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Spata e i medici lombardi, lettera devastante a Gallera: “Confusione, colleghi morti perché senza protezioni, situazione disastrosa”

E’ una lettera durissima, quella inviata dai medici lombardi, capitanati dal comasco Gianluigi Spata, all’assessore al welfare, Giulio Gallera.

E’ divisa in sette punti dove si contesta “mancanza di dati sull’esatta diffusione del virus”, “incertezza nella chiusura di alcune aree a rischio”, “gestione confusa delle Rsa”, “mancata fornitura di protezioni individuali ai medici e al personale sanitario”, “totale assenza di igiene pubblica”, “mancati tamponi gli operatori sanitari”, “mancato governo del territorio che ha determinato la saturazione degli ospedali”.

Contestazioni pesantissime.

Ecco la missiva integrale:

Ill,mo Avv. Gallera,

la Federazione Regionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Lombardia, riunita in data 05/04/2020, ha preso in esame la situazione relativa all’epidemia da COVID19 in corso.

Non è questo il momento dell’analisi delle responsabilità, ma la presa d’atto degli errori occorsi nella prima fase dell’epidemia può risultare utile alle autorità competenti per un aggiustamento dell’impostazione strategica, essenziale per affrontare le prossime e impegnative fasi.

Ricordiamo in generale come, a fronte di un ottimo intervento sul potenziamento delle terapie intensive e semi intensive, per altro in larga misura reso possibile dall’impegno e dal sacrificio dei medici e degli altri professionisti sanitari, sia risultata evidente l’assenza di strategie relative alla gestione del territorio.

Ricordiamo, a titolo di esempio non esaustivo:

1) La mancanza di dati sull’esatta diffusione dell’epidemia, legata all’esecuzione di tamponi solo ai pazienti ricoverati e alla diagnosi di morte attribuita solo ai deceduti in ospedale. I dati sono sempre stati presentati come “numero degli infetti” e come “numero dei deceduti” e la mortalità calcolata è quella relativa ai pazienti ricoverati, mentre il mondo si chiede le ragioni dell’alta mortalità registrata in Italia, senza rendersi conto che si tratta solo dell’errata impostazione della raccolta dati, che sottostima enormemente il numero dei malati e discretamente il numero dei deceduti.

2) L’incertezza nella chiusura di alcune aree a rischio

3) La gestione confusa della realtà delle Rsa e dei centri diurni per anziani, che ha prodotto diffusione del contagio e un triste bilancio in termini di vite umane (nella sola provincia di Bergamo 600 morti su 6000 ospiti in un mese).

4) La mancata fornitura di protezioni individuali ai medici del territorio (MMG, PLS, CA e medici delle RSA) e al restante personale sanitario. Questo ha determinato la morte di numerosi colleghi, la malattia di numerosissimi di essi e la probabile e involontaria diffusione del contagio, specie nelle prime fasi dell’epidemia.

5) La pressoché totale assenza delle attività di igiene pubblica (isolamenti dei contatti, tamponi sul territorio a malati e contatti, ecc…)

6) La mancata esecuzione dei tamponi agli operatori sanitari del territorio e in alcune realtà delle strutture ospedaliere pubbliche e private, con ulteriore rischio di diffusione del contagio.

7) Il mancato governo del territorio ha determinato la saturazione dei posti letto ospedalieri con la necessità di trattenere sul territorio pazienti che, in altre circostanze, avrebbero dovuto essere messi in sicurezza mediante ricovero.

La situazione disastrosa in cui si è venuta a trovare la nostra Regione, anche rispetto a realtà regionali viciniori, può essere in larga parte attribuita all’interpretazione della situazione solo nel senso di un’emergenza intensivologica, quando in realtà si trattava di un’emergenza di sanità pubblica. La sanità pubblica e la medicina territoriale sono state da molti anni trascurate e depotenziate nella nostra Regione.

La situazione al momento risulta difficile da recuperare, ma si vogliono riportare di seguito alcune indicazioni, che, a detta della scrivente Federazione, potrebbero, se attuate, contribuire alla limitazione dei danni, specie nel momento di una ripresa graduale delle attività, prevedibile nel medio-lungo termine.

