Un po’ così. Dimenticato, lasciato nell’angolo. Non è mai stato, in effetti, nel cuore dei cittadini l’Ostello di Villa Olmo. E ci sta, data la natura turistica della struttura.
Però è pur vero che le vecchie scuderie della dimora neoclassica, convertite nel 1950 a casa vacanza economica per giovani viaggiatori sono state una sorta di proto-AirB&B.
59 anni dopo e dopo stagioni tutto sommato sempre felici la porta è stata chiusa. Perché? Per la solita dannazione amministrativa di questa città: i bandi.
Tu fai un bando a Como e stai certo che niente andrà bene. O partono 180 ricorsi (anche legittimi, ci mancherebbe) un minuto dopo l’apertura di una busta, oppure le gare vanno deserte.
In questo caso: un’infilata di gare asciutte, tanto che nemmeno i ribassi d’asta hanno ingolosito potenziali gestori.
Nei mesi scorsi il Comune aveva provato a rendere più appetibile l’offerta portando il canone annuo (su una concessione della durata di sei) da 60mila 600 euro a 46mila. Nulla di fatto.
Notizia recente è l’ulteriore abbassamento della cifra necessaria per aggiudicarsi la concessione, oltre all’estensione della stessa: nell’ultimo bando pubblicato si è scesi a 30mila euro di canone ma per un tempo persino più lungo (9 anni). Data di scadenza per le offerte fissata alle 12 del 28 giugno prossimo.
Intanto la dolce estate sta per iniziare e niente si muove. Così l’assessore al Patrimonio, Franco Pettignano, guarda al piano B. “Viste le numerose gare deserte non escludiamo per l’affidamento diretto. Inviteremo tutti i soggetti che in un modo o nell’altro si sono detti interessati e proveremo con la trattativa privata”. Tempi? “A giorni”. Tempi di riapertura? “Dipende, la struttura è sana e non è un 5stelle ma qualche lavoro deve essere fatto. Non saprei dire quando tornerà operativa”.
L’articolo che avete appena letto è stato pubblicato su ComoZero settimanale, in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città: qui la mappa dei totem.