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Sindaco di Como 2022, frena il nome di Stefano Molinari? Sul candidato di FdI il peso del voto in Provincia

Smaltiti i festeggiamenti per la fine dell’anno, la politica comasca riprende slancio. Obiettivo, come ovvio, le prossime elezioni amministrative. L’inizio del 2022 non ha intanto ancora risolto il mistero su un possibile Landriscina bis e di fatto, sul campo per ora si ritrovano l’inossidabile Alessandro Rapinese, Barbara Minghetti sul fronte del centrosinistra, seppur con una squadra ancora da formare e un programma da scrivere e, sul fronte opposto il solo nome di Stefano Molinari, coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia, quale candidato certo in lizza per la poltrona ora occupata da Mario Landriscina.

Ma proprio su Molinari ci potrebbero essere novità. Il condizionale è d’obbligo soprattutto in questa fase di studio, consultazioni e incontri più o meno segreti per delineare le strategie future.

Ebbene, il nome di Molinari, avrebbe subito uno scossone negativo nell’ultimo periodo così come le sue legittime ambizioni – dopo il favore raccolto nelle passate settimane – nella corsa per la poltrona di sindaco. Dopo le chiamate di rito e le informazioni raccolte da fonti attendibili, sembra esserein corso una frenata su questo fronte. Il motivo sarebbe presto detto e si ricollegherebbe alle recenti elezioni provinciali.

Come noto infatti il dato più clamoroso emerso dalle urne di Villa Saporiti è stata la mancata elezione di un rappresentate di Fratelli d’Italia: in Provincia il partito di Giorgia Meloni non ha portato alcun consigliere ( qui il racconto). Proprio questo elemento sembrerebbe aver indebolito il ruolo che la figura di Molinari stava progressivamente acquistando.

Si sta ovviamente parlando di ipotetici nuovi scenari che si starebbero concretizzando ma che sono già oggetto di discussione. Il depotenziamento a livello provinciale potrebbe dunque influire e appunto depotenziare il peso politico di Fratelli d’Italia ai tavoli di discussione con oggetto la conquista di Palazzo Cernezzi. Questi i primi rumors del 2022, anno che, in ogni caso, fornirà il nome del nuovo sindaco di Como.

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2 Commenti

  1. Assicurare a Como la possibilità dell’alternanza politica è il regalo migliore che l’elettore comasco possa fare a sé stesso ed agli altri cittadini.

    Ricordiamoci dell’esperieza fatta sulla nostra pelle nel recente passato. Siamo stati tutti vittime e ostaggi della democrazia bloccata, di una minorata capacità di alternativà politica nel governo centrale che non potendo andare oltre un certo steccato (per insuperabili ragioni di geopolitica) doveva necessariamente esibirsi in esapartiti, pentapartiti, quadripartiti ed altro, per guadagnare, almeno agli occhi dell’elettorato, la patina del nuovo. E in queste pratiche però a logorarsi era la nostra democrazia e si offuscava in tutti, dalla classe dirigente al popolino, la coscienza del bene pubblico e dell’interesse comune. Clientele, giungla retributiva, privilegi a gogó, Enti carrozzone creati per impieghi e poltrone, sindacati usati per il controllo delle piazze, illimitata partitocrazia, fondi neri a cascata munti ad aziende pubbliche e private, debito pubblico monumentale ma coperto dalle casse USA, il tangentismo vissuto come fosse un raffreddore, banche e treni che saltavano in aria e i deliranti ed opposti terrorismi ad insanguinare le strade, sono stati il conto salatissimo che gli italiani hanno dovuto pagare ad una Prima Repubblica il cui tramonto definitivo è ancora ben lungi a venire.

    Riproporre oggi, nel 2022, e in ambito strettamente locale l’impossibilità dell’alternanza politica, costi quello che costi, imbambolando i media, suonando i pifferi magici della politica degli annunci, oscurando e denigrando i concorrenti politici, mostrandosi invece molto accoglienti e permeabili ai vari comitati di affari, più o meno aventi l’egida della legalità, è trasformare il territorio comasco in un territorio martire, una terra franca dall’etica pubblica e dalla moralità civica, uno spazio avulso anche dai più mediocri governi amministrativi (come constatiamo con mano in questi anni), e solo adatto per ulteriori azioni di saccheggio economico.

    Ci meritiamo altro degrado morale, politico e civile? Como merita di affondare nella melma dell’avidità più truculenta?
    L’elettore comasco si svegli e voti una delle già esistenti alternative politiche.
    Non mancano: né a destra, né a sinistra.
    E metta la parola fine a 30 anni di centrodestrismo partitico e galeotto!

  2. È improbabile che dopo la sparata del loro segretario, Forza Italia potrà appoggiare un Landriscina bis, come è altrettanto difficile che dopo due anni di fuoco amico, Fratelli d’Italia possa chiedere a Landriscina di ripresentarsi. Tuttavia, Molinari non è gradito a Forza Italia, i cui assessori hanno subito anch’essi il fuoco amico degli alleati, e alla Lega che tratta Como come un personale feudo del Capitano che si arroga il diritto di scegliere il candidato. Se nel centrosinistra si fanno i distinguo sul nome di Minghetti e su quanto siano di sinistra Svolta Civica e Agenda 2030, nel centrodestra è evidente che qualsiasi candidato e qualsiasi programma è condizionato alla possibilità di tenere insieme una coalizione bollita da un pezzo. Sarebbe meglio che saltasse il paradigma destra-sinistra e si creasse un fronte moderato, ampio e riformista, che lasciasse ai margini gli estremi sia di sinistra sia di destra. Alla fine, pur riconoscendo la signorilità del Segretario Molinari e di molti dei dirigenti cittadini, Fratelli d’Italia è anche e soprattutto il partito dei ruspanti ragazzotti di Fino Mornasco, o no?

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