Le difficoltà che ancora oggi la città di Como – come, purtroppo, quasi tutte le città – ancora frappone tra sé e chi è costretto in carrozzina. E’ un racconto amaro quello affidato a Civitas da Filiberto Crisci, che esprime il rammarico per la presenza ancora di tanti pericoli e tante barriere architettoniche nel capoluogo, con la speranza che il tema venga affrontato in maniera decisa da chi di dovere. Di seguito il testo integrale.
Giovedì passavo sul marciapiede del Valduce e ho visto un uomo con la sua carrozzina rovesciato per terra, con accanto alcune persone che lo assistevano in attesa di un’ambulanza. Era dolorante e si lamentava della sfortuna.
Per non intralciare con la mia carrozzina elettrica sono andato oltre, confortato dal vedere che non era solo. Mezz’ora dopo sono ripassato di lì mentre stavano per alloggiarlo in una barella e farlo salire sull’ambulanza. Non so come mai ci sia voluto tutto quel tempo per soccorrerlo e non ho chiesto. Mentre passavo una delle persone che lo avevano aiutato mi ha fatto segno al solco del marciapiede che ha causato la caduta.
A Como è ancora possibile farsi male a causa dell’incuria che accompagna strade e marciapiede, oltre agli accessi agli edifici pubblici o aperti al pubblico. Non mancano le leggi a riguardo, e non sono mancati lungo gli anni i necessari stimoli dal basso per farle rispettare; ma siamo ancora a questo livello.
Si spendono parole, fondi e frecce acuminate per argomenti anche molto meno vitali, ma si rimane ancorati ai timidi tentativi degli anni passati per quanto concerne la fruibilità della città e la sicurezza per tutti.
Non si tratta di augurare al Sindaco o agli Assessori di avere un giorno bisogno proprio di ciò che non hanno provveduto ad attuare (le proprie difficoltà, specie se di questo genere, si augurano a una selezionatissima schiera di criminali!); ma ricordare loro che si tratta di una materia non trascurabile è inevitabile.
Filiberto Crisci
2 Commenti
Invece dell’arroganza serve la sensibilità…che sembra mancare.
I veri scivoli in città si possono contare sulle dita, parlo purtroppo per esperienza diretta. La maggior parte dei pochi esistenti ha un dislivello di vari centimetri, o una pendenza troppo ripida, o ricavati alla meno peggio da uno sbilenco declino del marciapiede, ma il peggio è quando lo pseudo scivolo esiste solo da un lato degli attraversamenti e all’altro lato ci si trova di fronte un alto scalino senza alcuna possibilità di proseguire. Si è arrivati addirittura ad eliminarli (dove esistenti) su alcuni marciapiedi a seguito di lavori. A Como, oltre ai residenti con difficoltà motorie, arrivano anche turisti disabili…….