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Passaporto vaccinale: libertà o costrizione? Guidotti senza dubbi: “Va esteso alla vita quotidiana”

Il lasciapassare per la libertà ora ha un nome: “Passaporto vaccinale” o meglio, “Certificato verde digitale” o “Green Pass”.

L’idea di permettere a chi è vaccinato, immunizzato o negativo ai test di muoversi in libertà è già realtà in Paesi come Israele o lo Stato di New York, nei quali chi ne è in possesso può frequentare ristoranti, teatri, bar ed eventi, e ora è il turno della Comunità Europea.

Pochi giorni fa, infatti, la Commissione Europea ha presentato l’idea che ora dovrà essere approvata dal Parlamento e dagli Stati membri ma che, nel frattempo, fa già discutere: limiterà la libertà personale o garantirà di tornare presto alla normalità? Per capire meglio di cosa si tratta, ecco un piccolo vademecum utile a chiarire qualche dubbio.

Cos’è?
Anche se non esiste ancora un documento ufficiale, si sa già che si tratterà di un vero e proprio pass, digitale o cartaceo, sul quale sarà presente un QR code che indicherà i dati del possessore, lo Stato membro che l’ha rilasciato, il tipo di vaccino ricevuto e la data di vaccinazione. Ma anche se si è già contratto il Covid sviluppando gli anticorpi o se si è risultati negativi al test per il Covid.

Quindi non sarà necessario vaccinarsi?
No. Il Green Pass potrà anche limitarsi a fornire i risultati del test Covid o la prova dell’avvenuta immunizzazione dopo aver contratto il virus.

Cosa permetterà di fare?
Chi sarà in possesso del Green Pass potrà viaggiare liberamente all’interno dell’Unione Europea senza sottoporsi a quarantene, pur nel rispetto di eventuali indicazioni in merito all’utilizzo di protezioni individuali.

Sarà obbligatorio?
Non è ancora chiaro se il pass potrà essere richiesto da compagnie aeree, aziende di trasporto, per partecipare a eventi o per entrare in locali pubblici ma il commissario europeo alla campagna vaccinale Thierry Breton ha dichiarato che non sarà obbligatorio e potrebbe essere sostituito da un semplice test negativo al Covid.

E la privacy?
Dal momento che il pass conterrà dati medici sensibili, i controlli sul rispetto della privacy saranno molto rigidi. Le informazioni contenute nel documento non potranno essere conservate dai Paesi visitati e non verrà creata alcuna banca dati a livello europeo.

Quando arriverà?
Non c’è ancora una data certa ma l’obiettivo è quello di averlo a disposizione entro giugno.

Fino a quando servirà?
Finché l’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiarerà cessata l’emergenza sanitaria. Ma potrà essere riattivato in caso di nuove situazioni di necessità.

Guidotti: green pass per tutti

Ancora prima che l’idea del Green Pass venisse presentata ufficialmente, il Centro Europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) aveva già espresso alcune perplessità: troppi dubbi sulla durata della riduzione della trasmissione del virus dopo la malattia o il vaccino cui si aggiunge il rischio, tutt’altro che remoto, di discriminare chi vorrebbe essere vaccinato ma è ancora ben lontano dal riuscirci, vista la scarsità di dosi disponibili al momento.

Su questo tema Mario Guidotti, ex primario di Neurologia ed ex Direttore del Dipartimento di Medicina dell’ospedale Valduce da poche settimane in pensione, ha le idee molto chiare: “Sono favorevolissimo al Green Pass per ricominciare a viaggiare – è il suo pensiero – anzi, estenderei il suo utilizzo anche alla vita quotidiana, per cominciare finalmente una riapertura graduale e favorire la ripresa economica”.

Viaggi ma anche bar, ristoranti, negozi aperti a chi può dimostrare, documento alla mano, di essere vaccinato, immune o negativo al test Covid, quindi. Un numero sicuramente non esiguo di persone che però, a oggi, rischia di essere forzatamente composto prevalentemente da anziani o appartenenti a categorie particolari come medici e insegnanti. Troppo poco per immaginare una ripresa o, comunque, una riapertura “democratica”?

“In Lombardia è stato vaccinato un milione di persone, circa un decimo della popolazione – spiega – una cifra che potrebbe permettere di ipotizzare micro aperture in sicurezza pur mantenendo attenzioni come l’utilizzo della mascherina e il distanziamento. È vero, oggi a essere vaccinata è prevalentemente la popolazione anziana ma ci sono anche altre categorie e un po’ alla volta la vaccinazione sarà estesa a tutti. Iniziare a riaprire con gradualità sarebbe un segnale incoraggiante per l’economia. Capisco che escludere chi non può ancora accedere ai vaccini possa sembrare poco democratico ma forse bisogna cominciare a pensare che, come si suol dire, piuttosto che niente è meglio piuttosto”.

E anche per quanto riguarda i dubbi espressi dall’ ECDC circa la durata degli anticorpi, Guidotti è ottimista circa una possibile soluzione: “Il passaporto potrebbe avere valore solo per qualche mese – dice – dopo di che si può ipotizzare di rifare le analisi per la ricerca degli anticorpi per prorogarne la scadenza. Una soluzione si trova, se si vuole”.

Un ottimismo che però, a conti fatti, si scontra con il giusto realismo: “Riaprire a chi è in possesso di una sorta di lasciapassare non dovrebbe però tradursi in un ’liberi tutti’ incontrollato – conclude – e probabilmente il desiderio di attuare una scelta del genere si scontra con la paura che non sia attuabile un vero controllo. Penso ad esempio ai bar, molto più difficili da controllare rispetto a un aeroporto e persino a un ristorante. Però non possiamo andare avanti a erogare sussidi all’infinito e se questa soluzione può far ripartire l’economia allora ben venga”.

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Un commento

  1. Certo, Guidotti, e quelli che ancora non hanno potuto fare il vaccino? Rimangono fuori? E chi ha già fatto il Covid ma in modo asintomatico, perché dovrebbe essere tagliato fuori dalla società? Tutto questo arricchirà solo gli avvocati, con infinite cause, perché è evidentemente tutto illegittimo, discriminatorio ed anticostituzionale.

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