Settant’anni tra carta, inchiostro e generazioni: il cuore di Como si affaccia su piazza Vittoria. “Questo negozio è come un figlio”. Settant’anni di quaderni, penne, cartoncini e clienti affezionati.
La Colombo Emilio Cartoleria Libreria, affacciata su piazza Vittoria, è una delle botteghe storiche più amate di Como. Un piccolo scrigno di memorie e abitudini quotidiane che, nonostante il tempo e le mode, continua a resistere. “Il negozio l’ha aperto mio padre, settant’anni fa – racconta Paolo Colombo, che oggi lo gestisce con la stessa calma e gentilezza di un tempo – Io sono Paolo, ma la ditta porta ancora il suo nome, Emilio Colombo, e ne sono orgoglioso”.

Una seconda casa
Paolo, in fondo, è cresciuto tra quelle pareti. “Sono nato qui, praticamente. Quando ero bambino i miei genitori lavoravano tutto il giorno in negozio, quindi, anche se giocavo in strada con gli amici, la cartolibreria era come una seconda casa. Ci si stava bene, si respirava lavoro, ma anche vita”.
Alla domanda se da piccolo avesse deciso presto di seguire le orme del padre, sorride: “È diventata una passione. Non è stato un obbligo, mi piaceva davvero questo mestiere, e mi piace ancora oggi”. E di motivi per continuare ne trova ogni giorno: “Quello che amo di più è il contatto con la gente. Parlare, servire, ascoltare. Mi piace conoscere le persone, le storie che ci sono dietro ogni acquisto. È quello che dà senso a tutto”.

Il valore del contatto umano
Proprio mentre racconta queste parole, nel negozio entra una signora. Paolo la riconosce subito e la accoglie con un sorriso sincero: “Come sta? È andata bene l’operazione?”. Lei annuisce, emozionata dalla premura, pochi scambi, ma densi di umanità. Poi torna a occuparsi della cassa, come se nulla fosse.
“Vede – dice, tornando all’intervista – Questo è il bello del mio lavoro. Conosci le persone, condividi con loro i piccoli pezzi della vita. Non è solo vendere penne o quaderni, è avere un rapporto vero”.

Generazioni di clienti
Nel corso dei decenni, Paolo ne ha costruiti tanti di questi rapporti, ha visto passare generazioni di comaschi: bambini, studenti, genitori, e poi anche adulti professionisti che ritornano. “Sì, qualcuno lo ricordo da ragazzino, poi l’ho rivisto da grande. È sempre una bella soddisfazione. Fa piacere vedere il cambio generazionale, l’evolversi dell’uomo, come dico io”.
Ma il tempo, si sa, cambia tutto. Anche le cartolerie. “Da trent’anni a questa parte l’elettronica ha preso piede – spiega – Prima si scriveva tutto a mano, c’erano archivi, documenti, penne, carta. Oggi con i computer e l’intelligenza artificiale si scrive molto meno. È tutto digitalizzato, però noi andiamo avanti”.
“Bisogna stare a cavallo della tigre”
Il negozio, come racconta Paolo, non ha perso valore ma si è ‘ridimensionato’. “Non si perde qualcosa ma certamente bisogna adattarsi. È sempre una sfida, ogni giorno. Si deve sempre stare a cavallo della tigre: se molli, la tigre ti butta giù. E io cerco di non mollare”.
A rendere tutto più difficile, oggi, è la concorrenza dell’online. “Amazon? È freddo. Si vede tutto, la foto, il prezzo, ma non è tangibile. Qui invece può toccare, guardare, confrontare. Può chiedere un consiglio, soppesare la merce. Online puoi guardare le recensioni, ma sono tutte vere o sono fasulle?”.
Paolo difende con convinzione il valore del negozio fisico: “Io stesso preferisco venire in un negozio. Magari mi consigliano, mi aiutano a scegliere. Online vedo cinquanta prodotti e non so quale vada bene per me. Qui invece c’è qualcuno dietro il banco, in carne e ossa, che ti dà una mano. È un altro mondo”.
Un giardino che cambia ogni giorno

Tra gli scaffali della Colombo si trova davvero di tutto. “Non c’è un prodotto che va per la maggiore. Un giorno vendo A, il giorno dopo vendo B. È come un giardino che cambia. Ci sono pastelli, colle, cartoncini, forniture per ufficio… di tutto un po’. E anche il tipo di clientela cambia di continuo: una mattina arrivano le mamme con i bambini o gli anziani, il pomeriggio un papà. Non si può prevedere”. Il negozio è grande, luminoso, con la vista su una delle piazze più suggestive di Como. “La piazza è cambiata tanto – osserva – Da quando è pedonale è più bella, sicuramente. Una volta c’era il traffico, il rumore. Ora è più tranquilla, anche se c’è un po’ meno movimento. Ma è così per tante città”.
Tra carta e memoria
Paolo ha vissuto anche le trasformazioni del mercato: “Un tempo avevamo più dipendenti. Poi il mercato è quello che è, e ho dovuto rinunciare a qualcuno. Oggi faccio molto da solo. Non è facile, ma l’esperienza aiuta”. Chiedo se riesca a ricordarsi dove sono tutti gli articoli. Ride e risponde: “Certo che sì, ho la mia bibbia!”. Poi mostra un grosso quaderno pieno di appunti. “E sì, ho anche il computer, ma il cartaceo è più veloce. Con i codici a barre sarebbe forse tutto automatico, ma non me la sento. Preferisco il mio modo. Su certe cose il cartaceo è più affidabile”.

E la pensione? “Finché riesco, vado avanti. È anche una filosofia di vita. Questa non è solo un’attività, è una ragione di vita”.
Non sa ancora cosa ne sarà della cartolibreria, quando deciderà di smettere? “Non ci ho pensato. Tanto, come si dice, morto un papa ne fanno un altro. Ma certo, un po’ di malinconia ci sarà. Questo negozio è come un figlio. È impossibile lasciarlo senza un pizzico di rimpianto”. Poi sorride, come chi sa che certe cose non cambiano. “Il mondo può digitalizzarsi quanto vuole, ma il profumo della carta, il gesto di scegliere una penna, di parlare con chi ti ascolta, quello no. Quello resta”.

				
															
															
															
															












