Con un balzo indietro di 75 anni, sul Lario tornano a “scontrarsi” i due inni delle opposte fazioni nere e rosse: l’inno partigiano “Bella Ciao” e le note fasciste di “Giovinezza”.
Tutto nasce da un post su Facebook del deputato meloniano Alessio Butti che ironizza sulla proposta di legge che porta la prima firma del deputato PD Gian Mario Fragomeli e che vede fra i firmatari anche i deputati dem Fassino, Pezzopane, De Maria, nonché quelli di LeU Pastorino e Stumpo, Anzaldi di Italia Viva e Maraia del M5S, con cui si chiede “il riconoscimento della canzone Bella Ciao qual espressione popolare dei valori fondanti della nascita e dello sviluppo della Repubblica”.
Una premessa da cui discende l’invito per cui “a decorrere dall’anno scolastico 2020/2021, nelle scuole di ogni ordine e grado, nell’ambito delle attività didattiche finalizzate all’acquisizione delle conoscenze relative alla seconda guerra mondiale e al periodo storico della Resistenza e della lotta partigiana è inserito lo studio della canzone”. E poi che Bella Ciao sia cantata “dopo l’inno nazionale, in occasione delle cerimonie ufficiali per i festeggiamenti del 25 aprile, anniversario della Liberazione dal nazifascismo”.
Ma se il deputato comasco di FdI ironizza sulla proposta di legge (“Ecco la proposta economica del PD che ci porterà fuori dalla crisi. Praticamente elevare al rango di “vice” inno nazionale “Bella ciao”. Vi sembra utile? Intelligente? Cosa ne pensate?”), l’ex consigliere regionale lombardo ed ex sindaco di Argegno, dello stesso partito, Francesco Dotti, lancia tra i commenti una proposta decisamente più di nero vestita: “Ma questi sono istigatori! Con tutti i problemi che ci sono cosa vanno a tirar in ballo. Noi canterem Giovinezza!”.
Ossia la canzone storica del Ventennio.
Un commento
Proposta inutile.
Definirla provocatoria invece fa capire come per alcuni personaggi sia una questione di voler cercare lo scontro a tutti i costi, ma che problemi hanno esattamente?