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Il mito Como Bar, i manga, l’alimentari senza tempo e i residenti: via Volta vive e dorme tranquilla (o quasi)

Oasi di pace per comaschi in fuga dal caos del centro e scorciatoia per attraversare la città senza incappare in orde di turisti, Via Volta è una delle ultime vie della città murata a essere quasi totalmente residenziale tanto che, a percorrerla dopo una certa ora, sembra di tornare indietro nel tempo, quando Como alle sette di sera abbassava le serrande e il centro si spopolava “che domani ci si alza presto per andare a lavorare”.

Ma dietro le facciate dei palazzi nobiliari interrotte da sparute attività commerciali, questa via silenziosa stretta tra il traffico di viale Varese e la crescente vivacità di via Diaz, nasconde una doppia anima, un mix tra la bellezza di avere un’identità diversa, e per certi tratti unica, e la sensazione di essere un po’ dimenticata.

Per farcela raccontare abbiamo incontrato alcuni esercenti e qualche residente. Un campione tutt’altro che esaustivo, è ovvio, ma comunque ricco di punti di vista e spunti interessanti.

L’alimentari

Avete presente quei negozietti idi una volta dove, mentre si ordina il prosciutto, si fanno due chiacchiere e dove, a portarti a casa la spesa, non arriva di corsa il furgone del supermarket ma il sorriso del proprietario con il sacchetto nel cestino della bici?

Ecco, lo storico alimentari di via Volta è esattamente questo: una macchina del tempo capace di raccontare ancora oggi, nell’era della spesa online, quanto è bello trovare una persona che ti conosce da una vita dietro la cassa.

“La mia famiglia gestisce questo negozio dal 1958 e conosco molto bene via Volta – racconta la titolare Ilaria Dell’Acqua – questa è rimasta una delle poche strade davvero dei comaschi perché qui i turisti, oltre ad attraversarla velocemente venendo da Viale Varese, non vengono. Infatti la nostra clientela è fatta principalmente da comaschi che approfittano volentieri delle consegne a domicilio e da qualche tedesco, tra i pochi a uscire dalle vie più centrali per scoprire anche altri punti della città”.

Una tranquillità che, però, secondo Ilaria, avrebbe bisogno di un pizzico di vitalità in più, “magari sull’esempio di via Diaz, che negli ultimi anni è rinata del tutto”.

Il bar

All’angolo con via Cinque Giornate, punto strategico per intercettare chi arriva dal centro e chi entra nella città murata da viale Varese, c’è lo storico “Como Bar”.

Il Gino in giacca celeste, Max e i “ragazzini” dell’aperitivo: la favola che salva il Como Bar

Un luogo che è riuscito nell’impresa, più unica che rara, di riuscire a cambiare pelle senza perdere la sua anima di “seconda casa” di generazioni di comaschi.

Da qualche anno, infatti, al mitico Gino si è affiancata una nuova proprietà, un gruppo di amici e affezionati clienti che ha dato nuova vita al locale come raccontano, da dietro il bancone, Sofia e Giulietta: “Chi viene qui, dalla pausa pranzo a compagnie di più di venti persone per l’aperitivo, lo fa perché sa di poter trovare un posto in cui bere o mangiare qualcosa lontano dalla calca che c’è intorno ai tavolini di altre zone del centro – spiegano – è una via tranquilla, pur essendo in centro, e per questo, oltre ai clienti storici, arrivano anche molti giovani e turisti, oltre a persone che parcheggiano in viale Varese per andare in centro”.

Il negozio di abbigliamento

Meno rosea invece la visione di Marco che, qualche metro più in là, gestisce da oltre sei anni un negozio di abbigliamento vintage: “Quando ho deciso di aprire qui, dopo tanti anni in via Vitani, l’ho fatto perché questa mi sembrava una via tranquilla, senza scritte sui muri né cattive frequentazioni ma in questi anni è stato sempre più un calando fino a diventare quella che è oggi: una strada dimenticata di una città sonnolenta, se non addirittura sedata – dice infatti – qui non c’è alcun controllo, soprattutto la sera, e non c’è cura a partire dalla quasi totale assenza di cestini per arrivare ai gruppi di ragazzi che usano la rientranza della chiesa di Sant’Eusebio come una latrina”.


Una descrizione che è un bagno di realtà, forse non del tutto inaspettato, ma sicuramente importante: “Eppure basterebbe davvero poco per amarla un po’ di più, a partire ad esempio da qualche cartello per indicare che qui si trova la casa di Alessandro Volta – è il suo suggerimento – i turisti passano di qui venendo da viale Varese, ma da una città che li accoglie con un bagno chimico all’ingresso delle mura, in effetti, non ci si può aspettare più di tanto”.

