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Svizzera, i frontalieri tremano: i dazi di Trump mettono a rischio almeno 100mila posti di lavoro

Sono 100mila i posti di lavoro toccati dai dazi americani: la stima è di Economiesuisse, che spiega – come riportato da Ats – che per calcolare l’impatto generale (un quinto nell’industria dell’orologeria), vanno aggiunti i posti dei fornitori dell’industria d’esportazione.

“Al momento è difficile valutare in che misura la politica doganale degli Stati Uniti porterà a una riduzione dell’occupazione», afferma la federazione delle imprese svizzere in un comunicato. «Un fattore decisivo sarà la durata della situazione sfavorevole”.

Se il Consiglio federale in un lasso di tempo ragionevole non riuscirà a ridurre i dazi – ora del 39% – almeno a un livello paragonabile a quello di altri paesi “si dovrà prevedere un impatto negativo sull’occupazione, in particolare nei settori industriali fortemente esposti”.

E tale situazione di rischio è possibile si possa riflettere anche sui frontalieri, come spiegato a Etv da Giuseppe Augurusa, responsabile nazionale dei frontalieri della Cgil. “I dazi al 39% – dice – sono un affronto pesantissimo per la Svizzera. Con il possibile aumento delle esportazioni svizzere, rischia di diminuire la competitività delle imprese, con una conseguente contrazione del personale”.

“Da sempre, i lavoratori frontalieri fanno da “fisarmonica” a seconda dell’andamento positivo o negativo dell’economia svizzera. Il regime fiscale americano, inoltre, si somma alla crisi industriale che il Ticino sta già affrontando”.

Compare poi l’ombra del dumping salariale, “come leva di riduzione dei costi”. I salari dei frontalieri, quindi, rischiano di essere abbassati rispetto a quelli dei cittadini svizzeri, si chiude l’analisi di Augurusa su Etv.

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