A pochi giorni dalla presentazione del progetto, prime reazioni sul fronte paratie. Riceviamo e pubblichiamo la missiva-sfogo di Elisabetta Patelli, portavoce regionale dei Verdi.
Ci ho pensato un po’, sperando che la mia indignazione calasse, senza risultato. D’altra parte la nostra annosa lotta contro questo scempio e’ sempre stata molto convinta e appassionata, portata fino al Parlamento europeo dopo aver scoperto che nell’era Bruni l’opera era stata a nostro parere (e non solo) illegittimamente scippata alle procedure di VIA (Valutazione Impatto Ambientale). Pensavamo di aver toccato il fondo ma, come dice un vecchio adagio, “non c’e limite al peggio”.
Ci sono lezioni che servono a poco e il nuovo progetto di paratie calato dalla Regione segue il solco delle scelte scellerate che hanno segnato la nostra città’ , portandola alla ribalta della cronaca nazionale come uno dei casi più’ assurdi di disastro ambientale locale.
Invece di usare buon senso e saggezza, si propone un nuovo grande progetto , ancora incaponito sulle paratoie, costoso e poco rispettoso del lago e della città. Altri 15 milioni di euro, che presumibilmente non basteranno, per altri 4 anni di cantiere e caos viabilistico , che quasi certamente non basteranno, per ostinarsi a completare le paratie anti-esondazione di cui storia e il clima hanno dimostrato non esserci alcun bisogno. Infatti dal 7 gennaio 2008, giorno dell’avvio del cantiere delle paratie, il lago è uscito solo due volte, nel luglio 2008 e nel maggio del 2010 senza creare però particolari disagi.
Ciecamente e cinicamente, pero’, la Regione ricalca il solco di Bruni & Co: dal punto di vista progettuale la lunga ” lingua di porfido rossa” che ci viene prospettata appare, nonostante il maxipompamento del rendering , un modestissimo sforzo progettuale a corollario delle paratoie, mentre dal punto di vista politico appare un ostinato ulteriore spreco di soldi pubblici .
La più’ grande e dannosa opera inutile della storia di Como ci verrà’ a costare alla fine , al netto del danno ambientale e turistico, dai 26 milioni di euro in su. Ci scommettiamo sin da ora: in su.
L’assenza di arredo urbano, di piste ciclabili e la nonchalanche con cui si abbattono alcuni sanissimi filari di piante , senza motivo alcuno a parte la economicità di impiego di grossi mezzi di cantiere, esprimono nel suo piccolo lo sprezzo del governo lombardo per il lungolago dei comaschi .Lo stesso vale per il rialzo di 90 cm della passeggiata che si trasforma una barriera tra la città’ e il suo lago. Un assurdo urbanistico. Tanto valeva allora una squadra di magùtt che per pochi euro avrebbe in fretta alzato quattro mattoni svizzeri. La risposta sciocca e un po’ arrogante alle obiezioni in merito non merita commenti.
Ma i comaschi sono anche demoralizzati , sfiancati , oramai anestetizzati. Altrimenti ci sarebbe da aspettarsi un sussulto , almeno un travaso di indignazione nella casella di posta che la Regione ha messo a disposizione per “suggerimenti dal basso”e che stride di ipocrisia con lapidarie affermazioni tipo “le quote saranno quelle attuali e non le cambiamo “.
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2 Commenti
E’ un progetto che lascia basiti anche per la sprezzante indifferenza nei confronti del maggior problema che gli esseri umani si trovano ad affrontare in questi anni, in questi decenni. A pochissimi giorni dalla comunicazione ONU-IPCC che ci troviamo a dover prendere decisioni drastiche per fare fronte al riscaldamento globale e ai cambiamenti climatici che comporta, a cui si affianca la rilevazione che la penisola italiana è uno dei territori che maggiormente ha sofferto in questo senso, con un aumento della temperatura che è già al massimo che l’IPCC vuole ammettere entro il 2030 (+1,5°C), il Comune di Como e la Regione Lombardia danno vita ad un progetto che va in senso esattamente opposto. Considerando poi che tutte le agenzie internazionali e tutte le convenzioni al riguardo danno alle città il ruolo principale nel’attuare politiche di contenimento del riscaldamento globale, insistere in progetti del genere assume i contorni di una sprezzante indifferenza e di una sfida alla comunità internazionale. Non fatevi ingannare dal filare di alberi che si vede nel rendering: è già condannato a morte, l’hanno già detto, perché “è un cantiere, ci sono macchine, operai, camion, movimentazione terra e materiali, gli alberi li dobbiamo tagliare”. Ci troveremo quindi con una enorme (24×1000 ca.) striscia di porfido rosso (conduzione termica 2,9, superiore alla media di rocce e affini, 2,3) destinata ad assorbire calore durante le torride giornate estive (che saranno sempre di piu’ nei prossimi anni) e a rilasciarlo nelle ore notturne: saremo fortunati se la temperatura notturna non andrà troppo sopra i 30°C! Con tutte le conseguenze ambientali, paesaggistiche a anche sanitarie e sociali ed economiche che si possono immaginare, dalla diffusione di malattie respiratorie (asma, broncopolmoniti ecc ecc) all’aumento dei consumi energetici per la climatizzazione dei locali (che a loro volta incrementeranno il riscaldamento globale).
Un comportamento, quello di Como e della Regine Lombardia, che marca in modo clamorosamente negativo il futuro delle prossime generazioni.
la cosa che un po’ mi impressiona è poi la totale assenza di verde – non un’area a verde, un’aiuola. immagino l’estate che bello passeggiare su quella spianata arroventata… Inoltre non posso non osservare come non si sia cercato in nessun modo un dialogo con il lago, con il paesaggio esterno, non si vede una discesa a lago, una scalinata, nulla – solo una lunga muraglia. Pare proprio un povero progetto.