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Spesa, la Prefettura di Como: “Se punti vendita nel Comune sforniti o troppo cari, lecito andare altrove”

Le richieste di chiarimenti da parte di sindaci di tutta la provincia di Como alla Prefettura sulla possibilità o meno dei cittadini di fare la spesa in Comuni diversi da quello di residenza continuano incessanti.

E così nelle scorse ore proprio dal Palazzo del Governo è partita una circolare esplicativa che fissa il criterio per cui una trasferta oltre il proprio paese diventa regolare.

“Sono sempre consentiti i movimenti effettuati per situazioni di necessità che rivestano carattere di quotidianità o comunque siano effettuati abitualmente in ragione della brevità delle distanze da percorrere. Rientrano in tale casistica gli spostamenti per l’approvvigionamento di generi alimentari nel caso in cui il punto vendita più vicino e/o accessibile alla propria abitazione sia ubicato nel territorio di altro comune”.

Linguaggio molto tecnico che però diventa più chiaro nel passaggio successivo, quando si affronta proprio il caso di spostamenti oltre i confini del proprio Comune per la spesa alimentare. E dove, aspetto per certi versi nuovo o almeno meglio definito, diventa un parametro importante anche la fornitura dei negozi e/o supermercati.

“Si precisa – scrive la Prefettura in merito alle trasferte oltre Comune – che l’accessibilità va intesa non solamente nel senso fisico (nel caso in cui l’esercizio commerciale sia di piccole dimensioni e non sia in grado di soddisfare le richieste dei residenti) ma anche come indisponibilità di prodotti o minore convenienza d’acquisto”.

In sostanza: se il negozio (ma vale anche per il supermercato) sotto casa, o comunque nel Comune di residenza, è sfornito di prodotti necessari oppure palesemente troppo caro, spostarsi altrove è consentito. Con buon senso, naturalmente.

“Resta inteso – specifica infatti la Prefettura nella circolare ai sindaci – che la legittimità dello spostamento va sempre valutata in termini di ragionevolezza: di conseguenza difficilmente può ritenersi giustificato uno spostamento di svariati chilometri in un Comune non confinante col proprio, magari finalizzato all’acquisto di pochi prodotti di comune reperibilità”.

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