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Nesso tante storie e quell’amore di Orrido. Nuova vita di un paese: “Rinati col turismo e non perderemo mai la nostra identità”

Un paesino che abbraccia sia il lago che la montagna. Lo stesso Leonardo da Vinci lo definì “terra dove cade uno fiume con grande empito, per una grandissima fessura di monte” ammirandolo dal suo celebre Orrido. Questa settimana vi parliamo di Nesso, uno dei borghi del Lario che negli ultimi decenni sta incrementando decisamente la propria vocazione turistica, attirando visitatori da tutto il mondo e recuperando un po’ di terreno dagli storici cugini bellagini.

Nesso, apparentemente potrebbe sembrare importante solo per il suo meraviglioso Orrido, ma in realtà ci sono tante storie e angoli nascosti, che le sue vie in ciottolato nascondono.

Il paese innanzitutto ha una fortissima tradizione di cacciatori: “Soprattutto ci specializziamo su caprioli e cinghiali – spiega Ivan Valerio, consigliere comunale e appassionato – la caccia non è solo un hobby ma ha anche una funzione importante per la tutela del Comune, infatti è utile per tenere sotto controllo la diffusione di malattie. A volte abbiamo avuto vere e proprie emergenze, mi ricordo che in un novembre di qualche anno fa un centinaio di cinghiali aveva devastato il nostro territorio. La caccia in passato era anche un mezzo, insieme alla pesca, per procurarsi il cibo. Ovviamente solo degli esemplari in eccedenza, senza distruggere l’equilibrio naturale”.

Ma non era l’unica risorsa per “tirare a campare” come ci racconta Luigi Morini, capogruppo degli Alpini nonché volto conosciutissimo in paese: “L’agricoltura in passato ha rivestito un ruolo fondamentale per gli abitanti di Nesso, tutte le famiglie avevano un orto dove coltivavano patate e granoturco. È bello vedere come questa pratica in un certo senso stia tornando negli ultimi tempi: le nuove generazioni vedono come produrre la propria frutta e verdura sia molto più conveniente e soprattutto salutare”.

L’allevamento era un’altra pratica molto diffusa: “Tutti i contadini avevano le stalle pieni di animali, che d’estate portavano agli alpeggi, specialmente al Pian di Nesso – sottolinea – più mucche avevi meglio stavi economicamente. Nel dopoguerra purtroppo molta gente è andata a fare lavori meno impegnativi in città e queste pratiche a poco poco si sono perse”.

Ma nonostante la povertà del tempo il borgo del Lario è riuscito a non perdersi d’animo e a trovare soluzioni per quegli anni molto duri: “Nesso per il tempo era molto all’avanguardia avevamo due filande che erano alimentate dall’energia idroelettrica prodotta dai corsi d’acqua – ricorda fieramente Luigi – poi purtroppo con la diffusione dei motori elettrici gli impianti sono stati dismessi. Anche se oggi è burocraticamente impossibile, a Nesso potremmo farci ancora l’energia da soli. Visto i tempi non sarebbe male”.

Come in molti piccoli paesi del nostro territorio i momenti di comunità sono tra i ricordi più piacevoli da raccontare: “Una bellissima tradizione che purtroppo oggi si è persa è quella della festa di San Francesco, in cui i bambini andavano in giro per le case a chiedere i soldi per fare i fuochi d’artificio. Era una giornata molto sentita e guai ad andare a chiedere denaro nel quartiere di qualcun altro! Ognuno di noi aveva le sue zone in base a dove abitava”.

Sarebbe un errore dimenticarsi dello sport, che ha sempre ha rivestito un ruolo fondamentale per la piccola comunità: “Il canottaggio rappresentava tantissimo per Nesso, era la via per avvicinare bambini e ragazzi allo sport e ancora oggi è un punto di riferimento – racconta Franco Argenti, atleta di fama europea degli anni ’60 – noi non gareggiavamo con le maglie sintetiche di oggi ma con quelle di lana che ti facevano sudare tantissimo. Mi ricordo ancora quando prendemmo la prima barca usata e la portammo a casa da Como con la Lambretta. La canottieri Nesso nasce da una storia meravigliosa: i contrabbandieri riuscivano a scappare sempre dai finanzieri con le canoe, perché erano fortissimi e velocissimi. Da qui è nata l’idea di creare il gruppo sportivo”.

Dopo molte storie di un passato che non c’è più è giusto tornare al presente e guardare al futuro: “Nonostante il boom di turismo non vogliamo snaturare Nesso – evidenzia il sindaco Massimo Morini – abbiamo degli scorci meravigliosi, uno su tutti l’Orrido, visitato addirittura da Leonardo da Vinci. Il turismo ci può dare da vivere e da tutti i residenti è stato ben accolto. Molte seconde case che erano chiuse da tempo sono state riaperte e così il paese si è ravvivato negli anni. Ma abbiamo molto altro da offrire: sia sul lago che in montagna. Favoriremo sempre il turismo attraverso magari degli alberghi diffusi, ma Nesso non perderà mai la sua identità che l’ha resa famosa in tutto il mondo. Il paese rimarrà così com’è”.

La voglia di fare è tanta e il paese in questi ultimi anni è tornata a vivere tutto l’anno (e non solo d’estate) come nelle storie che ci hanno raccontato alcuni degli eroi senza maschera che hanno fatto la storia di questa piccola comunità.

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