Un elemento chiave per la sopravvivenza è la capacità di adattamento a nuove, spesso ostili, circostanze. In molti casi, però, a fare la differenza è anche lo spirito di iniziativa. E Riccardo Arcellaschi, 49 anni, è esempio di questa qualità. Riccardo, infatti, di mestiere vuole fare il codista professionista.
“Ho fatto il dipendente per una ditta di trasporti per 15 anni. Da sempre, però, volevo mettermi in proprio. Così nel 2013 ho aperto il mio pub – spiega l’uomo – abbiamo tenuto aperto fino all’autunno del 2016 “. Dopo la chiusura del locale, Riccardo si è mantenuto con lavoretti di vario genere fino alla scoperta della professione del “codista”. “Un giorno mi sono trovato in coda alle poste e ho pensato, tra me e me, che avrei voluto che qualcuno potesse fare la fila al posto mio. A quel punto è arrivata l’idea: perché non trasformare questa intuizione in una vera e propria attività?”.
Dopo diverse ricerche online, Riccardo ha scoperto che la professione ha un vero e proprio albo che conta diverse centinaia di membri e il cui contratto nazionale è ufficialmente registrato presso il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (Cnel). L’attività a Milano, come in altri paesi esteri, ha discreto successo e stime relative all’anno 2018 vorrebbero circa 500 persone in quello che è a tutti gli effetti un nuovo lavoro.
Oggi disoccupato, Riccardo vorrebbe portare il mestiere anche a Como, offrendosi di stare in coda al vostro posto. Ma non solo.
“Ovviamente vorrei prestare anche altri tipi di servizi, non solo stando in fila alle Poste o alla Motorizzazione, all’Inps o all’Agenzia delle entrate – dice l’uomo che sta studiando, specialmente sui social, che tipo di mercato ci potrebbe essere per la sua attività – sto svolgendo una piccola indagine di mercato per capire se c’è spazio per una figura come la mia. Il nome dell’attività sarà “Ghe pensi mi” e ho intenzione di prestare aiuto anche per piccoli commissioni e spese, aiuto agli acquisti online, ritiro referti, come cat sitter e molto altro a seconda dell’evenienza”.
Molti dei servizi che Riccardo vorrebbe svolgere sarebbero mirati a segmenti della popolazione che meno sono avvezzi a trattare con tecnologia ed elettronica: “Lo vedo con i miei genitori che hanno una certa età: risintonizzare un decoder, sistemare un telefono cellulare, comprare qualcosa su Amazon o anche semplicemente essere accompagnati dal medico può essere difficile. Figli o nipoti non possono sempre aiutare. Altri anziani sono completamente soli. In quel caso, per un prezzo simbolico, potrei dare una mano io”.
Dopo la prima fase di “indagine”, Riccardo sarebbe pronto per mettersi al lavoro, “in regola” ci tiene a specificare.
“La mia idea è anche entrare in contatto con i professionisti di Como che naturalmente avrebbero bisogno di un faccendiere. Speriamo la cosa decolli presto – spiega l’uomo, riflettendo con ottimismo sul percorso che l’ha portato a considerare questo tipo di mestiere – del resto il posto fisso è un concetto anni ‘70. La sola idea appiattisce. Oggi serve essere abili ad aprire e chiudere le parentesi professionali. E poi, vuoi mettere la libertà del lavoro da professionista?”
L’articolo che avete appena letto è stato pubblicato su ComoZero settimanale, in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città: qui la mappa dei totem.