“Si tratta di un punto perfetto della città. Abbiamo spazio per giocare a calcio. I bambini hanno la possibilità di fare amicizia. I grandi staccano dopo il lavoro. Io stesso sono nato a Camerlata e poi mi sono trasferito a Montano Lucino ma vengo qui, ogni sera. È un posto che potrei definire caldo”.
A parlare è Enea, 14 anni. Sono da poco passate le nove di sera. Mangia patatine e beve un succo di frutta Esselunga insieme agli amici Devid e Rashard, dopo qualche calcio a una palla di cuoio sdrucita sotto le luci biancastre dell’immenso spiazzo davanti all’Esselunga della Ca’ Merlata.
In pochi, semplici concetti, Enea ha sintetizzato il valore che piazza Fisac, realizzata da Esselunga nel 2016 per il Comune di Como, ha assunto per Camerlata: un punto di ritrovo e aggregazione, in un quartiere che negli ultimi vent’anni ha perso riferimenti per la comunità.
A un osservatore esterno, una catena di supermercati che si adopera come urbanista e dona a un quartiere una seconda piazza totalmente pedonale potrebbe sapere di espediente commerciale per attrarre clienti. In effetti, Yusuf, Amin e Wasim, tra i 12 e i 14 anni, si dicono entusiasti di poter “giocare a calcio e poi mangiare qualcosa preso al supermercato”.
Ma ai residenti che in piazza trovano l’occasione per socializzare importa poco chi sia il committente dietro all’opera, soprattutto quando l’alternativa – piazzale Camerlata – è in sostanza una maxi-rotatoria senza possibilità di utilizzo per la popolazione.
Lo spiegano bene Francesco e Vincenzo, due professori di scuola superiore che si sono ritrovati per scambiarsi alcuni libri di chimica, poco dopo le nove, e proprio nella piazza davanti al supermercato. “In fin dei conti, il fatto che la piazza sia un progetto di una grande compagnia non importa, quando vivi in un quartiere che ha tanto bisogno di interventi” dice Vincenzo. “Il fatto che la piazza sia illuminata praticamente a giorno stimola un utilizzo sociale del luogo, strappandolo all’illegalità – conclude Francesco- così si incoraggia la creazione di legami”.
Poco più in là, vicino al piccolo parco giochi sul lato sinistro della piazza, Antonia, Bianca e Ilaria sono tre mamme ritrovatesi per far giocare i propri bambini e scambiare qualche parola dopo cena. Ilaria è nata e cresciuta a Camerlata e ha visto le intense trasformazioni che hanno percorso il quartiere negli ultimi due decenni.
Tra l’arrivo massiccio di stranieri e la lenta morte di via Varesina, la mamma racconta l’apertura di Esselunga come il motore immobile della rinascita ma non senza risvolti oscuri. “Negli ultimi vent’anni abbiamo perso tutti i punti di aggregazione. Abbiamo perso la biblioteca, il nido, la circoscrizione. Il Gloria rischia di chiudere. Poi hanno costruito la piazza e riaperto il multisala e il quartiere ha finalmente trovato il suo centro – spiega Ilaria – uno vorrebbe la cultura come punto di riferimento e non le baguette a 50 centesimi ma tant’è. Va bene così”.
Tuttavia, per le tre donne, la rinascita ha avuto un prezzo molto più alto. “Per un bar o un’attività familiare che chiude, c’è una sala slot o un centro massaggi asiatico che apre, certo non una libreria o un teatro” commenta Bianca.
La conclusione spetta però ancora a Ilaria che con amara ironia dice: “Certo la piazza è molto bella, instagrammabile. Vieni al multisala che è bellissimo. Poi però basta che ti avventuri nel resto di Camerlata per trovare il disagio”.
7 Commenti
Dopo questo articolo sponsorizzato, capisco perché le mie riflessioni sulla….riqualificazione di rebbbio/camerlata non sono state pubblicate.
Dopo questa assurdità cogliamo l’occasione finalmente per invitarla a usare un linguaggio più consono nei commenti e saranno tutti pubblicati.
Dopo questo articolo ho anche compreso quale sia il linguaggio…più consono per lei. Grazie e buona fortuna.
Ottimo.
Parte della mia infanzia è stata a Camerlata, nella Voluntas calcio, e la vita era all’oratorio e al campetto..la piazza era quasi vivibile. Concordo che con il supermercato abbia ripreso vita un po’ più in su. Della fontana ridotta a una rotatoria dobbiamo ringraziare l’ingegner lorini, che l’ha resa così nel 2000-2002, e che ha fatto diventare una tangenziale via badone ed una coda unica sia Varesina sia Paoli a senso unico ?, sia Canturina
? solitamente, in testa o in calce, appare la dicitura “contenuto sponsorizzato” che in questo caso non vedo, anche se…
Anche se, niente.