Per quanto riguarda gli operatori sanitari la proposta è di sottoporre tutti a test rapido immunologico, una volta ufficialmente validato, e, in caso di riscontro di presenza anticorpale (IgG e/o IgM), sottoporre il soggetto a tampone diagnostico. In caso di positività in assenza di sintomi potrebbe essere da valutare la possibilità, in casi estremi con l’attribuzione di specifiche responsabilità e procedure, di un’attività solo in ambiente COVID, sempre con protezioni individuali adeguate. Il test immunologico andrebbe ripetuto con periodicità da definire negli operatori sanitari risultati negativi.

Per quanto riguarda le attività non sanitarie sembra raccomandabile un’estesa effettuazione di test rapidi immunologici per discriminare i soggetti che non hanno avuto contatto con il virus, soggetti che si possono riavviare al lavoro. Per i soggetti nei quali si rileva la presenza di immunoglobuline (IgG o IgM) sembra indicata l’esecuzione del tampone diagnostico. In tal senso si raccomanda di potenziare al massimo tale attività diagnostica e di procedere prima ad indagare i soggetti che risultano urgente riammettere al lavoro, in quanto addetti ad attività ritenute di prioritario interesse, in funzione della disponibilità di tamponi.

La ripresa del lavoro dovrebbe essere subordinata all’effettuazione del test immunologico rapido di screening, non risultando in letteratura alcun termine temporale valido per la quarantena post malattia, anche se decorsa in forma paucisintomatica.

E’ evidente come tale procedura comporti un rilevante impiego di risorse, soprattutto umane, ed è altresì evidente come la stessa, al momento, sia l’unica atta a consentire la ripresa dell’attività lavorativa in relativa sicurezza.

A tale scopo Regione Lombardia dovrà mettere in campo tutte le risorse umane ed economiche disponibili.

Naturalmente quanto sopra dovrà essere accompagnato dall’uso costante, per tutta la popolazione e in particolare nei luoghi di lavoro, di idonei comportamenti e protezioni.

La ripresa potrà quindi essere solo graduale, prudente e con tempi dettati dalla necessità di mettere in campo le risorse sopracitate. E’ superfluo segnalare come qualsiasi imprudenza potrebbe determinare un disastro di proporzioni difficili da immaginare e come le misure di isolamento sociale siano da potenziare e applicare con assoluto rigore.

Da ultimo, la FROMCeO lombarda ha preso in considerazione la questione, sollevata da molti colleghi, della mancanza di protocolli di terapia sul territorio. Il problema è stato in gran parte determinato anche dalla esigenza di trattare a domicilio pazienti che ordinariamente sarebbero stati inviati in ospedale, ma che non hanno potuto essere accolti per saturazione dei posti letto. FROMCeO raccomanda ai colleghi di non affidarsi a protocolli estemporanei non validati e ad attenersi alle indicazioni di AIFA e di Regione, utilizzando la massima cautela.

Nell’esprimere le considerazioni di cui sopra, FROMCeO ritiene di svolgere le proprie funzioni di organo sussidiario dello Stato ed esprime disponibilità ad un confronto costante con le Istituzioni preposte alla gestione dell’emergenza. Spiace rimarcare come tale collaborazione, più volte offerta, non sia ad oggi stata presa in considerazione.

Cordiali saluti.

I presidenti degli ordini provinciali della Regione Lombardia (FROMCeO)

Dr. Spata Gianluigi – Como (Presidente FROMCeO)

Dr. Ravizza Pierfranco – Lecco (Vicepresidente FROMCeO)

Dr. Marinoni Guido – Bergamo

Dr. Di Stefano Ottavio – Brescia

Dr. Lima Gianfranco – Cremona

Dr. Vajani Massimo – Lodi

Dr. Bernardelli Stefano – Mantova

Dr. Rossi Roberto Carlo – Milano

Dr. Teruzzi Carlo Maria – Monza Brianza

Dr. Lisi Claudio – Pavia

Dr. Innocenti Alessandro – Sondrio

Ordine Provinciale dei Medici Chirurgi e degli Odontoiatri di Varese

Per i presidenti

Dr. Gianluigi Spata

Presidente FROMCeO

Sul punto relativo alle Rsa, Gallera ha risposto con un video:

