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Remo Ruffini: “Il viaggio fatidico, i negozi a Como con il mio marchio, il sogno Moncler diventato realtà”

Dalle salde origini comasca – con i primi negozi – fino alla rinascita per merito suo del glorioso marchio Moncler fino alla fantascientifica nuova sede appena inaugurata a Milano. L’imprenditore Remo Ruffini, presidente, l’amministratore delegato e il direttore creativo di Moncler, ha rilanciato un lunga intervista ad Alain Elkann per La Stampa, in cui ripercorre il suo grande successo nato e partito (anche letteralmente, come vedremo) dal Lago di Como.

Già, perché prima di inaugurare nei giorni scorsi la nuova sede milanese firmata da ACPV ARCHITECTS Antonio Citterio Patricia Viel, nel quartiere di rigenerazione urbana Symbiosis, per 77mila mq, con un edificio di sei piani alto 32 metri, un vasto showroom e un’area verde. Chiamato “Casa Moncler”, gli esordi furono fatti di sogni, intuizioni e viaggi. Uno in particolare assolutamente decisivo.

Avevo 20 anni – ha raccontato Ruffini ad Elkann – entrambi i miei genitori lavoravano in questo settore e ricordo che discutevamo con chi dei due dovessi andare a lavorare. Avevo trascorso qualche mese con mio padre a New York, ma volevo trovare una mia strada. Era il 1982, l’epoca delle camicie button-down, ed ero appena stato in New England, la mia passione. Dissi a mio padre che sarei tornato in Italia per costruire qualcosa di mio, e me ne andai con l’idea che mi era venuta a Martha’s Vineyard, il marchio New England. Per il primo anno, facevo tutto io, dal fattorino al presidente”.

Molti comaschi se lo ricorderanno quel marchio, tra il grande magazzino a Tavernola e il negozio in via Rusconi. Era l’inizio di una grande storia da imprenditore.
Parlando sempre del marchio New England, infatti, Ruffini racconta che “era la mia creatura, lo amavo molto, trascorrevo quasi tutti i giorni in ufficio. Più che un lavoro, era diventata una passione ossessiva. Avevo un socio che voleva fondersi con un altro gruppo, quindi me ne andai. In quel periodo riscoprii un’altra mia grande passione, la montagna. Ero nato e vissuto a Como, dove si poteva andare a sciare nel pomeriggio dopo la scuola”.

Eppure, ancora prima, c’era già un segno del destino: “Avevo il famoso piumino Moncler azzurro, l’avevo comprato lo stesso giorno in cui mi regalarono il motorino, a 14 anni. Non c’erano ancora i “paninari”, era il 1975 o 1976. Mi innamorai di quel piumino, era il sogno di un quattordicenne: avere un motorino ed essere libero di andare dove vuoi, sempre con il Moncler. Quel ricordo non mi abbandonò mai, anche quando non lo usai più perché avevo l’auto. Poi, un giorno qualcuno mi disse che Moncler era in vendita”.

Il resto è storia: la società francese acquisita a 40 anni, il rilancio dell’inconfondibile marchio e infine l’impero di oggi.

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