RADIO COMOZERO

Ascolta la radio
con un click!

Attualità

Ricetta Locatelli: “La povertà non si combatte con gli hashtag. No al dormitorio ma ecco il mio piano”

Alessandra Locatelli, vicesindaco e assessore alle Politiche sociali del Comune di Como, ha voluto sottolineare come la conferenza stampa di questa mattina a Palazzo Cernezzi non sia una risposta alle brucianti polemiche provenienti da politica, chiesa e città in merito alla gestione delle gravi marginalità sul territorio cittadino, di cui il portico di San Francesco è diventato triste simbolo.

Eppure una frase dal piglio tagliente sembrerebbe dimostrare il contrario.

“La povertà non si cancella con un colpo di bacchetta magica. O con degli hashtag. La povertà si contiene con dei progetti mirati” ha commentato Locatelli, riferendosi (non troppo) velatamente alla campagna social #mettiamocilafaccia lanciata per chiedere l’apertura di un dormitorio permanente per i senza fissa dimora in città e facendo il punto sui fronti che vedono il Comune impegnato contro povertà e marginalizzazione sociale.


“Como non è perfetta ma è a buon punto – ha spiegato l’assessore – rispettiamo le linee guida proposte sul piano nazionale. Abbiamo un dormitorio permanente in via Napoleona attivo da dieci anni, due mense, due centri diurni, docce a disposizione per chi dorme per strada oltre a progetti di inclusione lavorativa, di inclusione abitativa”.

Implicita replica a chi, nelle scorse settimane (qui), ha chiesto a gran voce un dormitorio permanente in città, Locatelli ha svelato anche la propria strategia per il futuro.

Foto Pozzoni

“Aprire un altro dormitorio servirebbe per metterci la coscienza a posto. Noi intendiamo piuttosto promuovere l’autonomia abitativa e lavorativa, la risocializzazione delle persone marginalizzate – ha affermato – abbiamo un progetto di housing first (assegnazione di singoli alloggi a senzatetto per favorirne la reintegrazione sociale, Ndr) e di reinserimento al lavoro. Abbiamo intenzione di riaprire i bagni di Piazza Martinelli in modo da poter inserire altre persone per attività di controllo, pulizia e apertura ai cancelli. Tutto questo non sarebbe possibile mettendo un tetto provvisorio sulla testa delle persone”.

Altro elemento presentato in conferenza stampa è la proroga al 2020 per “Strade Verso Casa”, progetto dal bando ancora aperto e che prevede, oltre alla distribuzione di sacchi a pelo, kit di prima igiene e per l’accesso alle mense, ulteriori iniziative per l’avviamento delle persone attualmente nei dormitori a percorsi lavorativi e abitativi, come spiegato da Gabriella Zoccola, assistente sociale del Comune di Como.

Ph: Pozzoni

Il dispositivo di contingenza  del problema dell’emarginazione sembra promettere quindi nuovi sviluppi futuri, stando alle parole di Locatelli: “Vogliamo fare qualcosa di più. Vorremmo avviare un’opera di ricognizione e censimenti di chi è sul territorio per un’azione ancora più mirata sulle persone, per capire come aiutarle. Per quanto riguarda Emergenza Freddo, il Comune ha stanziato 8mila dei 30mila euro rendicontati. L’obiettivo è arrivare a 10mila. Si tratta di un segnale di rispetto per chi si adopera per l’assistenza durante l’inverno oltre che di buon senso”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

3 Commenti

  1. Se come dice basta il dormitorio di via napoleona, ci spieghi perchè le persone sono tornate a dormire sotto i portici di san francesco e perchè d’inverno si devono approntare le tende presso il Cardinal Ferrari (se basta il dormitorio di via Napoleona!!!)

  2. Il problema non è il confronto tra hashtag e iniziative future che fanno parte delle normali attivita dei Servizi sociali del Comune. Il problema è che, allo stato attuale, i senza tetto dormono sotto i portici di San Francesco e si è persa l’opportunità con la chiusura del Centro di via Regina di evitarlo.
    Avrei qualche perplessità anche sulle soluzioni di recuperare “autonomia abitativa e lavorativa”. Se si parlasse con questa gente si scoprirebbe che pochissimi vorrebbero essere “recuperati”. La loro condizione è spesso frutto di un rifiuto alle regole di chi li vuole “recuperare”. È un disagio sociale a volte accompagnato da un disagio psicologico o addirittura psichiatrico. Troppo lungo il discorso….e forse anche inutile per chi non ha interesse politico ad ascoltare. In ogni caso mi auguro che Maesani, Lissi, Mantovani, Fanetti e tutti quelli che ci hanno “messo la faccia” si facciano ascoltare da quella gran parte della città che non è stata educata a girarsi dall’altra parte. Credo che il loro impegno e la loro collaborazione, darà grandi frutti.

  3. Di dormitori aperti ne servirebbero più di uno:
    – via Napoleona è scomoda e (immagino) non sufficiente (quanti posti liberi ci sono in media?);
    – concentrare tutti i bisognosi in un unico punto, in un quartiere, certo non aiuta il loro re-inserimento nella società.

Lascia un commento

Potrebbe interessarti:

Videolab
Turismo