CORONAVIRUS: TUTTI GLI AGGIORNAMENTI DA COMO, LOMBARDIA E TICINO

© RIPRODUZIONE RISERVATA

10 Commenti

  1. Bisogna chiedersi chi ha coltivato il terreno e lo ha reso fertile per fare sviluppare il virus.
    E’ necessario partire da lontano quando fu attuata la riforma sanitaria che ha smantellato le strutture pubbliche necessarie a controllare efficacemente il territorio e le patologie croniche. Le conseguenze che ne sono derivate sone state: l’intasamento degli ospedali con malati che potevano essere curati diversamente, l’impossibilità di rendere attuabile un’ottima legge sanitaria come quella (n° 38/2010) sulle cure palliative, la sproporzione tra strutture pubbliche e private, queste ultime ottime per professionalità e organizzazione per patologie remunerative a carico del SSN. Chi ha permesso che ciò avvenisse? Chi ha messo al Governo centrale e delle Regioni “personaggetti” che hanno mostrato, in una condizione di grave difficoltà, la superbia degli stolti e l’ignoranza degli incapaci permettendo lo svolgimento di una partita di calcio a Milano con più di quarantamila bergamaschi? Ai lombardi che si sono ammalati và la mia solidarietà e ai parenti di quelli morti vanno i sentiti sentimenti di cordoglio.
    Preoccuparsi della gente comune, dell’ambiente e della salute dei cittadini spero sarà il programma di chi vuole governare il paese e le regioni proteggendoci da chi diceva che “uno vale uno” (smentita dalla solidarità avvenuta in questi giorni) o che ha avuto come unico obiettivo di ostacolare gli sbarchi di migranti.

  2. La lettera è una fedele cronaca. Però, perfidamente, io non posso non ricordare che questa gente, ad operare nella Regione che è il cuore economico (ed un tempo lontano anche etico) del paese, non ce l’ho messa io…

  3. Tutto quello che è successo e succederà in lombardia è il risultato della politica italiana dove quando bisogna intervenire urgentemente senza indugi, occorre interpellare decine di istituzioni inutili con migliaia di dirigenti inutili. Nessuno immaginava cosa sarebbe successo ma è chiaro che gli errori ne sono stati fatti tanti e magari io che non lavoro nella sanità avrei commesso. Quindi mi sembra evidente che questa lettera bisognava farla ad inizio pandemia e non quando il disastro è in corso. Quindi le colpe li vedrei di chi ha condotto la lotta all’epidemia (ovviamente non quelli in prima fila) ma quelli che dietro la scrivania hanno dato le direttive. (Governo, istituito superiore sanità, quelli che hanno scritto la presente lettera in colpevole ritardo, gli amministratori di RL, anche se a quest’ultimi va riconosciuto un grandissimo impegno, forse, lo dico da leghista non altezza di affrontare un così imprevedibile scenario). Magari, questo vale per tutti, meno apparizioni su TV, e più contatto con le realtà del territorio. Migliaia di persone ci hanno lasciato senza potere salutare i propri cari. Ultimo, errore grande aver detto all’inizio dell’epidemia che i morti avevano un-età media di 80 anni, facendo crendere alle persone più giovani che il virus riguardava loro…. dico solo che le statistiche si fanno con un numero significativo di soggetti e non all’inizio dell’epidemia.

  4. Consideratela una provocazione… Quanti Colleghi, convenzionati o dirigenti pubblici hanno tenuto bordone a questi personaggi peggio dei peggiori ruffiani e lacchè?
    Se tra questi c’è qualche coraggioso si faccia avanti! O sparisca x sempre.

  5. Non hanno incantato nessuno nè Gallera il one man show nè lo sprezzante Fontana incapace di indossare una mascherina! Esibizionisti e improvvisati .Dov’era chi avrebbe per tempo dovuto provvedere agli acquisti ? io come tanti colleghi mi sono auto -tutelata acquistando a fine gennaio FFP3 e occhiali protettivi da Bricocenter perché visito a distanza di 20 cm e per risposta ci forniscono ai primi di marzo semplici mascherine chirurgiche! Continuò a usare le mie perchè questi signori senza un cervello non possono ancora impedirci di ragionare col nostro!