Il negozio dei manga e dei giochi

“Sicuramente è una via un po’ trascurata, anche se è in pieno centro – gli fa eco Max Tassone, titolare del vicino negozio PlayTime frequentatissimo da ragazzi alla ricerca di fumetti, manga, carte collezionabili e giochi da tavolo – non possiamo sicuramente parlare di chissà che malavita ma spesso al mattino ci ritroviamo a pulire la strada in prima persona”.

La soluzione secondo lui? Renderla più bella. “Via Volta non sarà mai una ‘vasca’ perché è una via prevalentemente residenziale e gli spazi per aprire nuove attività commerciali sono ormai esauriti – dice – noi ormai siamo conosciuti, lavoriamo molto con il passaparola e attiriamo molti ragazzi anche grazie ai diversi tornei che organizziamo quindi non possiamo lamentarci, ma sicuramente questa è una strada che merita di essere valorizzata rendendola in qualche modo più bella”.

“Si dormono sogni tranquilli (o quasi)”

Ma cosa pensano i residenti di via Volta? Si riconoscono nell’immagine di strada tranquilla a misura di comasco o la vedono trascurata, come sottolineato da qualche negoziante? Abbiamo raccolto tre voci provando a raccontare una via che cambia volto anche solo in pochissimi metri.

Bernardo Corti

Poco meno di vent’anni, università a Milano ma casa da sempre nella parte “bassa” di via Volta, quella verso la movida di piazza Volta. Da un ragazzo così ti aspetteresti uno sguardo ipercritico per una via tutto sommato sonnolenta rispetto ad alte zone e, invece, lo spaccato che ne fa Bernardo Corti è maturo e lucidissimo, fatto di amore per una strada che sa davvero di casa: “Anche se negli ultimi anni c’è più movimento grazie al Como Bar rimodernato, al ristorante e alla fumetteria, mi piace che via Volta non abbia perso il suo carattere residenziale e tranquillo – racconta – ma, soprattutto, il senso di comunità fatto anche solo di un saluto dal proprietario del bar che ti conosce da una vita, non è scontato”. E anche sulla sensazione di trascuratezza percepita da alcuni, Bernardo ha le idee chiare: “La trovo una via pulita e, anche se la sera si formano gruppetti di ragazzi, non ho mai avuto una sensazione di insicurezza – dice – sicuramente, però, è una via monotona, un vialone dritto senza personalità che potrebbe essere abbellito con qualche vaso e del verde”.

Nicola Felsovanyi

Pur abitando a pochi metri di distanza, invece, la sensazione di Nicola Felsovanyi è meno idilliaca: “Dipende tutto dal punto in cui abiti – spiega infatti – la zona dell’incrocio con via Cinque Giornate è sicuramente la più vivace perché, se da un lato è vero che accoglie chi fugge da piazza Volta in cerca di tranquillità, dall’altro il risultato è che c’è rumore fino a notte fonda tanto che molti residenti hanno addirittura presentato un esposto”. Ma anche durante il giorno, non manca qualche problema: “È una strada piuttosto trafficata pur essendo Ztl ma questo è lo scotto da pagare per farci consegnare i pacchi fin sotto casa. Quello che in realtà mi da più fastidio è l’abuso di pass invalidi: se i vigili mettessero un presidio nascosto farebbero una strage”.

Giovanna Petazzi

Casa e studio nella parte più alta e tranquilla della via, l’avvocato Giovanna Petazzi ha una visione ancora diversa di una via che, superata la Biblioteca, diventa completamente residenziale, quasi un mondo a parte. “Vivere in questo tratto offre sicuramente molti vantaggi perché siamo in centro storico, a due passi da tutto, ma senza l’affluenza di turisti di altre zone della città murata – dice – lo svantaggio, però, è che nelle ore serali la via è totalmente deserta e senza controlli tanto che, se devo rientrare da sola tardi, piuttosto che andare a piedi prendo la bicicletta”.

E se questo potrebbe sembrare semplicemente lo scotto da pagare per vivere in una delle vie più nobili della città, fatta di palazzi storici e giardini pensili, in realtà lo sguardo di chi considera questa bellezza semplicemente “casa” non può non posarsi su alcuni dettagli di degrado tutt’altro che secondari: “Questo tratto di via Volta, negli ultimi anni, ha visto diversi interventi di riqualificazione che, però, contrastano con alcuni angoli abbandonati da tempo – spiega – in particolare l’ex carcere di San Donnino, la sede della Guardia di Finanza vuota e il palazzo di proprietà del Comune che ospitava la casa-albergo. Un degrado che cozza fortemente con l’eleganza che questa via potrebbe avere”.

L’ARTICOLO CHE HAI APPENA LETTO E’ USCITO SU COMOZERO SETTIMANALE: ECCO DOVE PUOI TROVARLO

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Un commento

  1. l’unico vero Bar di Como era l’Argentino, quando c’era ul Romano. Gli altri non erano nulla al confronto.

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