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Assembramento: la questura chiude il Dadone per un giorno. Esselunga non ci sta: “Respingiamo ogni accusa, mai superata la capienza”

Un cartello affisso dalla polizia di stato a fine mattinata all’ingresso del Dadone, punto vendita esselunga di via Carloni, parla di “chiusura provvisioria per giorni uno” alla luce del Decreto Legislativo del 25 marzo 2020. Si tratta del documento che norma, tra l’altro, le restrizioni covid e le regole anti assembramento.

Si attendono ulteriori dettagli dalla Questura ma secondo quanto abbiamo potuto apprendere si tratterebbe di assembramenti, pare, registrati in zona casse.

Nel frattempo è arrivata una nota di Esselunga, la riportiamo integralmente:

Oggi pomeriggio venerdì 2 aprile il negozio di Como Via Ambrosoli (angolo via Carloni) resterà chiuso su indicazione delle forze dell’ordine che hanno registrato un presunto sovraffollamento. L’azienda respinge del tutto quanto imputato: gli ingressi in negozio, infatti, sono costantemente monitorati attraverso un sistema informatico e sono contingentati in caso di progressivo affollamento.

L’azienda ha potuto verificare dai sistemi di controllo che nell’intero arco della mattina non sono mai stati superati i limiti consentiti dalle disposizioni in vigore e ne darà conto agli organi preposti.

Siamo estremamente dispiaciuti e ci scusiamo con i clienti per il disagio arrecato. Domani il negozio sarà aperto regolarmente.

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3 Commenti

  1. Il problema è che se, sulla carta, non vengono superati i limiti consentiti, di fatto la gente si accalca tutta nel reparto frutta, verdura, pesce ed alimentari, con conseguenti assembramenti.

  2. Se pubblicherete, prego mettere lo pseudonimo “Acquirente paziente”. Grazie.

    In tardissima mattinata si entrava dieci alla volta.
    Con pazienza ho fatto alcuni acquisti.
    Non posso sapere se in precedenza fossero avvenuti superamenti dei limiti di presenze.
    Alle 19 sono tornato per alcuni altri acquisti, constatando la chiusura, dirottandomi quindi in altro supermercato.
    La chiusura del più ampio supermercato cittadino di riflesso ha inevitabilmente concentrato i clienti nei supermercati di minori dimensioni, incrementando improvvisamente il pericolo di vicinanza.
    La domanda è se nell’interesse collettivo la chiusura sia stata scelta saggia o, sussistendone i presupposti, la sanzione pecuniaria non fosse quella preferibile nella prospettiva della salute dei Cittadini.

    1. Condivido. Il suo ragionamento è troppo semplice, come è troppo complesso spiegare ai piccoli esercenti che per evitare il contagio bisogna evitare gli assembramenti nei piccoli spazi. In ogni modo, i supermercati sono in grado di monitorare sistematicamente le persone presenti nei loro spazi di vendita. Credo che la società che gestisce il Dadone in questo sia all’avanguardia. Gli sarà andato in tilt il sistema informatico? Oppure i controllori hanno fatto confusione con il pallottoliere? Oppure era l’unico modo per non ascoltare più le lagne di Confesercenti per almeno una settimana? Mah….mi sa l’ultima!?.

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