  6. Con il dovuto rispetto e condivisione per le considerazioni esternate nella lettera aperta vorrei far notare che In tutte le regioni italiane nessuna esclusa i medici hanno ricevuto lo stesso trattamento, le rsa hanno avuto le stesse problematiche e le protezioni sanitarie non sono sufficienti tutt’ora in tutta Italia. E’ vero che i numeri della pandemia in Lombardia sono impressionanti ma e’ anche vero che il contagio di cui nessuno, ripeto nessuno, a livello nazionale a partire dai vertici del governo, aveva compreso la gravita’ e’ partito dalla Lombardia, dove aveva serpeggiato in modo subdolo gia’ da giorni.
    Nessuno si domanda cosa sarebbe successo a una qualsiasi regione del meridione se il contagio fosse partito da li’? Perche’ scaricare tutte le colpe sulla gestione regionale? Perché non chiedersi chi realmente ha occultato e continua ad occultare la vera gravità e contagiosità del Covid 19? Virus e mascherine hanno la stessa origine e questo ce la dice lunga e io vorrei tanto sapere qual’e’ quello stato civile e con dati reali e verificabili che si e’ trovato veramente preparato e non ha avuto problemi di presidi o contagi incontrollati.
    E allora perche’ questo accanimento contro i vertici di Regione Lombardia?
    Perche’ solo critiche e non riconoscimento per ciò che e’ stato costruito e che potrà servire anche alle altre regioni?
    Francamente non me spiego se non come uno squallido sciacallaggio di matrice politica che in una situazione simile e’ l’ultima cosa della quale c’e’ bisogno

  7. Non ti preoccupare @lucio ce ne ricorderemo a tempo debito! Questi sig.ri vanno mandati a casa con le sole armi che abbiamo a disposizione, le elezioni.

  8. L’assessore Gallera non ha fatto altro che continuare a porre in essere la politica sanitaria nei confronti del territorio della regione lombardia ,e’ in atto da diverso tempo il tentativo di distruggere la medicina generale considerata dai politici lombardi come inutile fonte di spesa (il progetto sulle cronicita’ ,miseramente fallito e’ l’esempio piu’ eclatante).La scarsa attenzione al territorio ed il mancato potenziamento della rete della medicina generale e’ sicuramente uno dei motivi che hanno portato ad un incremento della mortalita’nella nostra regione,la sola politica ospedalocentrica porta a questi risultati !!!!!.Ancor oggi nonostante che i MMG abbiano pagato un notevole tributo di morti i MMG vengono citati dall’assessore con un senso di quasi fastidio e irritazione perché osano protestare per la mancata fornitura dei DPI e di valide indicazioni terapeutiche.Bisognera forse ricordarsene!!!!!

  9. La verità è che in regione abbiamo dei cialtroni che forse si sono anche fatti il mazzo per recuperare terapie intensive mascherine made in Lombardia e quant’altro… Ma che a livello gestionale e organizzativo dovrebbero tornare all’asilo! Ci voleva un genio a capire che oltre agli ospedali servivano anche strutture distribuite sul territorio dove mettere i pazienti meno gravi e/o le persone in quarantena così non si infettano anche i familiari e poi non parliamo della genialità di non fare i tamponi agli operatori sanitari e agli addetti agli ospedali e alle case di cura questo perché per tempo non ci si è organizzati con più laboratori per analizzare i dati del tampone ma bravi e si che la cosa in Cina era arrivata due mesi prima mah dico almeno preparare una pianificazione in base a degli scenari macché figurarsi il risultato è questo Veneto ed Emilia hanno recuperato noi stiamo ancora nella M…A e adesso avremo anche i ticinesi che ci poryeranno contagi di ritorno!

  10. Conclusioni tratte ??
    Riferimenti Regionali incapaci a gestire una situazione locale ma con la presunzione di giudicare liberamente il Governo.
    Allora I punti del Dott.Spata sono inequivocabili pertanto occorre fattive conclusioni ovvero DIMISSIONI IMMEDIATE dei vertici Regionali !!

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