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Schiave torturate, prostituzione: “Una prigione che distrugge le donne”

L’AGGHIACCIANTE RACCONTO DEI VOLONTARI DELL’ASSOCIAZIONE LA MADELEINE

“Vivono fuori città, in appartamenti sovraffollati, arrivano in treno e si prostituiscono per molte ore. Temono di morire pazze con il Voodoo, sperano di riscattarsi dalla povertà, sono state abusate così tanto da pensare di non poter essere altro. Gettate nude dalle auto in corsa, picchiate, costrette a qualsiasi pratica fosse anche mangiare escrementi.

prostituta sulla strada del comasco ph: Carlo PozzoniCon il terrore di non guadagnare abbastanza per i loro protettori che le vigilano costantemente. Obbligate a usare garze spinte nella vagina durante il periodo mestruale, che provocano loro infezioni, per non perdere i soldi della giornata”. Le parole di Veronica Compagnoni, 26enne comasca, arrivano al petto come dardi infuocati. Volontaria del gruppo comasco La Madeleine, che interviene nei luoghi della prostituzione di strada come la Novedratese, la Lomazzo-Bizzarone, la statale dei Giovi e la Briantea, offrendo conforto, aiuto per problemi di salute e chiarimenti legali alle giovani, spesso giovanissime, vittime della tratta.

prostituta sulla strada del comasco ph: Carlo Pozzoni

SESSO E DENARO: QUI TUTTA L’INCHIESTA

“I clienti sono inconsapevoli, ignoranti o disinteressati – racconta – non vedono una persona ma un oggetto. Sono incapaci di relazionarsi con le donne e cercano qualcuno da sottomettere per rivalersi sulle loro frustrazioni”.
Le violenze subite sono tante.

QUI TUTTA L’INCHIESTA

“Torturate dai clienti, schiavizzate dai protettori, derise da coloro che passano in macchina – continua – sono talmente abituate a essere trattate senza dignità che quando ci avviciniamo ci guardano con sospetto. Non capiscono come si possa donare amore senza secondi fini”.
Nigeriane, rumene, russe, albanesi la maggior parte di loro.
“Le nigeriane – spiega – vengono vendute dalle famiglie, in condizioni di estrema miseria, e arrivano in Italia sui barconi. Scappano dai centri di accoglienza per scontare il debito contratto con i loro protettori perché temono ritorsioni. Hanno scarsa scolarizzazione e sono terrorizzate dai riti Voodoo che le incatenano ai loro aguzzini”.

Storie diverse con una pratica in comune.
“Quando tornano a casa si lavano a lungo – rivela – per spazzare via il disgusto. Ma tutto il sapone del mondo non basta. Difficilmente si riprendono, restano segnate per sempre. Pensano –continua – di non valere niente, per questo non lasciano la strada. Appaiono sorridenti ma è una felicità forzata che nasconde uno stato di assenza, di distacco dalla realtà”.
Il coraggio di Veronica e dei volontari di La Madelaine spaventa i protettori.
“Le spostano spesso perché temono possano instaurare legami umani – conclude – è una realtà dura ma non mollo. La loro tenera umanità, che resiste nonostante tutto, mi spinge a combattere”.

PAOLA MINUSSI, WOMEN IN WHITE: “UNA PRIGIONE CHE DISTRUGGE LE DONNE”

Sarà pure il mestiere più antico del mondo ma, anche oggi, è complicato da raccontare.
Difficile districarsi tra le tante le variabili che entrano in campo quando si parla di prostituzione: etica, diritti umani, libertà di scelta, educazione, emarginazione, psicologia, sociologia. Per citarne alcune. Parlarne è complicato soprattutto per chi si batte per la parità di genere.

Ph: Alle Bonicalzi

“Credo che ogni donna abbia il diritto di decidere per se stessa – dice Paola Minussi, presidente di Woman in White Society di Como, associazione che promuove la cultura e il pensiero femminile nella società – e se sceglie, liberamente e consapevolmente, di prostituirsi è legittimo. Il problema subentra nel momento in cui ci troviamo di fronte a fenomeni quali sfruttamento, costrizione, violenza e abuso. Una prigione agonizzante che distrugge tante donne in tutto il mondo”.

Le donne sfruttate dalla prostituzione sono molte, ma i clienti spesso non si pongono questo problema. “Sfruttare la schiavitù di un essere umano è raccapricciante – continua – ogni uomo che si avvicina a una prostituta dovrebbe porsi la domanda se questa donna sia libera o no. E allontanarsi qualora subentrasse anche il minimo sospetto che non lo sia. Chi non lo fa, chi non si pone il problema o chi semplicemente se ne disinteressa è senza valori, senza rispetto, senza umanità. Uomini privi di dignità, dalla coscienza anestetizzata”.

La libertà sessuale è viva nel nostro Paese, eppure la prostituzione muove ancora una mole di denaro ingente. “Chi ricorre alla prostituzione – prosegue – è spesso alla ricerca di emozioni forti. Un ruolo importante lo gioca anche la possibilità di comprare l’altro obbligandolo ad assecondare ogni desiderio. Un rapporto libero e consenziente, invece, dona a entrambi i partner la possibilità di scegliere”. Quando si parla di clienti, l’immaginario si collega immediatamente alla dimensione maschile. Ma non è sempre così.

“Esistono anche donne che usufruiscono della prostituzione maschile – prosegue Minussi – in quantità nettamente inferiore rispetto agli uomini, ma esistono. Credo, però, che la modalità sia differente. La sessualità femminile, nella maggior parte dei casi, è meno brutale perché ricerca l’intimità e non solo l’atto fisico”.
Differenze da valorizzare ed educare. “Occorre un’educazione all’empatia – conclude – da sviluppare sin da piccoli, a casa e nelle scuole, capace di costruire uno sguardo consapevole su ciò che ci circonda. Un essere umano empatico non si approfitta della condizione di schiavitù altrui ed è rispettoso di ogni libera scelta – sottolinea, ponendo l’accento sulla parola libera – anche se di distanzia dal proprio pensiero”.

L’articolo che avete appena letto è stato pubblicato su ComoZero settimanale, in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città: qui la mappa dei totem.

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3 Commenti

  1. A prescindere dai riti voodoo, in ambito di prostituzione tra soggetti maggiorenni, mi domando il motivo per il quale a cadere vittime della tratta di persone a sfondo sessuale debbano essere sempre le donne straniere, mentre quelle italiane ne debbano essere quasi esenti, sia in Italia, sia all’estero ed il motivo per il quale i marciapiedi del sesso a pagamento si svuotano durante le vacanze natalizie e pasquali e ad una certa tarda ora di notte, per non dire di osservare le stesse professioniste con uno smartphone in mano ed anche un’autovettura a disposizione. La risposta a tutto questo è quella che la schiavitù del sesso a pagamento non è molto diffusa.

    1. Ma cosa farnetichi, Francostars? Tutto mescolato, confuso, senza una forma coerente. E la tua conclusione è l’esatto contrario della realtà.
      Leggi gli articoli con attenzione e documentati per favore.
      E se hai le idee così confuse evita proprio di scrivere perché ci fai una figuraccia..

      1. Nulla di confuso ed impreciso. Tale può essere visto solo per chi soffre di meretriciofobia, non certo di chi frequenta le strade del sesso a pagamento. Si può notare la medesima condizione girando queste semplicemnte e ragionando con logica.

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