Il nuovo decreto-legge, approvato la notte scorsa dal Consiglio dei Ministri, ha da subito scatenato proteste e polemiche da più parti.
Non tanto per le rinnovate restrizioni cui verremo sottoposti in tutta Italia – tra cui il divieto di spostamento tra le Regioni dal 7 al 15 gennaio – quanto per lo slittamento della data di rientro in classe per gli studenti delle scuole superiori: dal 7 all’11 gennaio.
Ne abbiamo parlato insieme a chi sta vivendo la situazione in prima persona, rappresentando anche i colleghi del territorio comasco in qualità di responsabile comunicazione del gruppo Unione degli Studenti di Como, Bissan Muhieddine.
Studentessa al quarto anno del Liceo Scientifico Terragni di Olgiate Comasco, Bissan come molti altri compagni oggi si è svegliata con la notizia del rinvio del rientro in classe. “Questa mattina mi sono un po’ sentita presa in giro – ci spiega – la scuola è fondamentale perché forma i cittadini e non può essere trascurata in questo modo. Il tempo per risolvere la situazione c’è stato, soprattutto sul fronte dei trasporti”.
Trasporti che, ormai lo ripetiamo da mesi, sono un nodo cruciale per consentire la ripartenza delle scuole in tutta sicurezza.
“Sono il veicolo principale di contagio perché spesso sono sovraffollati – sottolinea Bissan – Siamo molto delusi perché il Governo ci dà segnali contrastanti: all’inizio garantiva che il 7 si sarebbe tornati alla didattica in presenza e che la scuola non sarebbe stata lasciata per ultima, ora invece ci comunica che il rientro in classe slitta all’11 gennaio e non sappiamo nemmeno per certo se si riprenderà effettivamente né con quali modalità. Siamo nervosi e arrabbiati per tutta questa situazione”.
Nel comunicato pubblicato ieri sera dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, inoltre, si evidenzia “la previsione della ripresa dell’attività in presenza, per il 50 per cento degli studenti”. Ciò confermerebbe, dunque, un ritorno parziale alla Didattica a distanza per gli istituti superiori.
“Mi sembra chiaro che la Dad non funzioni bene – osserva ancora Bissan – ci ha stravolti e molte volte siamo costretti anche a essere autodidatti, dobbiamo un po’ arrangiarci. Spesso studiamo il doppio delle ore rispetto a prima perché a distanza è più difficile capire certi argomenti. Anche i laboratori non sono stati frequentati da molti studenti ma per tante scuole superiori sono essenziali, una delle parti più importanti. Inoltre, durante la pandemia molti studenti sono stati ignorati, soprattutto quelli con dsa e bisogni educativi speciali, è un altro problema non da poco”.
Molti di questi punti sono stati evidenziati anche all’interno di una lettera, redatta da Uds lo scorso 24 dicembre e indirizzata a provincia e Comuni di Como, Erba, Cantù e Prefetto di Como. Successivamente, il 31 dicembre, gli studenti sono stati ascoltati in Prefettura.
QUI SOTTO LA LETTERA INVIATA DAGLI STUDENTI, IN PDF SFOGLIABILE
Lettera Uds-istituzioni-prefetto“Siamo contenti che il Prefetto abbia accolto la nostra richiesta di partecipazione – conclude Bissan – durante l’incontro ci ha preceduti con alcune idee da applicare, ad esempio l’aumento di alcune corse dei mezzi pubblici in vista del rientro, ma ci auguriamo che le parole vengano mantenute. Servono cambiamenti concreti, vedremo come andranno questi primi tempi a scuola, sempre se si rientra perché al momento le opinioni sono ancora contrastanti. Le richieste espresse nella lettera del 24 dicembre restano ancora valide, siamo stufi di essere ignorati. Il diritto allo studio va garantito”.
Un commento
Si alla comunità però serve la garanzia che fuori dalle scuole non facciate troppo gli asini tipo stare vicini vicini e soprattutto abbassare la mascherina per parlarvi se no si fa troppa fatica e non ci si sente… E non mi venite a dire che non è così perché oltre ad averli visti fare ste cose le superiori le ho fatte anche io e alla grande direi…