entrambi i fronti cercano di intercettare i clienti. Ora dunque il Ticino ha deciso di strutturare queste opportunità per il settore.
Le prime reazioni sono però state contrastanti dopo un esperimento di apertura straordinaria, effettuata il 16 ottobre ma non collegata a quest’ultimo provvedimento. Molto soddisfatti i negozianti e le attività collegate, ad esempio, ai centri commerciali, a partire dal Serfontana e commenti positivi anche dai maggiori supermercati e ben visto l’esperimento anche in diverse località turistiche come Lugano, mentre a ridosso del confine come a Chiasso non tutti l’hanno trovata adeguata. E anche sul fronte politico ci si è divisi. A favore i proponenti dell’iniziativa, ovvero il gruppo del Plr (liberali-radicali), mente in opposizione si è schierato il copresidente del Ps Fabrizio Sirica, che si è opposto alle modifiche. “È un cavallo di Troia – ha detto nei giorni scorsi – va detto che manca il personale. I proprietari dei piccoli negozi sono scettici. Non dobbiamo rincorrere l’Italia: i problemi riguardano la diminuzione del potere d’acquisto e non gli orari d’apertura”. L’ultima voce è poi quella del presidente della società commercianti del Mendrisiotto Carlo Coen: “Mi sembra sicuramente una proposta che può avere conseguenze positive in città come Lugano o in centri a più forte attrazione turistica dove comaschi in gita, ma non solo loro naturalmente, potranno usufruire di questo servizio. Per luoghi quali Chiasso nutro dei dubbi anche perché la prova del 16 ottobre, tra i piccoli negozi non ha dato un esito molto positivo. Staremo a vedere”. Dubbi a parte, l’unica certezza (nonostante il caro bollette e il caro vita) è che si sta avvicinando Natale e la voglia di fare acquisti, sebbene magari limitata, tornerà a crescere e anche a Como i commercianti dovranno valutare questa offerta in arrivo da oltreconfine. (FB)