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Piazza Cavour, l’architetto Beretta: “Salotto buono sì, nel senso che è scomodo e si sta meglio in tinello. Facciamoci un bosco”

Hai voglia a dire che è brutta rimpiangendo quando era una darsena e immaginando pavimentazioni, fontane, arredi e aiuole. Tutto inutile perché Piazza Cavour, semplicemente, non è una piazza, con buona pace di tutti. Parola dell’architetto comasco Sergio Beretta, attento osservatore del rapporto tra spazi pubblici e chi li vive, che offre una lettura di questa zona tutt’altro che scontata. (Qui tutti i più recenti contributi nell’ambito del dibattito aperto dall’architetto Ado Franchini).

“Inutile girarci intorno, a differenza di altri spazi della città, anche senza auto Piazza Cavour resta un parcheggio e per capirlo basta osservare come viene vissuta dai passanti – spiega – è talmente vasta che per percorrerla in diagonale ci si impiega un minuto e mezzo ma, se ci si prende il tempo di osservare, ci si accorgerà che quasi nessuno la fa, a parte i gruppi di turisti che vengono riuniti qui dalle guide. Questo perché la parte più istintiva del nostro cervello ci porta a evitare di attraversare spazi così vasti preferendo camminare lungo i bordi”.

Bordi che, però, altro non sono che vere e proprie strade, più o meno “ufficiali”, isolate dal resto di quella che, idealmente, dovrebbe essere una piazza, cioè un luogo di aggregazione e ritrovo: “I due lati lunghi (quello verso il lago e quello verso l’Hotel Barchetta, Ndr), sono ancora due strade con tanto di capolinea degli autobus e un portico separato da quello che, forse, è il gradino più alto di Como – fa notare – il lato del Bar Monti, invece, ha addirittura ancora il marciapiede mentre i tavolini sono a ridosso di un semaforo, per non parlare poi del lato del Metropole, con le fioriere che chiudono lo spazio dei tavolini e stringono al minimo l’ingresso alla piazza per chi arriva dalla parte della Navigazione”.

Nessuna pietà neppure per il verde e gli arredi, che tutto fanno tranne che contribuire a far vivere questo luogo: “Il verde c’è, ma tutte le aiuole sono recintate e inaccessibili, elemento che contribuisce ancora di più a isolare i bordi dal centro della piazza, per non parlare del lato verso il Barchetta che è addirittura chiuso da siepi con un passaggio pedonale piccolissimo – sottolinea – e poi le panchine sono dispose nel peggiore dei modi possibili”.

Como vista aerea piazza CAvour

Una condanna senza apparente possibilità di appello, salvo avere il coraggio di realizzare un intervento che cambi radicalmente la percezione di questo luogo, e quindi anche il modo di viverlo: “Il punto non è stabilire se Piazza Cavour sia più o meno brutta, il punto è rendersi conto che, così com’è strutturata, è ancora pensata per le auto e non per i pedoni – dice l’architetto – in questo momento possiamo dire che sia il ‘salotto buono’ della città, ma nell’accezione peggiore del termine, cioè quella di un luogo scomodo, in cui si entra solo se c’è qualche ospite importante mentre gli amici si ricevono in tinello dove si è a proprio agio. Una visione borghese ormai superata nelle case che andrebbe eliminata anche negli spazi pubblici”.

La soluzione? Ideare un punto attrattivo che invogli chi passa a vivere l’intero spazio della piazza: “Se dovessi fare una proposta provocatoria direi di farci una piscina, un luogo in cui questa città che tiene lontana l’acqua possa fare pace con questo elemento anche solo immergendoci i piedi – dice Beretta – nella realtà ci si potrebbe fare qualcosa di simile a un bosco, un elemento che attragga e con cui le persone possano interagire perché altrimenti, senza tenere in considerazione questo aspetto, puoi immaginare tutte le pavimentazioni e le panchine che vuoi ma Piazza Cavour resterà sempre e solo un luogo di passaggio”.

L’ARTICOLO CHE HAI APPENA LETTO E’ USCITO SU COMOZERO SETTIMANALE: ECCO DOVE PUOI TROVARLO

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8 Commenti

  1. Per una città bella come Como piantare un bosco in piazza Cavour…sarebbe la scelta corretta …una scelta di grande maturità.Sarebbe bello attribuire ad ogni albero un nome ed una carta di identità: luogo di nascita, data di nascita e magari anche un accenno storico della propria diffusione nel mondo. Io personalmente che sono un grande amante degli alberi farei la stessa cosa anche in piazza Gianfranco Miglio. Si potrebbe pensare anche a qualche collaborazione o gemellaggio con la Villa Taranto..Como se lo merita!! Sogno una città ad impatto zero…solo mezzi ibridi o elettrici con l’ex Ticosa piena di parcheggi. Como ha un enorme potenziale per diventare una città virtuosa.

  2. ADO FRANCHINI “Ia accezione piccolo-borghese del termine” (salotto).
    Ma va a cà di prà che ta la scurtat . (accezione radical chic del termine)

  3. Beretta ha ragione. Il problema del luogo, dopo la perdita di identità dovuta al riempimento del porto antico, è un problema di spazio e di dimensione urbana, non di sistemazioni a terra.
    Ma indietro non si torna nella evoluzione dei fatti urbani.
    Mi piacerebbe riparlarne, e mi piacerebbe avere finalmente di fronte una Amministrazione Comunale con il coraggio di essere davvero così forte da scegliere di essere unica, come lo furono le amministrazioni che a fine ottocento realizzarono il Lungolago è la diga foranea . Una illusione probabilmente, ma non è mai detto che non possa succedere, prima o poi.
    Piazza Cavour è stato uno dei due temi della mia tesi di laurea in architettura nel 1982.
    Ho una buona conoscenza analitica del luogo, della sua storia e della dimensione fisica e urbana di questo spazio, dilatato verso il paesaggio.
    La questione del “salotto” mi ha sempre davvero infastidito per la accezione piccolo-borghese del termine, certamente inventata da qualche personaggio locale; ed è rimasta appiccicata alla piazza come un vecchio nastro adesivo consunto.
    Penso che la mia idea per piazza Cavour, – che ha anche a che fare con l’idea del bosco di Beretta, – sia ancora valida, dopo tanti anni, e se vorrete ve la ripresenterò.

  4. Facendo quattro passi in riva a Malgrate, ci si può fare un’idea di come avrebbero potuto essere il nostro lungolago e la sua piazza:
    VIVIBILI e RILASSANTI.
    (Più verde, meno piastrelle, granito, cemento: più fresco, meno calura)

    1. I comaschi non sanno e non vogliono sapere nulla di quel ramo di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi….. infatti non hanno mai nemmeno saputo del bellissimo lungolago di Malgrate.
      E questa malcelata supponenza sta per produrre uno dei più insignificanti Lungolago della Lombardia.

  5. Si può non essere d’accordo? Visione molto green e attuale…. però un laghetto una fontana, magari con una cascatella che arriva fino al lago… qualcosa con l’acqua ce lo metterei

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