Non è passata inosservata – o almeno non del tutto – l’ennesima bordata del consigliere nazionale e municipale a Lugano della Lega dei Ticinesi, Lorenzo Quadri, contro i frontalieri comaschi. Una replica altrettanto a tono oggi arriva da Rifondazione Comunista che bolla si scaglia contro i “soliti pensieri, suoi e del suo partito, nei confronti dei lavoratori frontalieri; pensieri carichi di odio e razzismo, che purtroppo esistono ad ogni latitudine e che vedono in questo caso gli italiani come vittime”.
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“Ora, se le imprese e le fabbriche ticinesi hanno riaperto quasi a pieno regime, i frontalieri da qualche parte dovranno pur passare per recarsi sul luogo di lavoro! Oltretutto i controlli avvengono puntualmente e vengono fatte passare solamente le persone munite di un regolare permesso di lavoro, che non vanno certo in Svizzera per divertimento o per shopping, come suggerito da Quadri – si legge in una nota – Sullo shopping oltrefrontiera Quadri dovrebbe almeno rimanere in religioso silenzio, pensando alle migliaia di cittadini ticinesi che si riversano in Italia per gli acquisti; per informazioni più dettagliate potrebbe chiedere al suo collega di partito Omar Wicht”.
“Quanto all’accusa mossa agli italiani, secondo cui il Ticino sarebbe stato impestato dalla Lombardia, consigliamo all’esponente leghista di leggere meglio i dati ufficiali del contagio: in rapporto agli abitanti, infatti, in Ticino ci sono molti più contagiati che nelle province limitrofe di Como e Varese; verrebbe quindi da chiedersi chi ha contagiato chi, se non fosse che questo discorso è totalmente privo di senso, poiché l’epidemia è presente in tutto il mondo”, prosegue il comunicato.
“Non da ultimo, quando attacca gli italiani dicendo che se non ci fosse il Ticino, non avrebbero nemmeno la pagnotta sul tavolo, oltre alla bassezza della frase, Quadri sa benissimo di dire una cosa che fa del male anche al Cantone Ticino – si chiude la nota di Rifondazione – Perché se è vero che tanti italiani trovano in Ticino un lavoro che purtroppo l’Italia non ha saputo offrire, è anche vero che parecchie aziende ticinesi non potrebbero sopravvivere senza la manodopera frontaliera. E ricordiamo a Quadri che, se il Ticino è riuscito ad affrontare l’emergenza sanitaria per il coronavirus, in buona parte lo deve al personale sanitario italiano, che ogni giorno ha varcato la frontiera (guarda un po’) per assistere negli ospedali e nelle case di cura i cittadini svizzeri”.